Giovanni Noto (Simeu): “Medici a gettoni, ultima spiaggia di un Ssn insufficiente” - QdS

Giovanni Noto (Simeu): “Medici a gettoni, ultima spiaggia di un Ssn insufficiente”

Angela Ganci

Giovanni Noto (Simeu): “Medici a gettoni, ultima spiaggia di un Ssn insufficiente”

sabato 04 Marzo 2023

Giovanni Noto, presidente Consiglio Direttivo regionale SIMEU (Società italiana della Medicina di Emergenza-Urgenza). "Tetto alla retribuzione oraria e regole di accreditamento per le cooperative"

PALERMO – Medici “gettonisti” per far fronte alla carenza di personale sanitario: un “doppio” scandalo quello che sta letteralmente travolgendo il Servizio sanitario nazionale. Doppio perché ha avuto come effetto immediato l’aumento esponenziale dei costi del servizio e in più è venuta meno nei confronti dei pazienti quella continuità assistenziale che andrebbe invece garantita.

Qualche giorno fa il “caso Piemonte” ha riportato alla ribalta questo problema rispetto al quale il ministro della Salute, Orazio Schillaci aveva promesso interventi straordinari e urgenti: la presidente della sezione di controllo della Corte dei conti del Piemonte, Maria Teresa Polito, ha inviato una lettera al ministro Schillaci, in cui si sollecitano, in considerazione del fatto che il problema non è solo regionale, ma nazionale, misure che “indirizzino la programmazione delle assunzioni di sanitari nel tempo e blocchino l’esodo verso il settore privato”.

Una questione spinosa, quella dei medici gettonisti, che merita un’ampia attenzione da parte dell’Esecutivo, anche alla luce del fatto che questa è solo la punta dell’iceberg di una Sanità in evidente affanno tra carenza di medici (e non solo) e aggressioni al personale che continuano a verificarsi senza registrare nessun passo avanti sotto il profilo della sicurezza del personale sanitario.

Il Quotidiano di Sicilia ha intervistato Giovanni Noto, presidente del Consiglio Direttivo regionale della Società italiana della Medicina di Emergenza-Urgenza (Simeu Sicilia).

Dottor Noto, la Corte dei conti del Piemonte ha scritto al ministro Schillaci sollevando un problema che in realtà non è solo regionale, ma nazionale: i medici a gettone. Che succede alla Sanità del nostro Paese?

“A mio avviso succede che di fronte a un Ssn che mostra tutte le sue insufficienze, assistiamo a una fuga continua dei professionisti e contemporaneamente scontiamo vecchi errori di programmazione che rendono introvabili oggi gli specialisti che servono: soprattutto nei Pronto Soccorso. Il ricorso ai medici a gettone è l’ultima spiaggia per i Direttori Generali delle Aziende che ricorrono alla soluzione estrema pur di non dover chiudere i servizi. Eppure dobbiamo dire che questo provoca un incremento intollerabile e ingiustificato della spesa, la diminuzione della qualità dell’assistenza e l’impossibilità di governare le strutture”.

Costi elevati e mancata continuità dell’assistenza sanitaria: quali soluzioni suggerirebbe al ministro Orazio Schillaci?

“Suggerirei alcune misure urgenti, con l’obiettivo di bilanciare il vantaggio enorme (in termini economici e di qualità di vita) che oggi il lavoro ‘a gettone’ possiede rispetto all’assunzione nel pubblico: mettere un tetto alla retribuzione oraria dei gettonisti, imporre regole di accreditamento per le società di servizi che rispondono agli appalti delle aziende e contemporaneamente migliorare le condizioni dei medici assunti, attraverso il riconoscimento dello status di lavoro usurante e l’incremento della retribuzione per le prestazioni aggiuntive, ovvero i turni, che vengono coperti in sovrannumero rispetto all’orario di lavoro previsto. In particolare, però, è necessario guardare anche oltre l’immediato, restituendo attrattività in termini di soddisfazione professionale, qualità di vita, possibilità di carriera per i medici dipendenti del SSN, attraverso una riforma complessiva e profonda dell’intero sistema”.

Quello dei medici a gettone è solo la punta dell’iceberg: quali sono gli altri fronti dell’emergenza sanitaria?

“È necessario riformare profondamente la medicina del territorio, offrendo ai cittadini delle alternative valide rispetto al ricorso indiscriminato al Pronto Soccorso. Il territorio deve anche (anzi soprattutto) farsi carico di tutte quelle condizioni relative alla cronicità e all’anzianità dei nostri cittadini, permettendo di gestire fuori dall’ospedale molte situazioni che oggi sono obbligatoriamente lasciate nei reparti. Esiste il forte bisogno di una riforma del sistema dell’emergenza, riconoscendo ai nostri professionisti, specialisti in Medicina d’Emergenza Urgenza, le grandi competenze che hanno maturato e assegnando loro l’emergenza pre-ospedaliera in assoluta armonia con i pronto soccorso. Serve un intervento pesante sulla recettività degli ospedali che oggi sono chiaramente insufficienti rispetto alle esigenze di una popolazione sempre più anziana e quindi sempre più bisognosa di cure. Serve mettere insieme gli interventi socio-assistenziali con le risposte cliniche: un anziano solo con un banale problema medico oggi non ha alternative all’ospedale, per motivi non clinici, ma assistenziali. Bisogna insomma aggiornare il nostro SSN in base a una popolazione le cui caratteristiche sono profondamente mutate negli ultimi anni. Il lavoro è enorme, da parte nostra sicuramente ci auguriamo di essere coinvolti nella programmazione: i professionisti, in particolare quelli che vivono quotidianamente il pronto soccorso, hanno le idee chiarissime e sono pronti a dare il proprio contributo”.

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