Ad Enna in una domenica nebbiosa nasce il nuovo movimento di Miccichè, Lombardo, e Lagalla con guest star Giancarlo Cancelleri
Ad Enna in una domenica nebbiosa, tra uscite autostradali chiuse, strade dissestate, treni fermi, presso l’università Kore, nasce il Grande Arancin Sicilia, il nuovo movimento di Miccichè, Lombardo, e Lagalla con guest star Giancarlo Cancelleri.
Il vero nome, con una palombella bianca di nota provenienza, è Grande Sicilia, ma Arancin è la vera essenza di un asse Palermo-Catania che si fonde sul confine di Sacchitello, la vera frontiera del confine tra il continente siciliano orientale e quello occidentale. All’autogrill di Sacchitello l’arancina palermitana diventa arancino catanese, ma qui si tenta l’impossibile per una Sicilia grande, come il nome in pectore, ma frazionata e divisa. Per cui niente sciarre paesane ma un Arancin, come nel film di Roberto Lipari, ovviamente sia “abburro” che “accarne” come le variegate sfumature della politica siciliana, a presto anche al tonno se aderisse Pachino o Trapani, o al pesce spada in casi di dioscuri messinesi.
Una legatura di riso che riempie lo stomaco dei malati di politica in tempo di diserzione alle urne, ma con condimenti sapidi che stimolino le truppe elettorali, consiglieri comunali, assessori di paese, deputati in cerca di una casa, che leghi un’intesa che sarà prodromo di problemi e interrogativi per l’intera politica siciliana. Perché non solo si pone a legare assi longitudinali, ma anche di segno e culture politiche diverse. Lagalla è un democristiano antico per cultura e frequentazioni, Miccichè è un moderato liberal che guarda sin da giovane a sinistra, Lombardo con la sinistra ci fece un mezzo governo ed ha parlato sul palco, oltre a Cancelleri, pure la giovane e tosta Maria Saeli che non è certo nata nel centrodestra.
Il mix è totale sul piano culturale, anche se le truppe cammellate, oltre mille in sala e nei corridoi adiacenti, sono nell’applausometro di rito lombardiano. Il nuovo movimento, perché sarà appunto mobile, non statico come un partito, si metterà plasticamente a cavallo dei due poli, e tenterà da un lato di pescare da entrambi, soprattutto gli scontenti delle piccole e asfittiche oligarchie, dall’altro potrà diventare l’ago della Bilancia delle prossime tornate elettorali. Banco di prova saranno le provinciali, con almeno due province molto in bilico quali Agrigento e Siracusa. Qui il centrodestra o il centrosinistra classico difficilmente riusciranno ad essere compatti, e la colomba della Grande Arancin siciliana potrebbe già fare la differenza.
Se questo avvenisse altri personaggi, sindaci e notabili locali, potrebbero essere attratti, soprattutto dal fatto che in mezzo ai chicchi di riso ancora non ci sono gerarchie prestabilite. A parte il fatto di fare come desidera alla fine il granduca di Grammichele, Raffaele Lombardo, paese dalla pianta esagonale e tetragona come il suo figlio prediletto, che con fare bonario dispensava frasi affettuose e consigli puntuali, ma senza baci, per quelli rivolgetevi altrove.