Dal 16 al 30 settembre la Fondazione Sant’Elia ospiterà i lavori realizzati da sette siciliani. Il sindaco Orlando: “Censiti con la Soprintendenza i muri da destinare alla street art”
PALERMO – Un murales nato a Palermo farà il giro del mondo, una fotografia scattata a Cuba sarà proiettata digitalmente negli Stati Uniti, un’immagine venuta fuori in Costa Rica potrebbe apparire su una parete in Angola. L’arte non conosce confini, muri, celle, barriere: è libera di esistere, respirare, discutere e far discutere. E durante la pandemia, sono stati tantissimi gli artisti che hanno ripensato il loro rapporto con il sistema-arte, avviano un dialogo che ha superato i Paesi per stringersi un unico abbraccio collettivo.
One Voice nasce da qui: un movimento sociale che promuove un festival outdoor internazionale dove l’arte pubblica diventa mezzo per ispirare e unire le comunità. Fondato da Gil Shavit (Perù) ed Eugene Lemay (Usa), ‘One Voice’ è nato durante i momenti più difficili della pandemia come progetto di solidarietà in un momento di incertezza mondiale. E ha raccolto adesioni immediate, tanto da creare un unico filo rosso attraverso 20 città, di 14 Paesi in cinque continenti; senza contare che è sceso in campo il gotha della street Art, da Ron English ai California Locos, Hugo Gyrl, Chroboogie, Hiero Noriega o Nate Dee. Palermo ha aderito ad One Voice ed è pronta a fare la sua parte: dal 16 al 30 settembre Fondazione Sant’Elia ospiterà i lavori di sette artisti siciliani realizzati durante il lockdown: Mario Bajardi, Gandolfo Gabriele David, Andrea Kantos, Giacomo Rizzo, Mauro D’Agati, Igor Scalisi Palminteri, Nicola Pucci, Max Serradifalco e Antonio Macaluso.
Artisti che hanno sposato appieno lo spirito di One Voice e sono già al lavoro per completare le opere – tele, video, fotografie, installazioni, note -, ognuno secondo la propria, personale cifra artistica, ispirazione, carattere. I lavori “occuperanno” in maniera totale l’area di Palazzo Sant’Elia, dalla Cavallerizza alle corti esterne, salendo alla Loggia o affacciandosi su via Maqueda, mentre un murales di otto metri, di grande impatto emotivo e di forte significato sociale, nascerà nel quartiere palermitano dello Sperone, vicino ad una scuola vandalizzata durante il lockdown. L’ideazione del murales è nata in seno al progetto dell’associazione Beyond Lampedusa, creata per sostenere l’educazione e la formazione di minori vulnerabili.
“Da tempo – ha detto il sindaco Leoluca Orlando – la città di Palermo ha censito, in sinergia con la Soprintendenza, i muri della città da destinare alla street art: sono 28 e di questi, 24 possono essere utilizzati per interventi di natura temporanea”.
“Riqualificare e riconsegnare: oggi l’arte e la vita della città si intrecciano come confermato da Manifesta12 – hanno aggiunto per la Fondazione Sant’Elia il sindaco e il sovrintendente Antonio Ticali -; e la street art spesso parla alla città in maniera più incisiva e immediata di altri interventi. One Voice riesce nell’intento: mai come in questo caso, l’arte pubblica unisce la comunità, la rende partecipe, la invita a difendere ciò che le appartiene e in cui si riconosce”.
One Voice è un progetto ideato da Fondazione Fugaz Arte De Convivir, Perù| Mana Contemporary, Usa. Fino a questo momento hanno aderito Perù, Usa, Portogallo, Angola, Panama, Italia, Cuba, Costa Rica, Israele, Costa d’Avorio, Cina, Australia, Giappone, Romania. Per la città di Palermo la sede ospitante è Fondazione Sant’Elia, in collaborazione con Mlc Comunicazione. Patrocinio del Comune di Palermo e della Città Metropolitana di Palermo.