L’inefficienza “infrastrutturale” viene da lontano, il Governo Musumeci assicura: “In due anni sbloccati 40 cantieri”
La Sicilia è la regione italiana con il più elevato numero assoluto di grandi opere incompiute: ben 162, pari al 25,3% del dato totale nazionale (640). Escludendo l’ambito statale/sovra-regionale, la Sicilia si classifica, inoltre, al primo posto anche per lo spreco in termini economici: 488 milioni di euro, pari al 12,2% del dato nazionale che somma 4 miliardi di euro. I dati del Primo Rapporto sull’Efficienza Infrastrutturale ideato da Sensoworks – basandosi sull’analisi di dati Istat, Eurostat, Aisre, Unioncamere e Confartigianato – offrono uno spaccato delle politiche e dei risultati nell’ambito dell’efficienza delle nostre infrastrutture e della loro sicurezza, inquadrandolo in un contesto regionale ed internazionale.
La classifica elaborata da Sensoworks vede sul podio dei “flop” in seconda posizione la Sardegna 86 incompiute pari al 13,4% del dato totale nazionale per 247 milioni di euro, segue la Puglia con 54 incompiute pari all’8,4% del dato totale nazionale per 83 milioni di euro. Un podio, dunque, distribuito tristemente tra Sud ed Isole.
Ulteriore aspetto preso in esame dal Rapporto sull’Efficienza Infrastrutturale è la burocrazia. Effettivamente, sul divario infrastrutturale influiscono anche i procedimenti burocratici, che in Italia sono quasi sempre farraginosi. Per quanto riguarda i tempi di realizzazione, la media italiana è di 4,4 anni. Ma a livello territoriale si toccano valori ancora più elevati in Molise (5,7 anni), Basilicata (5,7 anni), Sicilia (5,3 anni) e Liguria (5,2 anni).
Le regioni più virtuose sono invece Lombardia ed Emilia Romagna, dove le opere infrastrutturali sono terminate con maggior velocità. Le due regioni si posizionano prime a pari merito con 4,1 anni di tempo medio di realizzazione. Oltre alle incompiute c’è da considerare l’invecchiamento di ponti e viadotti e la scarsa manutenzione infrastrutturale.
Il nostro Paese, sottolinea il Rapporto, pecca per la carenza di impiego di sistemi Ict e per la scarsità delle risorse allocate, risultando, con un investimento pari ad appena l’1,9% del Pil, ultimo in Ue con un divario di 0,8 punti. Quante sono le infrastrutture che andrebbero subito revisionate in Italia? Secondo il Consiglio Nazionale delle Ricerche sarebbero 12 mila. Ma la rete viaria nazionale si perde poi nelle complesse ed articolate competenze di Autostrade, Anas, Regioni, Province, Comuni e via dicendo. Non essendo mai stato funzionante il catasto delle strade non si può conoscere il numero esatto ma secondo le stime di Sensoworks in Italia i ponti sarebbero circa 1,5 milioni e calcolando poi le campate di ciascun ponte si arriverebbe già così a 4 milioni di strutture da revisionare.
Quante sono quelle sotto monitoraggio? Appena 60 mila, monitorate con i vecchi sistemi delle ispezioni. Di queste 60 mila infrastrutture qualcosa sappiamo ed è già una buona cosa. Delle altre, invece, non sappiamo quasi nulla. “Qui le nuove tecnologie potrebbero dare un contributo risolutivo – scrive Sensoworks – consentendo interventi su larga scala ed in continuo, con acquisizione automatica dei dati e gestione da remoto, permettendo di monitorare grandezze fisiche, 24 ore su 24, 7 giorni su 7”.
Regione: “salvati” 225 milioni di euro
“In due anni di attività l’Ufficio speciale per la progettazione istituito dal governo Musumeci presso la presidenza della Regione, grazie alle convenzioni sottoscritte con molti enti locali dell’Isola, è già stato in grado di sbloccare oltre quaranta opere pubbliche”. È il bilancio dell’impegno portato avanti dalla Struttura insediata a Palazzo Orleans il 7 gennaio 2019 con il supporto offerto a Comuni, Città metropolitane e Aziende sanitarie per la progettazione di strade, piazze, scuole, ospedali e centri raccolta rifiuti.
