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Giubileo dei volontari, l’arcivescovo Renna: “Al Signore chiediamo la grazia più grande: essere uomini e donne di carità”

Giubileo dei volontari, l’arcivescovo Renna: “Al Signore chiediamo la grazia più grande: essere uomini e donne di carità”

Ieri grande partecipazione al Giubileo degli operatori delle associazioni caritative e del mondo del volontariato promosso dall’Arcidiocesi di Catania e dalla Caritas diocesana

“Al Signore in questo Giubileo chiederemo la grazia più grande: essere uomini e donne di carità. Sappiamo che la cosa più grande da chiedere a Dio è quella di non essere mai indifferenti, mai di sentirci impotenti di fronte alle sofferenze dell’anima. E il Signore conduce il nostro cuore ad una carità che è sinonimo di speranza”. Le parole dell’arcivescovo di Catania, mons. Luigi Renna, espresse durante l’omelia di ieri in Cattedrale, rappresentano l’ideale conclusione del Giubileo degli operatori delle associazioni caritative e del mondo del volontariato che si è tenuto nella giornata dedicata alla memoria del Beato Dusmet. L’evento, promosso dall’Arcidiocesi di Catania e dalla Caritas diocesana, si era aperto un paio di ore prima alla Chiesa Ex Conventuale di Sant’Agata (Badia) con centinaia di partecipanti per un momento di riflessione attraverso il racconto delle testimonianze di alcune realtà caritative del territorio introdotte dal direttore don Nuccio Puglisi. “Abbiamo celebrato il Giubileo dei volontari delle associazioni caritative – spiega don Nuccio che è anche vicario pastorale della carità dell’Arcidiocesi di Catania -, rivolto a tutti coloro che, a diverso titolo, in diverse realtà e in modi diversi, trasmettono, con la propria testimonianza quotidiana di carità, il Vangelo. L’evento giubilare si innesta, come tutti gli altri, all’interno di un percorso definito, particolare, che è quello che ci vede essere pellegrini di speranza”.

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Le testimonianze

In apertura l’articolata presentazione della giornata a cura del giornalista Antonio Leo, redattore del Quotidiano di Sicilia e professionista impegnato in prima linea nel racconto del variegato mondo associativo catanese: “Nel tempo ho potuto toccare con mano quella rete di solidarietà e di speranza – sottolinea – che è costituita da volontari e associazioni che davvero rappresentano un salvagente per tanti che sono rimasti indietro, che fanno fatica a barcamenarsi in una società che appare sempre più indifferente Tutto questo va raccontato perché il bene deve fare notizia. Come ha scritto l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, non si può ridurre la fede a ‘un fatto privato’. E come ha detto Giovanni Paolo II, in una delle sue omelie, ‘Il mondo ha bisogno della pubblica testimonianza della vita religiosa’. Io sono un giornalista e credo che momenti come questo siano importanti per fare sapere a chi dice, con disprezzo, che la ‘Chiesa è fatta di uomini’ che sono proprio gli uomini capaci di gesti ‘divini’ perché profondamente umani”.

Banco alimentare

A inaugurare il racconto delle esperienza è stato Pietro Maugeri, presidente di Banco Alimentare della Sicilia e vicepresidente di Fondazione Banco Alimentare: “Fare la Carità ha una profonda valenza educativa, ma per essere agita ha bisogno di modelli concreti: sono i nostri volontari a incarnarla ogni giorno. Grazie al loro impegno, noi di Banco Alimentare della Sicilia, insieme a Caritas e alle Organizzazioni Partner Territoriali, possiamo affrontare non solo la povertà, ma anche la profonda solitudine che affligge tante persone. Per questo, bisogna cambiare lo sguardo anche nel modo in cui raccontiamo il bene fatto. Ci piace spesso ricordare le parole di Papa Francesco: ‘il bene va fatto bene’. Ciò che sovente rimane in ombra è proprio il ruolo decisivo della narrazione: la comunicazione sociale non ha una funzione puramente strumentale, ma una vera e propria capacità generativa: quella di generare, a sua volta, altro bene”.

Talità Kum

Concetti che esprimono l’impegno di Maria Elena Trovato, educatrice del Talità Kum, una realtà nata a Librino nel 2007 per sostenere bambini e ragazzi e le loro famiglie in situazioni di disagio sociale ed economico, una presenza costante che, con il volontariato, semina speranza e possibilità di riscatto. “Quando ho iniziato a fare volontariato al Talità Kum – spiega l’educatrice nel secondo intervento della giornata -, non avevo idea di quanto questa esperienza avrebbe parlato alla mia vita e quanto l’avrebbe cambiata. Pensavo di ‘donare tempo’, ma col tempo ho capito che ero io a ricevere ogni giorno qualcosa di più profondo. Mi sono innamorata subito della genuinità dei bambini: della loro voglia di legarsi, di fidarsi, del modo semplice e diretto con cui ti fanno spazio nella loro vita anche quando tutto attorno a loro è buio e sembra che non ci sia spazio per la relazione. In quei volti ho visto un’umanità fragile ma potentissima. Bambini che, pur vivendo in contesti segnati da povertà educativa, disagio e solitudine, conservano una capacità incredibile di amare e lasciarsi amare”.

Caritas diocesana di Catania

Un impegno che si rintraccia anche nel supporto dell’avvocato Vittorio Leo, da diversi anni impegnato con la collega Concetta Sanfilippo nel servizio di consulenza legale della Caritas diocesana. “Grazie a questo sportello – sottolinea l’avvocato – è stato possibile avere contezza delle tante problematiche di natura legale presenti sul territorio di Catania e di come talvolta è stato possibile intervenire per contrastare situazioni di grave precarietà economica e sociale”.

Caritas Vicariale di Paternò

La chiusura dello spazio riservato alle testimonianze è stata dedicata a una coppia di Paternò, Anna e Gaetano, volontari della Caritas vicariale dove da giovani hanno fatto esperienza come animatori. “Abbiamo prestato servizio per tanti anni – è il racconto dei coniugi – nelle colonie estive che ogni anno sono dedicate ai diversamente abili, agli anziani e ai bambini che vivono disagi sociali. È in quest’ultimo settore che, accompagnati da chi ne sapeva più di noi in competenze e in amore, abbiamo scoperto tutti questi bambini che, nonostante i loro modi un po’ bruschi, avevano tantissimo bisogno di affetto”.

Processione e liberazione

In seguito si è tenuta la processione giubilare che si è conclusa con una concelebrazione eucaristica nella Basilica Cattedrale Sant’Agata V.M. presieduta da S.E.R. Mons. Luigi Renna, presenti mons. Barbaro Scionti e diversi parroci della diocesi.