Filippo ha ucciso Giulia. È il primo? No, l’ennesimo. Era un drogato, un islamico pakistano, un poco di buono che era cresciuto in una famiglia borderline? No era un bravo ragazzo, così dicevano i suoi. I suoi, i genitori dei tanti Filippi rimangono basiti se il bravo ragazzo uccide, molesta, stupra qualche coetanea. Sembrano non conoscerli o riconoscerli. Sono famiglie normali, normalissime. Ma è proprio questo il punto. Siamo in un momento di Dio, Patria e famiglia. La patria si trova davanti all’emotività della vicenda di Giulia incredibilmente, poco credibilmente, pronta. Faremo la prossima settimana un decreto del governo per insegnare a scuola l’affettività, dice Valditara, come fosse un novello Crepet. Sa tutto di molto improvvisato, estemporaneo, cotto e mangiato per il telegiornale incipiente. C’è stato un dibattito scientifico, sociale, c’è un modello organizzativo, della formazione specifica, si assumeranno degli psicologi nelle scuole, in quale ciclo, con quali soldi? Boh, è tutto così improvvisato questo tempo, come improvvisate sembrano le famiglie dei Millennials e Generazioni Zero. Dico qualcosa di impopolare, ma le mamme hanno veramente svezzato ed educato questi figli maschi? I padri sono stati presenti o assenti, per convenienza, distratti da Padel o colleghe di lavoro? I genitori li hanno protetti, giustificati e concesso tutto, o li hanno insegnato i no, questo non lo puoi fare, i no che aiutano a crescere. Perché se uno nella vita non ha mai ricevuto un no, su piccole cose, su paghette o uso di mezzi, poi non riesce a gestire un no da una donna coetanea, che non si vuole concedere o che vuole terminare una relazione.
I commentatori TV, dalla Bruzzone alla Matone, sono pronti ad andare con sicumera da Zia Mara, magari Recalcati ci farà uno speciale monologo, Gramellini è già alla ricerca della parola giusta per esprimere il fenomeno. Ma il problema non è Filippo, o Apache o Ciro, o la cattiva Giulia Bongiorno, che difende la cattiva soggetta, per Grillo e famiglia. Il problema siamo noi, che ci siamo fatti i fatti nostri, e non riusciamo ad essere genitori, che non è essere una coppia, è essere educatori responsabili. Abbiamo delegato, ad uno dei genitori, oppure alla scuola, che se poi sanziona il nostro bravo ragazzo non ci va più bene, ha ragione nostro figlio. Perché? Perché è nostro figlio, ed è giusto così, se no poi dobbiamo metterci in discussione, e non abbiamo tempo, comincia il Padel o l’aperitivo con le amiche, o Ballando sotto le Stelle. E poi noi famiglie italiane cresciamo bravi ragazzi, goodfellas, che si trasformano in criminali, ma non è colpa nostra. Nel mondo di Dio, patria e famiglia non è colpa della patria, ottima che ci aiuta in tutto appena c’è un problema attenzionato sul web, non è colpa della famiglia che vediamo sempre costernate fra dolori e fallimenti mai sensi di colpa, mai nessuno che dica scusate ho sbagliato tutto. Forse è colpa di Dio, che non ha mandato un altro Diluvio universale.
Giulia aveva solo una colpa, si stava laureando prima di Filippo e questo ragazzo, senza senso e costrutto, non voleva, si sarebbe allontanato da lei pensava. E per questo l’ha uccisa.