Oggi a Palazzo d’Orléans la presentazione della squadra di governo. Mannino (Cgil Sicilia:) “Subito al lavoro, basta con i giochetti”
PALERMO – Si delinea l’ossatura dell’esecutivo regionale che verrà presentato ufficialmente stamattina nei locali della presidenza della Regione a Palazzo d’Orleans a Palermo. Ci sono voluti 50 giorni e lunghe trattative interne alla maggioranza perché prendesse forma la nuova giunta di governo, che verrà presentata alla stampa proprio dal neo governatore Renato Schifani.
Molti i candidati alle poltrone più ambite, ma dei prescelti si conoscono già nomi e cognomi: in quota Fratelli d’Italia entrerà in giunta il deputato regionale Alessandro Aricò, che in passato è stato già assessore al Turismo nella giunta guidata da Raffaele Lombardo e assessore all’Istruzione e formazione professionale nell’ultimo scorcio di presidenza Musumeci. Ad Aricò dovrebbe andare la delega alle Infrastrutture. In giunta, sempre per FdI, ci saranno Francesco Scarpinato, con delega al Turismo, l’ex deputata regionale pentastellata Elena Pagana, poi passata a FdI, ai Beni Culturali ed Elvira Amata al Territorio. Alla Lega andrà la delega all’Agricoltura, con Luca Sammartino che sarà anche vicepresidente e all’uscente assessore alle Attività produttive Mimmo Turano andrà l’Istruzione.
All’Mpa andrà l’Energia, con l’agrigentino Roberto Di Mauro. A Forza Italia dovrebbero andare le nomine di Marco Falcone (ex assessore alle Infrastrutture) all’Economia, Edy Tamajo alle Attività Produttive e Giovanna Volo alla Sanità. La Nuova Dc di Cuffaro dovrebbe essere rappresentata in giunta da Nuccia Albano (Famiglia) e Andrea Messina agli Enti Locali. Quattro donne complessivamente in giunta su un totale di dodici assessori. Sono solo tre coloro che, non essendo componenti del Parlamento, non saranno obbligati a presenziare alle sedute d’Aula, soprattutto quando si tratterà di votare e saranno necessari i numeri della maggioranza.
Dopo la presentazione alla presidenza, gli assessori presteranno giuramento nel corso della seduta dell’Assemblea regionale siciliana fissata, per le 11. Una seduta che servirà anche per nominare i presidenti delle commissioni legislative. Come detto, la trattativa per le nomine assessoriali sono andate per le lunghe e i nodi si sono sciolti durante la notte di lunedì, dopo aver accantonato i nomi di Giusi Savarino e Giorgio Assenza. Il prolungarsi delle trattative ha però provocato le reazioni negative della politica e delle parti sociali. Il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino parla di spettacolo indecoroso: “Ancora una volta i giochi della politica su nomi e poltrone hanno la meglio sui bisogni e sugli interessi dei siciliani. E’ inaccettabile. Ci diano un taglio varando subito la nuova Giunta e mettendosi al lavoro. Ci sono troppi problemi aperti, troppe scadenze, tante occasioni che rischiano di andare perdute – ha detto ancora Mannino -. Ci sono le scadenze finanziarie, quelle che riguardano i rifiuti, la sanità, il Pnrr e la spesa dei fondi strutturali che subisce rallentamenti, c’è in generale una situazione economico- sociale difficile da affrontare. Non dico volare alto, cosa che alla politica locale pare impossibile, ma almeno volare intraprendendo un percorso programmatico che abbia un senso. Il senso di cercare di risollevare la nostra terra, obiettivo che ancora crediamo possibile – conclude Mannino – nonostante il pessimo spettacolo che ancora una volta dà la politica”.
E c’è chi fa il paragone con il parlamento nazionale: “A Roma il governo Meloni è già al quarto consiglio dei ministri, mentre a Palermo si è dovuto attendere questo mercoledì per avere un governo regionale operativo – ha detto Nino Minardo, presidente della Commissione difesa della Camera e segretario regionale della Lega in Sicilia – mi pare che si sia fatto perdere troppo tempo al presidente Schifani e devo ammettere che anche le segreterie nazionali dei partiti non hanno aiutato in questo. Tra la formazione del governo nazionale e regionale siamo stati due mesi a vedere il balletto delle deleghe, della teoria e pratica del manuale Cencelli, delle giacchette tirare. Ora basta, è arrivato il tempo di lavorare”. Ma aggiunge anche: “Il presidente Schifani andrebbe beatificato per la serietà e il rigore con cui ha gestito la formazione della giunta, per questo penso che il presidente scelto dai siciliani debba ricevere il massimo appoggio e la collaborazione dalle forze politiche che lo sostengono”.
E ancora: un freddo sabato di febbraio del 1954 Gaspare Pisciotta, cugino e braccio destro di “Turiddu”, detenuto nel carcere palermitano dell’Ucciardone, chiede un colloquio urgente con un magistrato; di turno c’è il sostituto procuratore Pietro Scaglione – primo giudice siciliano ucciso dalla mafia quindici anni dopo, ma non si saprà mai perché – col quale parlerà a lungo, tanto che il magistrato sospende l’incontro e ne rinvia di qualche giorno la conclusione. Ma, prima del nuovo colloquio, il martedì successivo, 9 febbraio , Pisciotta in cella appena sveglio prepara un caffè, lo beve, accende una sigaretta e ha i primi violenti spasmi, muore in pochi minuti, l’autopsia troverà nello stomaco dell’uomo una dose massiccia di stricnina. E per finire, negli archivi del tribunale di Palermo, non c’è più traccia del certificato di morte di Salvatore Giuliano, della perizia necroscopica e del verbale dell’autopsia sul cadavere fatta la mattina del 5 luglio 1950.