Elezioni Europee, il QdS incontra i candidati. Giuseppe Lupo: “Ho in mente un’Europa sociale capace di accompagnare le Pa nei percorsi di sviluppo”
Giuseppe Lupo è candidato con il Partito democratico alle Elezioni europee, nella circoscrizione Isole. Il Quotidiano di Sicilia lo ha ospitato nella sua sede di Palermo per fare il punto sul suo programma.
Qual è la sua idea di Europa?
“E’ l’Europa per i diritti, per il lavoro, per il Sud, per le Isole del Mediterraneo, per la Sicilia e la Sardegna. Penso all’Europa forte e autorevole, interlocutrice delle grandi potenze mondiali, dagli Stati Uniti alla Russia, alla Cina. E quindi penso a un’Europa con una politica estera adeguata a mettere in campo azioni diplomatiche, intanto per il cessate e il fuoco e la pace. A mio avviso occorre riprendere l’idea originaria dell’Europa che nasce nel 1951 con la Comunità europea del carbone e dell’acciaio per mettere in comune la produzione di materie prime e fermare le guerre. Dopo la seconda guerra mondiale l’idea dei paesi fondatori era quella di mettersi insieme per pace, sviluppo, crescita, benessere economico e sociale dei membri”.
Oggi quali sono le grandi sfide?
“Penso che questa legislatura sia la più importante, dopo quella fondativa della nascita del Parlamento europeo, perché si apre uno scenario nuovo, anche internazionale. Dobbiamo costruire un mondo nuovo e di pace. Uno dei grandi temi è il patto di stabilità dopo la sospensione del periodo Covid. Bisogna ricostruire con equità e giustizia sociale l’economia distrutta dalla pandemia. E’ una bella sfida”.
Con la sua esperienza nel sindacato e in politica, quale contributo pensa di poter dare?
“Sono stato a contatto con i territori, con il mondo produttivo, con il mondo del lavoro dipendente, delle imprese e con le amministrazioni locali. Mi propongo, quindi, di portare a Bruxelles le istanze del territorio della nostra regione, che sono istanze di sviluppo per il lavoro produttivo. In questo momento l’agricoltura merita grande attenzione. Un terzo del bilancio comunitario viene speso per il settore agricolo e se le aziende agricole in tutto il paese e, in particolare, in Sicilia soffrono una crisi gravissima, vuol dire che qualcosa a Bruxelles non funziona. Un altro aspetto fondamentale è il lavoro sicuro. In Sicilia abbiamo avuto infortuni mortali, occorre una nuova legislazione per garantire la sicurezza sul lavoro”.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza cambierà volto all’Europa?
“Ci sono 200 miliardi di euro già stanziati grazie all’impegno del Pd. Ricordiamo, in particolare, il compianto presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, che è stato uno degli ispiratori del Pnrr. Piano che si propone di 3 obiettivi che sono nel Dna del Pd. Mi riferisco alla lotta alle diseguaglianze di genere, alla lotta alle diseguaglianze territoriali e a quelle sociali, dal momento che ci sono troppi poveri e pochi ricchi che detengono una quota estrema di reddito. Occorrono una politica di redistribuzione del reddito e, a mio avviso, una politica fiscale comunitaria. E’ importante sviluppare anche i temi della previdenza e del welfare. L’Europa con il fondo Sure ha salvato decine di milioni di posti di lavoro che avremmo perso a causa della crisi indotta dal Covid”.
Cosa dire a chi considera le Istituzioni europee distanti dai bisogni reali della gente?
“L’Europa oggi offre alla Sicilia e alla Sardegna la quasi totalità dei fondi disponibili per investimenti. Molte opere di utilità sociale sono realizzate con fondi europei. Nel comune di Carini, per esempio, ci sono 19 cantieri aperti per la realizzazione di strutture sociali di interesse comunale finanziati con fondi comunitari. Milioni di euro di investimenti e centinaia di posti di lavoro. Se proviamo a moltiplicare questo per tutti i comuni della Sicilia, ci accorgiamo che l’impatto della spesa comunitaria sul territorio regionale è significativo. Il parlamentare europeo deve aiutare i cittadini a percepire l’utilità dell’Europa. E deve ascoltare il territorio per fare sintesi di quelle che sono le esigenze vere da rappresentare in Parlamento”.
Gli enti locali e le imprese spesso lamentano la complessità del “sistema Europa”.
“Io ho in mente una Europa sociale che deve accompagnare le pubbliche amministrazioni nei percorsi di sviluppo, visto che notoriamente non hanno personale qualificato per portare avanti i progetti. L’Europa deve offrire, a mio avviso, anche formazione ai dipendenti degli enti locali, altrimenti è inutile erogare risorse se le amministrazioni non sono in grado di spendere. E’ vero anche che ci sono disfunzioni nelle Pa, ma l’Europa deve supportare gli enti, soprattutto ora che ci sono investimenti di 200 miliardi di Pnrr e di oltre 100 miliardi di fondi comunitari di nuova programmazione 2028-2034. La Regione siciliana deve fare di più e l’Europa deve aiutare le Regioni e i Comuni a fare di più”.
Anche per le elezioni europee preoccupa l’astensionismo. Come ricordare l’importanza del voto?
“A che serve avere le mani pulite se poi le teniamo in tasca? E’ una frase che diceva Don Milani e che ricordo a me stesso e a tutti. Se vogliamo che le cose cambino e migliorino, ci dobbiamo sbracciare ed esercitare un diritto che è il diritto di voto. E’ costato la vita a tanti uomini e a tante donne che hanno combattuto per darci l’elettorato a suffragio universale diretto e per conquistare la democrazia”.
Tutto qui?
“A chi è indeciso se andare a votare vorrei dire che alle Europee si vota con la possibilità di esprimere la preferenza. Riappropriamoci del diritto pieno non solo a scegliere il partito che vogliamo, ma anche il candidato o la candidata”.
E cosa dire ai giovani, soprattutto a chi voterà per la prima volta?
“Tina Anselmi diceva che la politica serve a organizzare la speranza. I giovani sono la nostra speranza e per organizzare il futuro delle nuove generazioni serve la buona politica. E la buona politica nasce dalle consultazioni elettorali e dalla democrazia”.