Il giudice monocratico di Palermo ha condannato a un anno e cinque mesi di carcere per diffamazione Pino Maniaci, giornalista ed ex direttore dell’emittente tv Tele Jato per anni simbolo di battaglie antimafia, ma lo ha assolto dall’accusa di estorsione, per la quale la pm Amelia Luise aveva chiesto undici anni e mezzo di reclusione.
Secondo l’accusa, avrebbe preteso favori e denaro da amministratori locali minacciandoli, in caso di rifiuto, di avviare campagne mediatiche negative nei loro confronti.
Il processo era nato da una indagine della Dda di Palermo sulla mafia di Borgetto, in provincia di Palermo che aveva condotto, nel maggio del 2016, all’arresto di dieci esponenti del clan.
Nel caso fu coinvolto Maniaci, direttore dell’emittente televisiva Telejato, una piccola tv privata di Partinico, noto per le sue campagne antimafia.
Secondo l’accusa il giornalista, a cui venne notificato il divieto di dimora a Palermo e Trapani, avrebbe ricevuto somme di denaro e agevolazioni dai sindaci di Partinico e Borgetto e da un assessore comunale di Borgetto. In cambio avrebbe assicurato una linea soft della sua tv sull’operato delle amministrazioni comunali.
Maniaci incappò nelle maglie della giustizia per caso: da un’intercettazione ambientale a un sindaco sarebbe venuta fuori la consegna di una somma di denaro al giornalista.
La circostanza insospettì gli investigatori che decisero di metterlo sotto controllo.
Inizialmente Maniaci venne rinviato a giudizio insieme ai mafiosi. I suoi legali chiesero però lo stralcio della sua posizione che venne separata e trasmessa al giudice monocratico.
Il reato di diffamazione, per cui l’imputato è stato condannato, vede come parti offese il giornalista Michele Giuliano e il pittore Gaetano Porcasi.
Maniaci si è sempre detto innocente sostenendo di essere stato coinvolto nell’indagine per le sue inchieste sulla cattiva gestione dei beni confiscati alla mafia che vedeva coinvolte la presidente della sezione misure di prevenzione Silvana Saguto.
Ingroia, giustizia è fatta
“Una sentenza che riconcilia i cittadini con la Giustizia – ha commentato l’avvocato Antonio Ingroia (ex pm a Palermo) che ha difeso Pino Maniaci insieme all’avvocato Bartolomeo Parrino -, dopo sei anni di un indecente linciaggio mediatico, finalmente è arrivata la sentenza che ha assolto Pino Maniaci da tutte le accuse di estorsione che lo avevano ingiustamente inchiodato e distrutto in questi sei anni. Dopo un’inaudita richiesta di pena per undici anni e mezzo,che solitamente si riserva ai delinquenti più spregevoli, finalmente giustizia è fatta”.
“Ma Pino Maniaci – ha aggiunto Ingroia – ha diritto non solo che gli venga risarcito il danno subito, ma che gli vengano restituiti sei anni di vita distrutta, l’onore e la reputazione professionale indegnamente cancellata”.
Le indagini sul Tribunale di Palermo
“Il Tribunale, assolvendo oggi Pino Maniaci – ha sottolineato Ingroia – ha anche ordinato la trasmissione alla Procura di un verbale dibattimentale di uno dei suoi accusatori, che si era costituto parte civile contro di lui. Una cosa è certa, i guai di Pino Maniaci sono iniziati dal momento in cui ha cominciato ad indagare sulle distorsioni del Tribunale Misure di Prevenzione di Palermo, quando questo era presieduto dalla dottoressa Silvana Saguto. Ad oggi la situazione è questa. Silvana Saguto condannata in primo grado dal Tribunale di Caltanissetta per reati gravissimi. Pino Maniaci è stato assolto dai reati gravissimi per i quali era stato accusato. Giustizia è fatta”.

