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Giovanni Pizzo  |
lunedì 07 Febbraio 2022

Era un assurdo, politicamente, una ascesa per via di azzeccamento di garbugli, e non tramite un congresso o un assemblea democratica

Chi di spada perisce di spada perisce. Il tentativo metagiuridico di mandare un Avvocato alla guida di un partito politico è naufragata per via giudiziaria. Il tribunale di Napoli, su istanza di alcuni iscritti al movimento 5stelle, ha sospeso il nuovo statuto su cui si è fondata la nomina di Giuseppe Conte a capo dei 5stelle. Su questo statuto l’avvocato del Popolo aveva espresso tutta la sua verbosa sapienza giuridica mostrandola  al volgo pentastellato come Mosè con le Tavole della Legge.

L’assurdo politico

Era un assurdo, politicamente, una ascesa per via di azzeccamento di garbugli, e non tramite un congresso o un assemblea democratica. Anche Grillo, che accusò Conte di ignoranza politica, esplose allora in tuoni e fulmini, ma il capriccioso avvocato decretò “O Statuto o morte”. E Statuto fù.

Oggi lo statuto, e conseguentemente il presupposto su cui si è fondata la nomina di Conte a Capo Assoluto dei 5stelle, è stato sospeso in via cautelare, riscontrando vari elementi che evidenziano l’incapacità di una via democratica alla partecipazione politica in quel movimento, diventato partito, diventato non si sa cosa oggi. Attenzione,  quello della partecipazione democratica alla vita politica dentro i partiti è un problema generale, ma i 5stelle ne erano privi per nascita. Gianroberto Casaleggio aveva creato così questa community politica. Se poi, da Community, passi a determinare la vita pubblica del paese, ovviamente le contraddizioni scoppiano e si evidenziano. Il tentativo leguleio dell’avvocato di provincia pugliese era onestamente un arrampicarsi sugli specchi. Prima o poi sugli specchi scivoli, e le logiche della politica si riprendono il loro spazio. La politica nei 5stelle l’ha capita esclusivamente il doroteo Di Maio, che oggi è destinato ad essere il vincente di questa querelle.

Addio elevati

Addio agli elevati, agli Unti del Signore, ai cooptati dall’alto, ai vincitori delle lotterie. Come nel film Good bye Lenin di Wolfgang Becker siamo davanti ad una satira del potere, non ad una governance politica. Il consenso si prende con la fatica sui territori, con le proposte, con il lavoro e non con la comunicazione. È la dura legge della politica, per un po’ te ne puoi allontanare, ma poi ti riporta alla realtà.

È la politica bellezza! Saluti a Casalino.

Così è se vi pare.

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