Gli embrioni umani si autoriparano a partire dal secondo giorno di vita - QdS

Gli embrioni umani si autoriparano a partire dal secondo giorno di vita

redazione

Gli embrioni umani si autoriparano a partire dal secondo giorno di vita

mercoledì 03 Luglio 2019

Lo ha dimostrato uno studio presentato al congresso Eshre 2019 dall’Institut Marques

in collaborazione con ITALPRESS

MILANO – L’embrione umano sa autoripararsi, eliminando le cellule difettose, dal secondo giorno di vita. Lo dimostra uno studio di Institut Marques, presentato al congresso della Società europea di riproduzione umana ed embriologia (Eshre) 2019, che cambia i criteri di valutazione degli embrioni dimostrando come le cellule anormale possano essere eliminate e sostituite da altre sane, guarendo l’embrione.

Ci sono embrioni che, giunti al loro secondo o terzo giorno di vita, assorbono alcune delle proprie cellule anomale per auto-guarirsi. Fino ad ora, questo fenomeno, noto come divisione inversa, era considerato segno di un possibile difetto alla nascita. Lo studio di Institut Marques mette in luce la capacità dell’embrione umano di eliminare le proprie cellule difettose, a partire primi giorni di vita, per ripararsi e continuare il percorso di crescita. Per dimostrarlo, l’equipe di Institut Marque’s ha condotto uno studio retrospettivo su 23.340 embrioni, il cui sviluppo – dalla fecondazione allo stadio di blastocisti – è stato documentato in video.

I risultati rivelano come gli embrioni che hanno riassorbito le cellule difettose e continuano a dividersi fino a blastocisti (stadio iniziale dello sviluppo embrionale, che appare il 5 ° e il 6 ° giorno dopo la fecondazione) abbiano lo stesso tasso di impianto, di gravidanza evolutiva di un bambino nato sano.

“È emozionante – ha spiegato Marisa López-Teijón, direttrice di Institut Marques – scoprire che gli esseri umani, già dal secondo giorno di vita siano in grado di rilevare che una delle loro cellule sia stata alterata e abbiano la capacità di eliminarla e di continuare a crescere in buona salute. Questo ci insegna che in natura l’importante non è nascere perfetti, ma saper correggere i propri difetti”.

Nel 2016 Magdalena Zernicka-Goetz dell’Università di Cambridge aveva studiato il fenomeno sui topi. In laboratorio i ricercatori osservarono che negli embrioni con metà delle cellule che mostrano anomalie, queste ultime sono venute meno per morte cellulare programmata, permettendo alle cellule normali di sostituirle e portando ad un embrione sano.

Secondo le norme stabilite, si ritiene che gli embrioni che non seguono le condotte abituali abbiano meno possibilità di sviluppo. Attualmente è considerato ideale che al suo secondo giorno di vita un embrione presenti quattro cellule e il terzo otto cellule. Alla luce delle recenti osservazioni di Institut Marques è possibile rivalutare queste linee guida, dimostrando che molti criteri standard sono errati.

Ci sono embrioni che, improvvisamente, al secondo o terzo giorno, fanno sparire una delle loro cellule, passando, per esempio, da quattro a tre per poi continuare a dividersi, come se nulla fosse accaduto: “Ogni embrione – ha concluso López-Teijón – funziona come una squadra di cellule controllate da un leader, con l’obiettivo di vivere. Se alcune cellule iniziano a dividersi in modo anomalo e fuori controllo, i cattivi vincono e l’embrione non può svilupparsi. Al contrario, se l’anomalia è circoscritta fin dall’inizio della vita, gli esseri umani sono in grado di correggere i loro punti deboli, di seguire i criteri corretti e andare avanti nella vita”.

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