L’intervista del Quotidiano di Sicilia a Politino, presidente di Unimpresa Sicilia. Sicilia al nono posto per investimenti eco-sostenibili, in cima la Lombardia
PALERMO – Sono 432 mila le imprese italiane che negli ultimi cinque anni hanno investito sulla green economy e sulla sostenibilità per affrontare il futuro. Lo dice l’ultimo rapporto di Unioncamere e della Fondazione Symbola.
A livello regionale la Sicilia si piazza al nono posto con 26.767 imprese che, tra il 2015 e il 2019, hanno effettuato eco-investimenti in prodotti e tecnologie green in una graduatoria che vede ai primi posti la Lombardia (77.691 aziende), il Veneto con 42.963 imprese e il Lazio (40.410 aziende).
Catania è l’unica realtà siciliana presente tra le prime 20 province italiane che hanno effettuato eco-investimenti sempre nel periodo sopra citato; si trova all’ultimo posto con 5.671 imprese mentre primeggia Milano con 30.902 aziende. Il capoluogo etneo è penultimo invece nella classifica per incidenza in percentuale di imprese che hanno effettuato eco-investimenti, sempre tra il 2015 e il 2019, sul totale delle aziende della provincia col 28,7%; in testa è ancora Milano col 35,1%.
Sul tema è intervenuto Salvatore Politino, presidente di Unimpresa Sicilia, al quale abbiamo chiesto in che modo si può superare il divario tra la Sicilia e altre realtà italiane. “La Green Economy è una forma di economia che prevede investimenti pubblici e privati in favore di atti che mirino ad avere una maggiore efficienza energetica, portino alla riduzione delle emissioni di CO2 e cerchino di salvaguardare l’ecosistema” spiega Politino al Qds.
Gli investimenti privati devono essere supportati dalla spesa pubblica, ma non solo, dal momento che sono necessarie anche riforme politiche e cambiamenti che puntino a riscoprire l’importanza della natura e dell’ecosistema. La terra fatica sempre di più a sostenere l’impatto dell’uomo e di conseguenza, quello che si deve avere con la Green economy è l’applicazione di un tipo di sviluppo sostenibile, che porti a crescere il Paese e a non impattare sulla natura.
“In questo quadro – prosegue il presidente regionale di Unimpresa – l’ambiente viene infatti visto come un fattore di crescita economica per l’uomo, dal momento che l’impoverimento delle risorse e il consumo eccessivo delle materie prime comporta anche un aumento di prezzo delle stesse e quindi un danno dal punto di vista dell’economia. Il problema principale della Green economy è che però richiede una trasformazione profonda della società, che spesso però la comunità non è in grado ancora di mettere in atto o concepire. In primo luogo, deve avvenire una presa di coscienza da parte delle aziende che devono farsi carico di quella che in inglese viene definita corporate social responsibility, responsabilità sociale d’impresa, che prevede l’impegno da parte dell’azienda nell’azione di strumenti e tecnologie che mirino a impattare il meno possibile sull’ambiente. Purtroppo, ancora in Sicilia l’economia di molte province non sembra disporre di un margine di indebitamento necessario per investire e orientare il sistema produttivo verso parametri più ecologici. Basti pensare che in questo momento il Sud Italia soffre tantissimo il problema dei rifiuti e c’è un arretratezza nel sistema energetico nonostante si stia cercando di trovare delle soluzioni concrete a queste criticità”.
“Per fare ciò – conclude Politino – è necessario uno sforzo mirato del pubblico e del privato”.
Secondo il presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci, in riferimento alla situazione nazionale, “la Green Economy è la migliore risposta alla crisi che stiamo attraversando”.