Girgenti acque, problemi economici e criticità di carattere organizzativo - QdS

Girgenti acque, problemi economici e criticità di carattere organizzativo

Pietro Vultaggio

Girgenti acque, problemi economici e criticità di carattere organizzativo

martedì 21 Maggio 2019

L’associazione Konsumer Agrigento: “Con attuali entrate a malapena fa fronte a spese correnti”
L’assemblea dei sindaci dell’Ati ha fatto il punto sulla gestione del servizio idrico

AGRIGENTO – Si è svolta nelle scorse settimane l’assemblea dei Sindaci dell’Ati (Assemblea territoriale idrica) sul futuro del servizio idrico. Alla riunione hanno anche partecipato i commissari prefettizi, i quali hanno rappresentato che la gestione del servizio idrico oggi, seppur con una sana direzione, potrebbe avere presto delle problematiche non indifferenti, legate a cause di ordine economico. “

La società Girgenti Acque non è solo in rosso – scrive Giuseppe Di Miceli, coordinatore Konsumer Agrigento -, ma con le attuali entrate riesce appena a far fronte alle spese correnti”. I Commissari hanno chiesto ai Sindaci quale sarà la futura gestione del servizio agrigentino, sia in termini di comuni aderenti alla gestione unica e sia quale forma la stessa debba avere, affinché la presente gestione commissariale indirizzi il proprio operato per agevolarne il percorso.
“Non è arrivata nessuna risposta – afferma Di Miceli –. Si sono perse anche alcune certezze ad oggi faticosamente conquistate. Sembrerebbe che alcuni Sindaci dei 27 comuni consegnatari abbiano richiesto di gestire in proprio le reti idriche di pertinenza, in quanto hanno scoperto di avere i requisiti dell’articolo 147 per la gestione propria del prezioso liquido. L’unico dato emerso – continua il coordinatore di Konsumer Agrigento, associazione consumatori – riguarda una gestione dell’organo in piena confusione, incapace di dare una risposta chiara e certa sia ai cittadini che allo Stato. I Sindaci sono incapaci di trovare una propria unità sulla gestione, oltre a permettere il fatto che ci siano cittadini di serie A, che pagano annualmente il servizio idrico con un canone di 100 euro, e altri cittadini di serie B che pagano annualmente 500 euro, negando in questo modo anche che si possano spendere i soldi, già finanziati, per il rifacimento delle reti idriche”.

La nuova struttura consentirebbe una diminuzione dei costi del servizio stesso, oltre a dare una grande boccata d’aria all’economia locale per l’impiego di personale nel rifacimento stesso. “Mi auguro – conclude Giuseppe Di Miceli – che la gestione pubblica si realizzi al più presto tramite una società consortile speciale. Non si può accettare la tesi che il personale amministrativo dell’Ati non abbia potuto verificare chi dei comuni agrigentini abbia i requisiti dell’articolo 147 del decreto legislativo 152/2006. Se l’acqua terminasse di scorrere nei rubinetti dei cittadini, i sindaci dovrebbero dare le opportune spiegazioni, considerate le attuali responsabilità”.

Pietro Vultaggio

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