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Giorno della sfiducia: le opposizioni trascinano Schifani in Sala d’Ercole

Giorno della sfiducia: le opposizioni trascinano Schifani in Sala d’Ercole
Sala d’Ercole

Oggi verrà discussa in Aula la mozione del “fronte progressista” contro il presidente della Regione. Scarse possibilità che l’iniziativa raccolga le firme necessarie, ma resta l’obiettivo di Pd, M5s e Controcorrente di portare il governatore in Aula a riferire sui temi contestati

PALERMO – Oggi Sala d’Ercole è chiamata a decidere sul futuro del governo Schifani. Alle 14 avrà inizio la discussione sulla mozione di sfiducia al presidente della Regione Siciliana. Nel caso in cui la maggioranza dell’Aula dovesse votare a favore, Renato Schifani verrebbe sfiduciato e con lui il suo governo causando di conseguenza lo scioglimento anticipato del Parlamento. L’Ars quindi non potrà varare la legge di stabilità 2026-2028 che sta procedendo in Commissione bilancio non priva di fibrillazione. La mozione di sfiducia conta le 23 firme dell’opposizione: 11 del Partito democratico, 11 del Movimento 5 stelle e una del deputato al Gruppo misto Ismaele La Vardera. A questi voti a favore della sfiducia si aggiungono i 3 annunciati e confermati da Cateno De Luca con il gruppo Sud chiama Nord. “Questa mozione non arriverà oltre i 26 voti: i 23 dell’opposizione, del cosiddetto ‘conciliabolo di San Martino’, più i tre di Sud Chiama Nord”, dice Cateno De Luca aggiungendo una precisazione: “Non è il voto in sé l’elemento centrale”. Secondo il leader di Sud chiama Nord, “il punto vero è il contenuto degli interventi, perché è da lì che dipenderanno il futuro, la prosecuzione e le modalità di prosecuzione di questa legislatura”.

Su Renato Schifani sfiduciato nessuno ci crede

Sul colpo di scena, cioè Renato Schifani sfiduciato, nessuno ci crede. Tanto più se alla viglia di una finanziaria sensibilmente più florida delle precedenti, anche nei precedenti governi. “Fondamentale sarà anche la replica del presidente della Regione, Renato Schifani”, aggiunge De Luca. “Da quello che dirà, e da come lo dirà, si capirà quale sarà la traiettoria politica dei prossimi mesi”. Così il sindaco di Taormina, che con il suo partito non delude le aspettative sulla posizione vicina a Schifani ma ufficialmente autonoma, senza collocazione in maggioranza né all’opposizione.

Dal canto suo, sabato Renato Schifani ha già fatto un lieve spoiler sulla linea del proprio intervento: “La vita quotidiana del presidente della Regione non è una vita semplice, non è una vita facile, non è una vita in discesa. È una vita tutta in salita. Ci soffermeremo su questo poi, martedì, quando parleremo in aula. Non voglio anticipare. Ma questo è il senso di quello che dirò”. Di fatto, Cateno De Luca ha centrato il punto. Anche il capogruppo del Movimento 5 stelle, Antonio De Luca, conferma che anche non si riuscisse a sfiduciare il presidente della Regione resta l’obiettivo centrato di averlo costretto a rispondere a Sala d’Ercole dell’operato del suo governo, delle inefficienze del Sistema sanitario regionale, della questione morale con il lungo elenco di indagati in maggioranza, del “metodo Cuffaro” che aveva – stando alle accuse mosse dalla Procura di Palermo – sostanzialmente permeato l’intero sistema di governo creando gravi frizioni tra i maggiori azionisti di maggioranza.

Per Cateno De Luca quindi “l’esito del voto è ormai scontato”, ma non il modo in cui proseguirà la legislatura. E neanche il dopo legislatura. Al nostro Federico Di Rosa, su questo giornale, il forzista Salvo Tomarchio aveva così definito quella in discussione oggi: “È una mozione che non ha i numeri, fuori tempo e beceramente politica”. Ma di contro, pur auspicando altri sette anni di governo Schifani, come si conviene a governatore in carica, aveva aperto una finestra sul dopo Schifani. Tomarchio, tra le dichiarazioni rese al nostro giornale, si era anche pronunciato in merito al partito di Matteo Salvini: “Già potrebbe essere un tema avere la Lega al governo in una regione del Sud, perché è sempre la Lega Nord, ma che vada ad ambire alla Presidenza della Regione questo non accadrà mai”.

I leghisti sorvegliati speciali della maggioranza

Un tema delicato, pur non nuovo a palazzo, in un momento delicato in Sicilia. La rottura, per alcuni “congelamento”, del patto Dc-Lega e i rapporti di forza del partito padano guidato dal vicepresidente della Regione Luca Sammartino, vede al momento i leghisti sorvegliati speciali della maggioranza. Forse più dei democristiani, che al momento sono la pattuglia leale a Renato Schifani più che i deputati di Totò Cuffaro. A stretto giro il capogruppo di Forza Italia all’Ars Stefano Pellegrino aveva precisato “che le dichiarazioni rilasciate alla stampa dal collega Salvo Tomarchio rispetto ai rapporti con la Lega, sono appunto dichiarazioni del tutto personali che non rappresentano la posizione del Gruppo parlamentare né quella del partito a livello regionale”.

Nel frattempo, il gruppo Dc all’Ars incassava in commissione Bilancio il via libera a una norma per l’assegnazione dei fondi destinati ai Comuni siciliani che ospitano siti Unesco. Per l’esercizio finanziario 2026, la somma destinata ammonta a 4 milioni di euro e il nuovo criterio di ripartizione prevede che il 50% della somma totale sia distribuito in parti uguali tra tutti i comuni beneficiari. Il restante 50% sia distribuito in base alla popolazione di ciascun comune. “La vera novità, cruciale per la buona amministrazione, è l’introduzione di un tetto massimo di assegnazione”, spiega il democristiano Ignazio Abbate, presidente della Commissione Affari Istituzionali. “È stato posto un limite massimo di 250 mila euro per ogni singolo comune”, sottolinea Abbate.

Non è passata invece in Commissione Bilancio la proposta emendativa del Movimento 5 stelle di stanziare due milioni di euro per una campagna informativa sui media “per rendere noti i segnali, spesso non raccolti, che preannunciano l’insorgere di fenomeni e patologie connesse poco noti ma insidiosissimi, e dalle pesantissime conseguenze, come il ritiro sociale (Hikikomori), il deficit dell’attenzione (Adhd), lo spettro autistico, ma anche il phubbing (da phone + snubbing, lo snobbare i propri figli per guardare il cellulare)”. Il gruppo riproporrà l’emendamento in Aula. Per il deputato Cinque stelle Carlo Gilistro, medico pediatra, la bocciatura è un “passo falso gravissimo che pagheranno le famiglie e anche la società in termini di maggiori spese per le cure delle malattie che insorgeranno”. Superata la mozione di sfiducia, anche la finanziaria si preannuncia come intenso travaglio, tanto che quest’anno la Presidenza pare aver deciso di annullare il consueto concerto pre natalizio per non togliere giorni utili a Sala d’Ercole.