Per assegni da 1.568 euro. La stangata ai pensionati sarà operativa dal primo giugno prossimo, giornata in cui scenderanno in piazza anche Cgil Cisl e Uil. Salta una mensilità ogni dodici
Conto alla rovescia per il conguaglio gennaio-marzo del taglio della rivalutazione annuale degli assegni superiori a 1.522 euro al mese (oltre tre volte il minimo) che sarà operativo dal primo giugno prossimo, giornata in cui scenderanno in piazza anche i pensionati di Cgil Cisl e Uil.
“Dateci retta” sarà il leit motiv che animerà la mobilitazione di Piazza San Giovanni a Roma contro la totale mancanza di attenzione alle ragioni dei pensionati da parte del governo a cui parteciperanno anche i leader delle confederazioni, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo.
Il blocco della rivalutazione delle pensioni d’altra parte avrà, secondo uno studio della Uil “effetti ingenti” sugli assegni pensionistici.
Il sindacato infatti stima come, sommando alle norme del governo Conte tutti gli stop che si sono succeduti dal 2011 a oggi, una pensione di 1.568 euro nel 2019, di poco dunque superiore a tre volte il minimo, possa perdere in maniera permanente circa 960 lordi annui. Un taglio che arriverà a 1.489,64 euro, sempre lordi annui, per quelle pensioni che nel 2011 erano pari a 1.900 euro mensili e che nel corso di questi 8 anni hanno subiro un mancato incremento del 6,03% annui.
Svanisce di fatto, accusa ancora la Uil circa una mensilità netta in meno.
Non solo. Il blocco produrrà risparmi per lo Stato pari a 3,6 miliardi di euro per i prossimi tre anni, che diverranno 17,3 miliardi nel prossimo decennio.
Somme, polemizza il segretario confederale Domenico Proietti, ben lontane dai “pochi spiccioli a cui fece riferimento il Presidente, Giuseppe Conte, quando paragonò i pensionati all’avaro di Molière”.
Ai blocchi come previsto dalla legge di bilancio, anche il taglio sulle pensioni d’oro eccedenti i 100 mila euro lordi annui (compresi i supplementi di pensione e le pensioni supplementari, a prescindere dal sistema di calcolo adottato per la liquidazione degli stessi), che varrà per i prossimi 5 anni.
Una sforbiciata, come chiarito da una circolare Inps, che prevede una riduzione percentuale del: 15% per la quota di importo da 100.000,01 a 130.000,00 euro; 25% per la quota di importo da 130.000,01 a 200.000,00 euro; 30% per la quota di importo da 200.000,01 a 350.000,00 euro; 35% per la quota di importo da 350.000,01 a 500.000,00 euro; 40% per la quota di importo eccedente i 500.000,01 euro.