Giuseppe Alfieri: "Più investimenti sulle rinnovabili contro il cambiamento climatico" - QdS

Giuseppe Alfieri: “Più investimenti sulle rinnovabili contro il cambiamento climatico”

Francesco Sanfilippo

Giuseppe Alfieri: “Più investimenti sulle rinnovabili contro il cambiamento climatico”

martedì 24 Gennaio 2023

Forum con Giuseppe Alfieri, presidente regionale di Legambiente Sicilia

Intervistato dal direttore Carlo Alberto Tregua, il presidente regionale di Legambiente Sicilia, Giuseppe Alfieri, risponde alle domande del QdS.

Quali sono le priorità del suo programma per Legambiente Sicilia?
“Noi abbiamo alcune macro-aree su cui non faremo passi indietro ma in avanti. Le nostre linee di conduzione, su cui incentreremo buona parte delle nostre energie come gruppo regionale, sono la lotta ai cambiamenti climatici, la valorizzazione delle aree naturali e il trattamento dei rifiuti secondo i principi dell’economia circolare”.

Esaminiamo la priorità della lotta ai cambiamenti climatici: come intendete muovervi?
“A noi piace far seguire alle enunciazioni azioni concrete e il contrasto ai cambiamenti climatici è una priorità assoluta della società attuale. Su questo tema, chiediamo da anni un atteggiamento serio da parte delle Istituzioni e di tutte le parti sociali come i sindacati, per una riconversione vera dell’impianto industriale e occupazionale della nostra regione. La Sicilia ha tutte le carte in regola per diventare punto di riferimento dell’area euro-mediterranea per le energie rinnovabili. Noi partiamo dal presupposto che il contrasto ai cambiamenti climatici si ottiene, innanzitutto, costruendo speditamente i primi impianti di energie rinnovabili già in fase di autorizzazione, che significa abbandonare le fonti fossili e andare all’approvvigionamento da energie pulite. Quest’operazione va fatta su larga scala, poiché non si può pensare di concluderla montando una micro pala sul tetto di casa propria. Serve anche quello come buona pratica, ma la riconversione ecologica va fatta con i grandi impianti industriali e con il rinnovamento dei grandi poli siciliani”.

L’Eni ha già dato un buon esempio con la riconversione dell’impianto di Gela per produrre biocarburante…
“Noi chiediamo a Eni e a tutte le società che hanno basato la loro storia industriale sull’approvvigionamento da fonti fossili uno sforzo in più, come altre società hanno fatto o stanno facendo, come la Erg. Queste società hanno realmente investito nella riconversione totale e questo significa formare da subito intere categorie di operai sull’economia verde. Se noi non diamo come Istituzioni o come parti sociali la spinta per il cambiamento, non riusciremo a raggiungere degli obiettivi che sono, purtroppo, urgenti. I cambiamenti climatici avvengono oggi e non abbiamo più tempo. Lo diciamo da decenni, ma oggi vediamo le conseguenze catastrofiche settimanalmente. Se non facciamo tutti qualcosa, non ne veniamo a capo, per cui serve una grande spinta su questo”.

Per le aree naturali cosa intendete fare?
“Abbiamo l’obiettivo che venga garantita la Strategia europea sulla biodiversità, che prevede il raggiungimento del 30% di aree naturali protette a terra e a mare entro il 2030. Come regione siamo messi abbastanza bene in quanto a percentuali di aree sottoposte a vincoli. Tuttavia dobbiamo fare lo sforzo di raggiunger quanto prima il 30% con l’istituzione di quelle riserve che sono già inserite nel piano, ma che non sono ancora state attuate. Occorre, però, creare le condizioni per una corretta gestione delle nuove e delle attuali riserve. Per queste ultime, intendo tutte le aeree sottoposte a vincoli, dai Parchi regionali in sofferenza a quelle europee come quelle ricadenti nel programma Natura 2000”.

Crede che la guerra in corso tra Russia e Ucraina possa in qualche modo favorire il rafforzamento delle energie rinnovabili?
“Secondo noi sì. In realtà, arriviamo allo scoppio della guerra in Ucraina indietro sulla tabella di marcia, perché avremmo potuto raggiungere già da tempo un certo margine di indipendenza energetica come Italia. All’interno del Mediterraneo, la Sicilia è una parte sempre più fondamentale, come dimostra la proposta del primo parco eolico marino. Se non agiremo in questo senso, resteremo sempre un passo indietro e continueremo con le trivellazioni petrolifere. Queste ultime non ci consentiranno mai di essere autonomi sul piano energetico, oltre che sfruttare fonti fossili con l’innalzamento delle temperature e senza lotta al cambiamento climatico”.

