Giuseppina Battaglia: “Galassie nane, la mia scelta romantica” - QdS

Giuseppina Battaglia: “Galassie nane, la mia scelta romantica”

Giuseppina Battaglia: “Galassie nane, la mia scelta romantica”

Biagio Tinghino  |
sabato 25 Marzo 2023

Astronoma vittoriese, oggi ricercatrice all’Instituto de Astrofísica de Canarias

VITTORIA (RG) – “Ho sempre considerato l’astronomia come una delle branche della scienza più emblematiche del costante aspirare al sapere dell’umanità” – così esordisce Giuseppina Battaglia, astronoma presso l’Instituto de Astrofisica de Canarias, intervistata per il QdS. Originaria della città di Vittoria, nel ragusano, nel corso della sua carriera ha pubblicato circa 90 articoli su riviste di settore ed in particolare, recentemente, è stata invitata a pubblicare un articolo di revisione della letteratura sulla rivista Nature Astronomy, parte del Nature Publishing Group.

Da Vittoria all’Instituto de Astrofísica de Canarias, a Tenerife (Spagna), qual è stato il percorso che ha affrontato in questi anni?
“Ho conseguito la Laurea in Astronomia nel 2003, all’Università di Bologna. Durante la ricerca per l’argomento su cui basare la tesi di laurea, conobbi il Prof. Renzo Sancisi, che aveva svolto la maggior parte della sua carriera scientifica al Kapteyn Astronomical Institute, nei Paesi Bassi, dove ho svolto la mia tesi di laurea e poi il dottorato di ricerca, sotto la supervisione di Prof. Dr. Eline Tolstoy e Prof. Dr. Amina Helmi. Dopo un’esperienza all’European Southern Observatory in Germania, sono ritornata in Italia presso l’Inaf- Osservatorio Astronomico di Bologna, fino agli inizi del 2014. Dal 2014 faccio parte dell’Istituto de Astrofisica de Canarias, a Tenerife, in Spagna, prima come Ramón y Cajal fellow, e dal 2020 come ricercatrice di ruolo (‘Científica Titular de OPI’); oltre al lavoro di ricerca, dirigo tesi di laurea specialistica e di dottorato, sono responsabile di diversi progetti ed ho ruoli di coordinazione”.

Com’è nata la passione per l’astrofisica e quando ha capito che questo campo sarebbe diventato il suo futuro?
“Come succede a molti studenti di astronomia, la scelta iniziale si deve a motivazioni, in un certo senso, ‘romantiche’. Io rimasi affascinata dalla bellezza di alcune immagini delle parti centrali della Via Lattea sfogliando le pagine dell’enciclopedia che i miei genitori avevano sapientemente messo a disposizione di noi figlie. La profonda convinzione che questo campo sarebbe diventato il mio futuro, l’ho avuta quando ho finalmente iniziato a fare ricerca, ed è una convinzione che si rinnova sempre più forte negli anni”.

Quali sono le ricerche più importanti che ha condotto?
“Per la maggior parte della mia carriera ho studiato quelle che si chiamano ‘galassie nane’, che sono oggetti con una luminosità da centinaia a milioni di volte inferiore a quella di galassie come la Via Lattea e che possiamo studiare in gran dettaglio solo nel nostro ‘vicinato galattico’. Nel modello attualmente più accettato riguardante la formazione delle strutture nell’Universo, ci si aspetta che le galassie nane siano le prime galassie a formarsi nell’Universo e che siano i mattoncini da cui parti di galassie come la Via Lattea vengano formate. Ho contribuito a svelare che queste galassie sono in realtà sistemi di una complessità inaspettata. Se consideriamo come punto di partenza la teoria della relatività generale, i dati ci dicono che la maggior parte della materia nell’Universo è formata da particelle di natura sconosciuta (denominata ‘materia oscura’). Le galassie nane sembrano contenere grandi quantità di materia oscura rispetto alla materia ‘ordinaria’. Nei miei studi ho proposto metodi per dedurre la distribuzione di materia oscura in queste galassie con maggior precisione che nel passato e mi occupo di determinare quali proprietà di queste galassie possano causare incertezze in queste misure”.

Il mondo dell’astrofisica è un mondo fatto di pari opportunità o anche qui le donne soffrono di stereotipi?
“In molti paesi, la percentuale di donne che si laureano in astrofisica e conseguono un dottorato di ricerca in questo campo è molto simile, se non lievemente superiore, alla percentuale di uomini, per poi scendere drasticamente ad un 10-20% a livello di staff. Il famoso ‘effetto forbice’. L’astrofisica è in generale un campo dove la stabilità lavorativa si raggiunge dopo molti anni dalla fine del dottorato, e spesso richiede molta flessibilità a livello di mobilità. È naturale quindi chiedersi se le donne ricevano dai loro partner, e dalla loro rete familiare e sociale il supporto necessario per affrontare le sfide che questo tipo di carriera impone. Personalmente, l’ho ricevuto, ed è sicuramente stato strumentale per conseguire l’obiettivo della carriera nella ricerca”.

Quali sono i suoi obiettivi per il futuro?
“Tra gli obiettivi dei prossimi anni, sicuramente, figura l’utilizzo di dati della spettacolare missione spaziale Esa Gaia e di alcuni dei maggiori progetti internazionali pianificati per lo studio della Via Lattea e delle galassie nane, come Weave e 4Most. Mi piacerebbe utilizzarli per capire il ruolo del ‘cannibalismo galattico’ nella formazione delle galassie nane e della Via Lattea, e per studiare la loro componente di materia oscura nella maniera più precisa possibile. E guardando un pò più al futuro, spero di poter beneficiare nella mia ricerca anche dei dati provenienti dall’European Extremely Large Telescope, il progetto per il telescopio ottico-infrarosso di maggiore diametro al mondo (39 metri), e che dovrebbe vedere la luce alla fine di questa decade”.

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