Il M5S ritiene sconcertante il comportamento del Governo nei confronti dei lavoratori del 1500 che sono stati liquidati con una letterina. 500 dipendenti da gennaio andranno in Cassa integrazione
“Si ringraziano anche i lavoratori per il loro impegno”. E’ la frase, laconica – riferiscono i sindacati di categoria – che conclude il rapporto di collaborazione tra il ministero della Salute e i dipendenti Almaviva che hanno gestito il delicato servizio 1500 che per due anni ha dato risposte agli italiani sulla pandemia da Covid. Una chiosa, quella del ministero, che appare “sgradevole” ai 500 operatori e alle loro famiglie, che con la chiusura del servizio dal primo gennaio del 2023 saranno ufficialmente posti in cassa integrazione dall’azienda Almaviva che non ha dove impiegarli. Un’agonia che potrebbe durare solo due mesi, fino al 28 febbraio, in cui scadranno gli ammortizzatori sociali. Ciò significherà, per i 500 lavoratori, licenziamento. Circa 400 operatori del 1500 sono siciliani e lavorano nelle sedi di Palermo e Catania.
Il Mef non ha accettato la proroga del servizio gestito da Almaviva
Una situazione, come più volte scritto, aggravata dalla impossibilità di sfruttare la clausola sociale. Sembra dunque tramontata anche l’ipotesi che il ministero della Salute aveva fatto in un tavolo tecnico del 7 dicembre scorso, ovvero quella di convertire il servizio 1500 in un numero di pubblica utilità da dedicare a campagne vaccinali, prevenzioni sanitarie per malattie virali endemiche e altro; ciò al fine di poter dare continuità lavorativa ad almeno 100 full time equivalent. Ma a quanto pare il Mef non ha accettato di inserire tale possibilità paventata dal ministero della Salute nel Milleproroghe.
I sindacati chiedono un incontro al Governo
Le segreterie nazionali dei sindacati di categoria, Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, hanno richiesto intanto un incontro urgente al ministero del Lavoro, a quello delle Imprese e del Made in Italy e al ministero della Salute. “Considerata la situazione di estremo disagio sociale esploso a partire dalla serata di ieri nei territori in cui operano i 500 addetti al servizio – scrivono – si richiede una convocazione urgente nelle prossime ore”.
La reazione del M5S
In prima linea, al fianco dei dipendenti Almaviva, la senatrice palermitana Dolores Bevilacqua, che qualche settimana fa, insieme al deputato regionale Adriano Varrica, ha presentato un’interrogazione parlamentare.
“È sconcertante il comportamento di questo Governo nei confronti di lavoratori che, per servire lo Stato come operatori del numero verde ‘1500’ nel periodo più duro della pandemia, hanno perso il diritto alla clausola sociale nel disinteresse più totale delle istituzioni – affermano Bevilacqua e Varrica -. Sono stati liquidati con una letterina di fine anno in cui il Ministero della Salute ha ringraziato per il lavoro svolto gettando nella disperazione più di 500 famiglie; la maggior parte delle quali tra Palermo e Catania e nel Mezzogiorno. Il metodo – continuano i due politici – ricorda quello del dossier ITA, quando venne aggiudicato il servizio in pieno agosto.
Ora hanno aspettato il 29 dicembre per fare questa azione vergognosa, nella bolla di fine anno tra legge di bilancio e cenone. Eppure il Governo aveva più di due mesi per intervenire, quanto meno con una proroga di sei mesi, in modo da scongiurare l’incubo del baratro occupazionale che adesso si sta concretizzando. La ventilata volontà di procedere ad una nuova gara per un servizio affine al ‘1500’ – aggiungono gli esponenti cinquestelle – non è una soluzione; in questo modo non ci sarebbe infatti nessuna garanzia di tutela e di transito nel nuovo servizio. Al momento non c’è alcun atto concreto mentre gli esponenti istituzionali di centrodestra restano in silenzio. Quella che manca è chiaramente la volontà politica di risolvere questa vergognosa situazione. Conte è stato chiaro coi lavoratori durante la sua ultima visita a Palermo – concludono Bevilacqua e Varrica -. Noi continueremo a fare costante azione di pressione politica e istituzionale perché a questi lavoratori sia garantita la tutela occupazionale che spetta loro. Pertanto chiederemo che venga riaperto fin dai primissimi giorni di gennaio un tavolo di crisi sia a livello nazionale che regionale. Ciascuno deve assumersi le proprie responsabilità davanti ai lavoratori e all’opinione pubblica”.