Giulia Cecchettin aveva scritto in una lista 15 motivi che l'avevano spinta a lasciare Turetta. In lista comportamenti ossessivi
Una lista dei comportamenti controllanti e ossessivi che il suo fidanzato Filippo Turetta metteva in atto nei suoi confronti, ovvero quindici ottimi motivi che hanno portato Giulia Cecchettin a prendere le distanze e troncare una relazione che era diventata soffocante. Non è bastato: come ultimo atto di potere e possesso, Turetta la uccise a coltellate l’11 novembre 2023, scatenando un’ondata di indignazione e commozione in tutta Italia.
Scriveva Cecchettin l’estate del 2023: “L’ho lasciato, spero di rimanere fedele alla mia scelta. Non perché io odi Filippo, tutto il contrario, ma perché ho capito che non siamo fatti l’uno per l’altra”. E aggiungeva: “Adesso faccio una lista di cose che non andavano perché devo autoconvincermi di aver fatto la cosa giusta, anche se mi manca e sto morendo dentro al pensiero di farlo soffrire”.
Dopo che lunedì scorso il pm ha chiesto l’ergastolo per il ragazzo, imputato per omicidio volontario pluriaggravato, sequestro di persona e occultamento di cadavere, la famiglia di Giulia ha diffuso tramite Repubblica il suo diario contenente una lista di comportamenti che l’avevano portata a chiudere il rapporto e che è anche parte degli atti processuali proprio perché indicativa dell’approccio violento e controllante di Turetta.
La lista: alcuni comportamenti non sono normali e non sono ‘amore’
L’obiettivo della famiglia della studentessa è quello di sensibilizzare sul tema della violenza di genere e aumentare la consapevolezza che alcuni comportamenti non sono normali, che non dovrebbero rientrare mai nella definizione di ‘amore’ o di ‘coppia’ e che perciò devono suonare come dei fortissimi campanelli d’allarme se ci si trova di fronte anche solo a uno di essi.
La lista infatti è un compendio di gelosia, possesso, mania del controllo e ossessione messa in atto da Turetta verso la studentessa 22enne, che infatti ne aveva preso le distanze:
- Abbiamo litigato per il fatto che non lo avessi fatto venire al compleanno della Elena (la sorella di Cecchettin)
- Ha sostenuto più volte fosse mio dovere aiutarlo a studiare
- Si lamentava quando mettevo meno cuori del solito
- Necessitava di messaggi molte volte al giorno
- Ha idee strane riguardo al farsi giustizia da soli per i tradimenti, alla tortura, robe così.
- Quando lui ha voglia tu non puoi non averne se no diventa insistente
- Non accetta le mie uscite con la Bea e la Kiki (amiche di Cecchettin)
- Non accetterebbe mai una vacanza mia in solitaria con maschi nel gruppo
- Tendenzialmente i tuoi spazi non esistono
- Lui deve sapere tutto, anche quello che dici di lui alle tue amiche e allo psicologo
- Durante le litigate dice cattiverie pesanti e quando l’ho lasciato mi ha minacciato solo per farmi cambiare idea
- C’è stato un periodo in cui dopo esserci detti “Buonanotte” mi mandava sticker finché non vedeva che non ricevevo più messaggi per controllare che fossi davvero andata a dormire
- Tutto quello che gli dici per lui è una promessa e prova a vincolarti così
- Prendeva come un affronto il fatto che volessi tornare a casa prendendo l’autobus alla fermata più vicina e non in stazione
- Una volta si è arrabbiato perché scesa dall’autobus volevo fare 5 minuti a piedi da sola mentre lui era da un’altra parte senza aspettarlo
Quindici comportamenti assillanti, invadenti, possessivi, di cui la ragazza non ne poteva più, e che l’hanno indotta a troncare la relazione, per arrivare poi al tragico epilogo del novembre 2023, quando si è consumato uno dei femminicidi che ha impressionato di più l’opinione pubblica italiana.
Questo non solo per la storia in sé, che purtroppo non è un caso isolato, ma anche per la decisione della famiglia di Giulia, in particolare del padre Gino e della sorella Elena, di portare la cosa a livello ‘pubblico’ e di scuotere le coscienze di tutti, politici e persone comuni.
La missione della Fondazione Giulia Cecchettin
In questo solco si inserisce la Fondazione Giulia Cecchettin, creata dal padre e dalla sorella proprio per combattere in maniera concreta la violenza di genere: la Fondazione, si legge sul suo profilo Instagram che ad oggi conta 106mila follower, “nasce perché non ci siano altre Giulia, per promuovere un cambiamento socio/culturale che permetta di prevenire e contrastare la violenza di genere”. Il simbolo è un disegno uscito proprio dalla penna della studentessa, un vaso di fiori che “rappresenta l’essenza di Giulia: la sua dolcezza, la sensibilità e la capacità di vedere la bellezza nel mondo”.
