Neanche il Green pass riesce a dipanare il nodo discoteche - QdS

Neanche il Green pass riesce a dipanare il nodo discoteche

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Neanche il Green pass riesce a dipanare il nodo discoteche

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giovedì 22 Luglio 2021

Ad oggi regna un clima di incertezza sulla possibile ripresa. Abbiamo affrontato questi temi con Maurizio Pasca, presidente nazionale di Silb - Fipe.

Tra gli argomenti all’ordine del giorno per la maggioranza di governo c’è, sicuramente, il nodo discoteche. I locali dell’intrattenimento notturno, ancora una volta, tornano d’attualità nel periodo estivo in seguito alle graduali e totali riaperture. Ad oggi regna un clima di incertezza sulla possibile ripresa, che pesa particolarmente per un comparto già duramente colpito. Abbiamo affrontato questi temi con Maurizio Pasca, presidente nazionale di SILB – Fipe.

Secondo quanto emerge dalla riunione tra Regioni e Governo, le discoteche resteranno chiuse. Lo avrebbe deciso la cabina di regia che si è riunita a Palazzo Chigi. Nessun accesso, dunque, neanche per i possessori di Green pass. La Lega in cabina di regia avrebbe insistito per l’apertura, con nuove regole. 

La lunga chiusura: oltre il danno anche la beffa

“La chiusura delle discoteche è iniziata il 23 febbraio
2020, diciotto mesi di chiusura ininterrotta tranne che per il 10% delle
attività, che lo scorso anno hanno potuto riaprire nel periodo estivo, per
essere nuovamente fermate il 17 agosto con un provvedimento del Ministro
della Salute
Speranza. Il settore, quindi, è il più danneggiato da questa
pandemia. Ci sono pochi ristori, tante aziende vicine al fallimento e un intero
comparto al collasso. Oltre al danno economico subìto c’è anche la
beffa
, perché si balla ovunque tranne che in discoteca… Si balla nei bar,
nei ristoranti, nelle ville private e nelle piazze, spesso con la compiacenza
delle stesse amministrazioni locali”.

Ipotesi Green Pass

 “Il Green Pass? Da
marzo 2021 abbiamo proposto l’apertura delle nostre attività tramite questo
lasciapassare
, adesso ne stanno parlando tutti, ma noi lo abbiamo chiesto
in tempi non sospetti. Se il governo avesse sostenuto questa proposta i nostri
locali sarebbero diventati Covid-free, ma invece ha preferito far proliferare
l’abusivismo nel settore. Era prevedibile che accadesse, perché nessuno poteva
pensare di tener fermi così a lungo i 3 milioni di giovani che frequentano
abitualmente i luoghi dell’intrattenimento. Bar, ristoranti e stabilimenti
balneari al momento delle riaperture hanno, furbescamente, congiunto anche  il divertimento ed il piacere del ballo, e il
guaio è stato fatto. Di conseguenza si è creato l’innalzamento della curva dei
contagi… D’altra parte gli assembramenti li abbiamo visti dappertutto,
specialmente durante gli Europei di calcio. Tutti accalcati nelle piazze per
guardare le partite e per festeggiare”.

“Non siamo degli untori”

“L’anno scorso, addirittura, siamo stati additati come i
diffusori della pandemia…  Noi colpevoli
per la seconda ondata? Ma stiamo scherzando? Ci hanno imposto la chiusura il
17 agosto e l’innalzamento della curva dei contagi si è verificato due mesi
dopo, tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre
. L’incubazione, lo
sappiamo, è di 14 giorni, quindi se la responsabilità fosse stata delle
discoteche a fine agosto si sarebbe dovuto verificare il boom dei contagi. Invece
così non è stato, ed è accaduto tutto con la riapertura delle scuole e la
ripresa al 100% del trasporto pubblico. Però è più facile scaricare le
responsabilità sull’anello più debole, in questo caso il divertimento e
l’intrattenimento nei nostri locali. D’altra parte, dopo la chiusura della
scorsa estate, gli assembramenti continuavano ad essere ovunque”.

Le richieste alle istituzioni

“Le nostre richieste ? Vogliamo avere ristori adeguati
per non veder fallire le nostre aziende e gli investimenti che, con grossi
sacrifici, abbiamo fatto. Ci sono 100.000 persone che, da diciotto mesi, non
percepiscono stipendio
. Quindi, conclude Pasca, chiediamo attenzione per
questi lavoratori che non hanno potuto beneficiare della cassa integrazione, ma
che non sono lavoratori di Serie B.  Così
come noi non siamo imprenditori di Serie B… Lo ribadisco, il nostro è stato il
settore più danneggiato. La perdita di fatturato si aggira intorno ai 3
miliardi
, ma i ristori ricevuti sono stati assolutamente insufficienti.
Chiediamo, dunque, che siano adeguati al danno subìto”.

Vittorio Sangiorgi

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