“Lavori importanti per la collettività – si sottolinea in una nota – che le amministrazioni non sarebbero riuscite mai ad avviare per mancanza di personale tecnico e carenza di risorse”.
“Ogni elaborato prodotto dal team di esperti – dichiara il direttore Leonardo Santoro – ha consentito di accedere a finanziamenti che, proprio per l’assenza di progetti esecutivi, rischiavano di essere perduti. Si tratta, fino ad oggi, di 225 milioni di euro e questo lavoro, svolto sempre con celerità proprio per scongiurare tale pericolo, ha spianato la strada all’avvio dei cantieri”.
Il serbatoio mai riempito
La lista delle cinque grandi opere incompiute più costose della Sicilia pone al primo posto i lavori di costruzione del Serbatoio Piano del Campo sul Fiume Belice Destro e condotta di allacciamento al Torrente Corleone con funzione di adduttore irriguo. Tale incompiuta prevede un intervento di quasi 60 milioni di euro ma secondo gli ultimi aggiornamenti i lavori sono eseguiti per appena il 14% del totale.
Persino il sistema antincendio… in fumo
Al secondo posto i lavori per l’ammodernamento tecnologico e il potenziamento operativo del sistema di radiocomunicazione del Corpo forestale della R.S. compresa l’installazione di una dorsale digitale pluricanale e la realizzazione di un sistema di videosorveglianza di nuova generazione a tutela del patrimonio boschivo e delle aree naturali protette. Parliamo di 33 milioni di euro con lavori eseguiti al 38%.
Una strada che non spunta
Il terzo posto va a Castiglione di Sicilia dove i lavori di costruzione della strada comunale esterna “costa” (23 milioni di euro) non sono stati collaudati nel termine previsto in quanto l’opera non risulta rispondente a tutti i requisiti previsti dal capitolato e dal relativo progetto esecutivo, come accertato nel corso delle operazioni di collaudo.
Quell’arteria interrotta
Quarto posto per il Comune di Aragona dove i lavori per la strada per il potenziamento dell’accessibilità alla S.S. 189 sono fermi al palo e investono 22 milioni di euro. Un’opera importante per l’area interna del Comune di Aragona, Santa Elisabetta, Santangelo Muxaro, San Biagio Platani, Raffadali. I lavori di realizzazione, avviati, risultano interrotti entro il termine contrattualmente previsto per l’ultimazione, non sussistendo, allo stato, le condizioni di riavvio degli stessi.
Intervista al ceo di Sensoworks, Niccolò De Carlo
La giovane startup che vuole “accelerare” le opere in Italia
Niccolò De Carlo, Ceo e co-fondatore di Sensoworks (la giovane startup che monitora le infrastrutture), fornisce al QdS una lettura attenta dei dati isolani. “Abbiamo creato Sensoworks – dichiara – per essere in grado di raccogliere e processare l’insieme dei dati relativi alle infrastrutture con una velocità ed un’efficienza fuori dalla portata umana. In una regione come la Sicilia dove una grande opera su quattro rimane incompiuta, e dove ancora oggi permangono gravissime diseconomie, Sensoworks può dare un contributo risolutivo per invertire questa situazione, non solo migliorando la sicurezza delle infrastrutture ma anche aumentando la trasparenza della gestione degli eventi”.
“Particolarmente in Sicilia, con il ‘Sistema Sensoworks’ i costi di manutenzione si ridurrebbero drasticamente, così come la facilità di accesso ai dati” puntualizza il ceo e co-fondatore di Sensoworks.
“Sicurezza e trasparenza: questi i nostri due valori principali, che passano attraverso uno sviluppo ‘più umano’ di algoritmi predittivi”. Valori che hanno portato la startup romana, ad appena un anno dal lancio, a conquistare una fetta importante di mercato, con progetti di monitoraggio dinamico realizzati per Acea, Anas ed Autostrade, solo per fare alcuni nomi”.
“La situazione italiana – conclude – appare potenzialmente buona: le nostre infrastrutture sono state costruite a regola d’arte ed anche la manutenzione è stata nella maggior parte dei casi adeguata, almeno fino a pochi anni fa. Purtroppo, però, l’ambito delle opere pubbliche è oggi uno dei settori più arretrati nell’introduzione di strumenti Ict”.