Eppure sui social la scelta di diffondere le parole private di Cecchettin è stata criticata e definita “agghiacciante”, e c’è anche chi ha parlato di una “speculazione ulteriore” sulla morte della ragazza.
Ma la lista si inserisce proprio nell’idea di Gino e di Elena Cecchettin di sensibilizzare le persone, nel senso che può essere d’aiuto per far capire quanto sia diffusa e vista come ‘normale’ una cultura basata sul possesso e il controllo, e quanto sia fondamentale chiedere aiuto e allontanarsi se si finisce coinvolte con persone che vedono il mondo in questo modo.
Fondazione Libellula: per metà dei ragazzi la gelosia non è violenza
Il problema infatti è radicato e, cosa molto preoccupante, riguarda anche i giovani. La recentissima Survey Teen 2024 condotta da Fondazione Libellula su 1592 gli adolescenti tra i 14 e i 19 anni rivela dati sconvolgenti: per metà dei ragazzi la gelosia non è violenza e quasi uno su tre pensa che inviare messaggi insistentemente non sia stalking. E ancora: per 1 adolescente su 5 non è violenza Toccare o baciare una persona senza il suo consenso, per oltre uno su 4 non è violenza Raccontare ad amici e amiche dettagli intimi del o della partner senza il suo consenso.
“Questi dati riflettono una percezione distorta della violenza di genere e del consenso per una buona parte di adolescenti. Il fatto che il 20-25% di loro non consideri comportamenti come il toccare, baciare o rivelare dettagli intimi senza consenso come violenza è preoccupante, poiché sono chiaramente atti invasivi e non rispettosi dell’integrità personale”, ha spiegato la Fondazione.
Gino Cecchettin: “Offeso dalla requisitoria della difesa, memoria di Giulia umiliata”
Martedì scorso in aula si è tenuta la requisitoria della difesa di Turetta la quale, anche se non ha cercato scuse, ha comunque sottolineato, tra le altre cose: “Questo è un amore ‘tossico’ dove la vittima ‘intelligente e solare, con un enorme spessore umano’ lascia il ragazzo ‘timido, insicuro, che marca il territorio’”, aggiungendo che Giulia Cecchettin non aveva paura di Turetta, altrimenti non sarebbe andata all’appuntamento con lui, tanto meno da sola.
“Io ieri mi sono nuovamente sentito offeso e la memoria di Giulia umiliata”, ha scritto sui social il padre della ragazza: “La difesa di un imputato è un diritto inviolabile, garantito dalla legge in ogni stato e grado del procedimento. Tuttavia, credo che nell’esercitare questo diritto sia importante mantenersi entro un limite che, pur non essendo formalmente codificato, è dettato dal buon senso e dal rispetto umano”.
Prima della requisitoria, Gino Cecchettin aveva detto a Rai Radio2, ai microfoni di Serena Bortone e del ‘consigliere’ Francesco Cundari a ‘5 in Condotta’: “Mi aspetto solo che vengano applicate le leggi. Io sono già morto dentro di fatto, la mia battaglia, ma preferirei chiamarla il mio percorso, è fuori dall’aula. Per me non cambierà nulla, Giulia non la rivedrò più. L’unica cosa che posso fare è prodigarmi, come farebbe Giulia, per fare in modo che ce ne siano il meno possibile di casi come il suo, di genitori che debbano piangere una figlia morta. Io so cosa vuol dire e lavorerò per questo”.
Giulia Cecchettin uccisa da un italiano
Parole che si inseriscono nel contesto ancora più ampio di quelle pronunciate pochi giorni prima dell’udienza per Turetta dal ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara, che proprio in occasione della presentazione della Fondazione Giulia Cecchettin alla Camera dei deputati aveva sostenuto che siano gli immigrati irregolari i maggiori responsabili delle violenze sessuali: “(il fenomeno, ndr) È legato anche a forme di marginalità e di devianza in qualche modo discendenti da una immigrazione illegale”.
Un’opinione che dimostra come ci sia ancora bisogno di riportare il discorso sul piano della realtà come ce la consegnano da una parte le statistiche – secondo l’Istat il 94,3% delle donne italiane uccise in quanto donna è vittima di italiani, sono 96 finora nel 2024 – e dall’altra le parole spontanee, private e dunque senza nessun doppio fine o mala fede, di una ragazza che nel suo diario raccontava pezzi di vita vissuta, una vita di cui poi è stata privata. Da un italiano.