Vive e lavora a Dubai dov'è vice presidente e responsabile delle vendite per la divisione energia
Una laurea a 23 anni, alla quale ha fatto seguito un immediato ingresso mondo del lavoro con una esperienza internazionale manageriale. Cosa ha ereditato dai paesi dove ha vissuto e lavorato?
“La cultura americana mi ha influenzato tantissimo dal punto di vista professionale. Mi ha trasmesso l’essere diretto, pratico, il senso della disciplina, il rispetto delle regole, la velocità nel fare le cose. Dall’esperienza tedesca ho invece appreso il rispetto della propria vita e i propri spazi privati. La cultura siciliana invece mi ha trasmesso valori come la famiglia, il senso di adattamento, il reagire con dignità”.
Dal 2017, nelle vesti di vice presidente delle vendite, si occupa per Fincantieri del mercato medio-orientale, Nord africano e del Sud est asiatico. Quali sono nello specifico le attività e i progetti implementati?
“Nell’ultimo anno e mezzo mi occupo della divisione energia di Fincantieri e, nello specifico, di un settore dove si producono turbine a vapore per applicazioni che vanno dal food alla produzione di energia. Sempre a Dubai, sono direttore e responsabile delle operazioni di Etihad Ship Building, una branca di Fincantieri che si occupa della manutenzioni delle navi che Fincantieri ha fornito alla Marina Militare degli Emirati Arabi Uniti.
Il mio compito è quello di individuare le opportunità di business nel waste to energy (produzione di energia da rifiuti urbani o scarti di produzione)”.
Quali sono i vantaggi, per un’azienda italiana come Fincantieri, di trovarsi a Dubai oggi?
“Con la saturazione del mercato europeo, il riferimento è inevitabilmente il Medio Oriente.
Il mio compito è stato in un primo momento quello di ricostruire la rete commerciale estera di Fincantieri e Dubai, per la posizione, per il ruolo che oggi ricopre, è la sede ideale”.
Quali saranno gli effetti della pandemia del Covid-19 nel mercato energetico?
“Nei paesi più sviluppati mi aspetto un freezing degli investimenti sul prodotto nuovo, mentre cresceranno i bisogni legati al service e alla manutenzione. In Italia, secondo me, si dovrà ripensare a tutto il modello Paese. Dal punto di vista pubblico si dovranno sostenere nuove forme di produzione di energia ad esempio inceneritori di nuova generazione come quelli che già esistono in Nord Europa”.
Quali sono le nuove strategie in tema di politica energetica?
“In Europa bisogna rivedere soprattutto il modo di produrre, di smaltire oltre che investire nelle energie alternative. L’Italia ha bisogno di un Green New Deal, un sistema che converta le centrali, lavori sul rinnovamento del processo produttivo e sugli scarti.
In Sicilia le centrali lavorano al 20% del loro carico, ci sono pochi impianti produttivi e vedo uno sviluppo positivo e in crescita, ormai da anni, degli impianti legati alle fonti alternative e progetti green. Fincantieri in Sicilia potrebbe contribuire allo sviluppo di progetti importanti ma occorre una sinergia tra tutti gli attori in campo”.
Quali sono le strategie per ripartire dopo questa pandemia?
“Se io fossi una piccola impresa italiana punterei principalmente su una supply chain snella e proverei a produrre il più possibile in casa. Servirebbero incentivi fiscali per la ricerca e sviluppo oltre a reali politiche per lo sviluppo di distretti produttivi. L’Italia potrebbe uscirne più forte se spinge sul Made in Italy e la produzione locale”.
Il suo ritorno in Sicilia, per ora a metà, significa anche investire in questa Isola?
“Non sarebbe la prima volta. Con due amici, imprenditori siciliani, sono partner di una società, con sede a Cefalù, che si occupa prevalentemente di mobilità sostenibile e di soluzioni definite IoT (Internet of Things). Con la mia società di consulenza invece provo ad aiutare (spesso pro-bono) gli imprenditori siciliani nel processo di internazionalizzazione e networking”.
Quali sono i risultati?
“Non è facile. Secondo me la Sicilia ha molte eccellenze, spesso sono delle piccole gemme nascoste, purtroppo a volte gli imprenditori siciliani sono spesso bloccati nello loro visioni miopi e poco lungimiranti”.
Con Sikelia Suites, la sua nuova società, ha invece puntato sul turismo siciliano.
“Sikelia Suites è un progetto condiviso con Alessandra, la mia compagna, che da romana si è innamorata della Sicilia. Abbiamo deciso di investire a Noto, con l’acquisto di un immobile di fine ottocento che sarà molto più di una semplice struttura ricettiva. La nostra idea è quella di creare business collaterale alla ricezione: turismo destagionalizzato, percorsi di digital detox per manager, micro tour che puntano sullo slow travel. Il tutto lavorando solo con realtà locali: dai produttori alle guide. Il target al quale puntiamo è medio-alto, sia nazionale che internazionale.
CURRICULUM
Giuseppe Paladino, palermitano e siracusano di origine e formazione, è cittadino del mondo per cultura, professione e vocazione. Una laurea in ingegneria aeronautica, una carriera manageriale per l’americana General Eletric che lo ha portato in giro per il mondo, dal Sud America, all’Africa al Sud Est asiatico. Oggi lavora a Dubai per Fincantieri dove è vice presidente e responsabile delle vendite per la divisione energia.