Quali campagne condurrete quest’anno?
“Legambiente Sicilia è legata alle campagne nazionali promosse dall’associazione nazionale, come Goletta verde. Presenteremo a febbraio il rapporto Ecomafie 2022 in Sicilia, tra le prime regioni a presentarlo. Attraverso i dati delle Procure e delle Forze dell’ordine, si riesce a tracciare il quadro dell’illegalità ambientale in Sicilia nei vari settori, dai rifiuti alle archeomafie. Inoltre con la nostra campagna Sicilia Carbon Free porteremo avanti il tema dell’agrivoltaico per coniugare il corretto uso dei pannelli con le coltivazioni e la necessità di adeguare i regolamenti comunali per consentire l’installazione di pannelli solari anche nei centri storici”.

Maggiore competenze per la nomina
delle figure apicali dei Parchi siciliani

Sui parchi, quali obiettivi vi ponete?
“Chiediamo da sempre, e continueremo a farlo, competenza sulla nomina delle figure apicali e dei soggetti che andranno a occuparsi di aree così delicate. Per svolgere questo ruolo, serve una procedura a evidenza pubblica e comparativa per titoli ed evidenze”.

Tuttavia, il direttore dei parchi ha ben poche competenze, poiché i controlli li deve fare la Guardia forestale, le iniziative competono all’Assessorato all’Ambiente e Territorio, ecc… Proporrete un cambiamento della legge di gestione dei parchi?
“Sicuramente servono risorse umane e finanziarie. Le risorse umane devono avere competenze, però esiste un equivoco di fondo, poiché i Parchi sono concepiti da alcuni come sovrastrutture rispetto ai Comuni per fare solo economia territoriale. Invece, i Parchi dovrebbero avere un ruolo per la gestione delle risorse forestali come punto centrale, per garantire un sano sviluppo della tutela della natura e della sua fruizione”.

Avete fatto delle proposte per modificare la legge, affinché il gestore del Parco lo possa promuovere?
“Sappiamo intanto che Federparchi è in fase di riorganizzazione. Nel nostro Dodecalogo per la natura e la biodiversità noi abbiamo proposto di riformare la governance dei Parchi regionali adeguandola in qualche misura a quella prevista per i Parchi nazionali e prevedendo procedure selettive comparative anche per le figure di vertice, scegliendole sulla base di elevate competenze e specializzazioni. Circa la fruizione, ci sono attività che nei Parchi vanno sicuramente salvaguardate, a patto che a risentirne non siano le strategie di tutela della natura e della biodiversità”.

Il vostro interlocutore è l’assessorato regionale all’Ambiente?
“Sì, ma ci deve essere un’interlocuzione maggiore con l’assessorato all’Agricoltura, da cui dipende il Dipartimento Foreste per quanto riguarda la vigilanza, il controllo e il monitoraggio. Servono più vigilanza e più controlli”.

Rifiuti, economia circolare
e impianti per l’organico

Qual è la vostra posizione sulla questione rifiuti?
“Sarebbe il momento di parlare dei rifiuti in una visione di economia circolare, anziché continuare a pensare a essi come un problema emergenziale. Finché resteremo su questa visione, ci sarà sempre qualcuno che affermerà che l’inceneritore è l’unica soluzione”.

Gli impianti di termovalorizzazione hanno avuto un grande sviluppo tecnologico. Del resto, recuperato il 70% dei rifiuti, della restante parte cosa resta da fare se non inviarla all’eliminazione termica?
“Noi pensiamo fortemente a tanti impianti di recupero, perché non possiamo pensare di chiedere ai cittadini di fare una raccolta differenziata seria se non diamo compiutezza all’impiantistica. L’economia circolare che riteniamo si debba perseguire, anche perché ce lo dicono le direttive dell’Unione europea, è un sistema che prevede il potenziamento dell’impiantistica del riciclo come quello della carta e del vetro. La raccolta differenziata va accanto alla gestione organica dei rifiuti attraverso la costruzione degli impianti per la biodigestione anaerobica del rifiuto organico. In Sicilia esiste il primo impianto inaugurato a Caltanissetta, mentre ne occorrono almeno altri quattro per servire tutta la regione. La strategia europea dei rifiuti mette gli inceneritori nel penultimo segmento prima delle discariche. Queste andrebbero abolite, ma purtroppo si continua a investirci. Eppure, non è un caso che il Pnrr non finanzi sistemi di incenerimento, ma tutti gli altri impianti di riciclo e non solo. Ciò accade anche perché favorire l’inceneritore significherebbe dire ai cittadini che tutti gli sforzi fatti sono stati inutili finora e non vogliamo raggiungere gli obiettivi dell’economia circolare. Occorre fare il contrario, potenziando il numero d’impianti di raccolta differenziata e mettendoli a sistema”.

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