Giuseppe Crisà, da dodici anni in California come imprenditore - QdS

Giuseppe Crisà, da dodici anni in California come imprenditore

Liliana Rosano

Giuseppe Crisà, da dodici anni in California come imprenditore

venerdì 29 Novembre 2019

Un forno artigianale italiano con la tecnologia americana.

La tua passione per la pizza nasce in Sicilia, come l’hai convertita in un business imprenditoriale?
“La mia passione nasce in Sicilia dove facciamo un’ottima pizza grazie alla qualità degli ingredienti e delle materie prime. L’idea di svilupparla in un business è nata da una necessità: quella di avere un forno a legna a casa mia, in California. Ho creato questo forno sperimentale ambulante, un modello, e di seguito ho sviluppato l’idea imprenditoriale e commerciale per poterlo inserire nel mercato americano, un mercato ricettivo per le idee e prodotti italiani”.

Prima della California, la prima tappa è per te Milano. Cosa ti ha portato negli Stati Uniti?
“Prima della California ero a Milano, città, che mi ha formato molto a livello imprenditoriale. A Milano ho appreso la professionalità nel lavoro, il rispetto delle regole. Sono grato a Milano per avermi dato le basi di una cultura imprenditoriale che poi ho pienamente espresso e realizzato negli Stati Uniti.
In California sono arrivato perchè mio fratello Gigi viveva lì da tempo. Mi sono innamorato delle sue temperature e del suo paesaggio. Dopo dodici anni sono ancora qui”.

Chi sono i tuoi clienti e cosa apprezzano del tuo prodotto?
“Il 95% sono clienti on line. Tutti rimangono affascinati dal fatto che sia un prodotto di qualità, artigianale, certificato, che ha molti dettagli che fanno la differenza. In America sanno riconoscere e apprezzare l’artigianalità e lo stile del Made in Italy.
Leonardo diceva che la “precisione è la somma dei dettagli”. Ecco, sono prorio i dettagli a fare la differenza. Inoltre, con il nostro forno voglio insegnare agli americani che il suo utilizzo non è limitato solo alla pizza ma ad ogni tipo di pietanza, come si faceva una volta da noi”.

Esiste ancora il sogno americano per un giovane che viene dalla Sicilia?
“E’ ancora realtà secondo me. Non penso che in Italia, con le stesse idee e determinazione, sarei riuscito a raggiungere certi obiettivi imprenditoriali. Il sogno americano esiste ancora e diventa realtà solo se accompagnato da determinazione, volontà e perseveranza”.

Quali sono le differenze tra il fare impresa in Italia e negli Stati Uniti?
“La differenza sta nelle possibilità oggettive, che in America sono tante. Sicuramente il marketing qui ha un peso molto rilevante e fa la differenza in una specifica e precisa strategia imprenditoriale. Venendo da un contesto siciliano, italiano, ho sentito forte il gap nelle conoscenze del marketing rispetto a chi è cresciuto qui.
Il fattore Italia però gioca a nostro favore perchè noi siamo bravi a far valere il nostro patrimonio di conoscenze.

Cosa senti di dire ai tuoi coetanei che hanno deciso di rimanere in Sicilia?
“Io non penso di aver inventato niente di particolare ma sono stato determinato, curioso, ho rischiato. Consiglio sempre di fare le cose con passione e determinazione e di non mollare mai”.

Cosa manca alla Sicilia per potersi affermare terra imprenditoriale?
“Mio padre era un artigiano e sia io che mio fratello eravamo molto ambiziosi. Ci abbiamo provato a fare delle cose in Sicilia ma per noi è stata una forte delusione. Con questo, non voglio dire che è impossibile perchè conosco delle persone che in Sicilia sono riuscite a realizzare molto. In America il sistema e la cultura sono programmati e delineati per dare libero spazio all’imprenditoria. Ci sono molte possibilità. Non è retorica ma pura realtà”.

Non hai mai pensato di investire nel mondo della ristorazione?
“E’ stata la mia prima idea quando sono arrivato negli Stati Uniti ma occorreva un investimento eccessivo. E’ sempre nella mia mente e speriamo di riuscire a trovare un partner, un investitore, in grado di capire e appoggiare il mio sogno”.

Come e in che modo ti ha accolto la comunità di Santa Barbara?
“In maniera calorosa e fantastica. Ho iniziato il mio primo lavoro come personal chef per un attore molto famoso, Rob Lowe. Grazie a lui, ho avuto la fortuna di conoscere tante persone e di fare il mio lavoro. La comunità mi ha supportato e mi supporta ancora oggi. Il 20% delle mie vendite sono locali anche se il mio business ormai è globale.
A Santa Barbara ho fondato il Pizza club, una sorta di centro culturale dove il cibo, la pizza, diventa pretesto per uno scambio di idee”.

Un commento

  1. lucio miranda ha detto:

    Questo articolo non poteva essere scritto meglio: mette in luce in maniera sintetica tutti gli elementi che servono per avere successo in America, e i punti di forza del sistema America per chi vuole investire o aprire un’attività. Noi di ExportUSA aiutiamo le aziende italiane a investire negli USA da oltre 10’anni e confermiamo in toto quanto citato nell’articolo dal bravo Giuseppe Crisà. Aggiungerei a quanto riportato nell’articolo il fatto che il peso della burocrazia in America è infinitamente minore che non in Italia [non è che poi sia cosi difficile.. comunque diciamolo 😉

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