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Gli effetti della pandemia globale sulla violenza di genere

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Gli effetti della pandemia globale sulla violenza di genere

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lunedì 03 Maggio 2021

La pandemia globale che ci siamo trovati ad affrontare senza alcun preavviso ci ha messo e continua a metterci a dura prova sotto tantissimi aspetti: sanitario, economico, scolastico e personale

La pandemia globale che ci siamo trovati ad affrontare senza alcun preavviso ci ha messo e continua a metterci a dura prova sotto tantissimi aspetti: sanitario, economico, scolastico, lavorativo, personale.

Il Covid-19 si è manifestato a noi come una livella, mettendoci in ginocchio tutti contemporaneamente e facendoci rendere conto che l’uomo e le sue smanie di controllo non possono niente di fronte all’imprevisto.

Tuttavia, in queste condizioni estremamente precarie, abbiamo affrontato ogni giorno con l’ansia che il mondo intero potesse crollarci addosso con tutto il suo peso, e ci siamo anche sentiti fortunati quando non è successo. Ogni volta abbiamo tirato un sospiro di sollievo quando i nostri parenti sono rincasati dal lavoro senza essere stati contagiati, abbiamo ringraziato per il cibo sulla tavola e di avere sopra la testa il tetto di casa nostra e non quello di un ospedale al limite del sovraffollamento.

Ma non tutti sono stati così fortunati: c’è chi durante la
pandemia non ha potuto disporre della connessione a internet, e quindi di una
possibile finestra sul mondo o uno strumento per studiare o per rimanere in
contatto con gli amici e i compagni di scuola; chi ha perso genitori, coniugi,
figli, nipoti e amici a causa del Covid; chi è stato costretto a vivere
separato dai propri cari oppure a stretto contatto, senza via di fuga. Ecco, di
questo parleremo con Valentina Gueci, storica e critica d’arte e operatrice
antiviolenza.

Ci può parlare del fenomeno della violenza sulle donne
durante il lockdown?

Con l’insorgere dell’emergenza epidemiologica di Covid-19 nei
primi mesi del 2020, i media e i servizi specializzati hanno fin da subito
iniziato a parlare di un probabile futuro aumento dei casi di violenza domestica
a causa del confinamento forzato del lockdown e alle difficoltà per le vittime
conviventi con il maltrattante di denunciare e rivolgersi ai servizi di
supporto. In particolare molte donne che svolgevano lavori informali, che hanno
perso durante la quarantena, sono risultate maggiormente esposte essendo
costrette a lunghi periodi in casa, diventando dipendenti economicamente dai
loro compagni, con conseguenti difficoltà a sottrarsi alla violenza. La
violenza domestica presuppone la messa in atto da parte dell’abusante di una
vera e propria strategia di controllo, isolando la donna dalle sue reti e fonti
di sostegno esterno, principalmente la famiglia e gli amici. Questi dati sono
stati pubblicati dall’indagine eseguita da CEPOL nel luglio 2020. Si parla di
questo fenomeno come “pandemia ombra”.

E l’Italia davanti a questa tragica situazione come ha
reagito?

A livello internazionale ed europeo sono state fornite delle
linee guida per fronteggiare quest condizione di abuso aumentato, che altro non
ha fatto che sottolineare il bisogno di incrementare i servizi di sostegno per
le donne in difficoltà. In Italia di notevole importanza è stato il numero
verde 1522, promosso dal Dipartimento delle Pari Opportunità presso la Presidenza
del Consiglio dei Ministri, ossia un numero gratuito che ha consentito nella
fase più critica della pandemia di mettere in contatto le donne in difficoltà
con centri di supporto: rispondono delle operatrici specializzate che
forniscono alla vittima sostegno psicologico, giuridico e orientamento rispetto
ai servizi sul territorio, come segnalare centri anti-violenza e case rifugio.

A livello tecnologico ci sono delle App che permettono la
segnalazione di abusi?

L’applicazione Youpol realizzata dalla Polizia di Stato.
A partire dal 27 marzo 2020 è stata estesa anche ai reati di violenza
domestica, benché inizialmente concepita per segnalare episodi di spaccio e
bullismo. Si può infatti notare come dall’1 marzo al 16 aprile 2020 ci sia
stato un aumento del 73% delle vittime rispetto al periodo del 2019 che hanno
chiesto aiuto nel 59% dei casi in più rispetto allo scorso anno.

Secondo lei esiste un monumento o opera d’arte che
potrebbe avere un significato come un monito da seguire in questo difficile
periodo di aumento di violenza di genere?

Sì, secondo me l’opera che meglio rappresenta questa
situazione è la Medusa di Luciano Garbati a New York. La statua rappresenta
Medusa che tiene in una mano una spada e nell’altra la testa di Perseo.
L’artista capovolge così il mito greco, richiamando l’attenzione sul fatto che
Medusa non ebbe alcuna colpa per ciò che le è stato inflitto: era una donna
così bella che nessuno poteva resisterle, neanche il Dio del Mare Poseidone,
che un giorno la stuprò nel tempio di Atena. La Dea, infuriata e gelosa,
trasformò Medusa in un mostro con serpenti al posto dei capelli, conferendole
la maledizione di tramutare in pietra chiunque l’avesse guardata negli occhi.
Successivamente Perseo, per non essere pietrificato, le tagliò la testa. Medusa
è così solo una vittima all’interno di questo crudele schema che altri hanno
stabilito per lei impedendole di avere voce in capitolo. La statua è stata
eretta a New York, davanti al Tribunale dove l’ex produttore di Hollywood,
Harvey Weinstein, è stato condannato a 23 anni di carcere, riconosciuto
colpevole di stupro e aggressione sessuale.

Quali altre leggi potrebbero migliorare la riduzione del
fenomeno di violenza?

Ad esempio se venisse approvato il DDL Zan: una legge per
contrastare fenomeni di omofobia, misoginia e abilismo. Ricordiamoci che la
violenza non è solo fisica ma può essere anche psicologica sotto forma di frasi
offensive e lesive.

Ma la pandemia ha anche avuto delle conseguenze sui
giovani…

Tra le mura di casa in questi lockdown aumentano abusi e
violenze anche sui minori purtroppo, contribuendo ad un isolamento psicologico
devastante. Numerose sono state le chiamate anche al telefono azzurro. Il Covid
è stato devastante sotto molti punti di vista oltre la salute, vi sono stati
anche aumenti di violenza, come detto pocanzi, e disagio economico in molte
famiglie. Essendo insegnante spesso ascolto quello che dicono le mamme dei miei
allievi: lamentano il fatto che i figli stanno segregati in casa senza nessuna
possibilità di confrontarsi e giocare con i coetanei o senza poter vedere i
nonni a cui sono legati per paura di contagiarli.

Si può dire che si tratta di un tempo sospeso.

Assolutamente. C’è chi riesce a sfruttare questo tempo in maniera creativa, leggendo, creando qualcosa, scrivendo; c’è chi invece non riesce a trovare ispirazione stando a casa. Quindi c’è proprio un contrasto che ha portato ad un impoverimento culturale profondo, dato anche dalle misure restrittive su teatri, cinema e quant’altro. Ad ogni modo la gente è ansiosa di ritornare a vivere in libertà, a prendere un semplice caffè al bar seduti al tavolino senza aver paura di essere investiti da qualcosa di cattivo ed invisibile. Speriamo di poterci tornare quanto prima.

Rossella Azzara

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