Guerra e agricoltura, “Speculazioni evidenti. Si rischia un ulteriore aumento dei prezzi” - QdS

Guerra e agricoltura, “Speculazioni evidenti. Si rischia un ulteriore aumento dei prezzi”

redazione

Guerra e agricoltura, “Speculazioni evidenti. Si rischia un ulteriore aumento dei prezzi”

Biagio Tinghino  |
martedì 07 Giugno 2022

Intervista al deputato Pignatone (M5s): “Ma parlare di crisi alimentare è allarmistico. Ecco cosa stiamo facendo”

CATANIA – L’Italia ed altri Paesi della Comunità europea hanno richiesto all’Unione un sostegno temporaneo eccezionale in risposta alla crisi senza precedenti e al suo impatto sulla produzione agricola. La crisi alimentare scoppiata con la guerra in Ucraina rischia di rappresentare un pericolo per la salute e per la stabilità geopolitica di varie zone del mondo. In Europa e in Italia la crisi ha fatto aumentare i prezzi di tutta la filiera alimentare. Tra l’altro l’assenza della produzione ucraina di grano che serviva a sfamare 400 milioni di persone rappresenta un duro colpo per il mercato mondiale.

Per analizzare la questione italiana, per capire se esiste il rischio di carenze alimentari e per prospettare gli scenari futuri che potrebbero derivare da questa crisi, in esclusiva per il QdS, abbiamo intervistato il deputato Dedalo Pignatone, esponente del Movimento cinque stelle in commissione Agricoltura alla Camera.

È possibile pensare che l’Italia rischi carenze alimentari?
“Decisamente no. Il nostro Paese è uno dei principali produttori agroalimentari d’Europa e del mondo e, anche se è vero che consumiamo più di quello che produciamo, parlare di crisi alimentare è allarmistico e fuorviante. Quelli che rischiamo sono gli impatti e le ricadute che l’insicurezza negli approvvigionamenti nei Paesi fortemente importatori può scatenare”.

Cosa sta accadendo quindi effettivamente nel mondo e quali le conseguenze del conflitto in Ucraina?
“Quello che appare ai nostri occhi è una versione globale della fame utilizzata come arma di guerra. Già tra il 1932 e il 1933, Stalin adoperò un’azione che causò milioni di morti per fame indotta nel popolo ucraino (il cosiddetto Holodomor). Oggi, Putin sta attuando la medesima strategia, facendo leva sulla sicurezza degli approvvigionamenti alimentari per destabilizzare gli altri Stati fortemente importatori. Ben 4,5 milioni di tonnellate di grano sono bloccati, infatti, nei porti ucraini occupati dai russi. Cifra che raggiunge i 25 milioni di tonnellate conteggiando tutti i cereali tra grano, mais e le altre granelle”.

E quindi, quali potrebbero essere le conseguenze?
“Ci saranno, purtroppo, aree del mondo che saranno maggiormente colpite, tra queste quelle del Medio Oriente come Siria e Libano e del Nord Africa come l’Egitto e il Maghreb e dell’Africa subsahariana dipendenti dalle esportazioni di cereali dell’Ucraina e ora più esposte a carestie e disordini sociali. Disordini che portano con sé altri effetti quali per esempio nuove ondate migratorie nel continente europeo. È necessario pertanto avere una visione ampia della problematica e delle sue conseguenze. Su questo aspetto, chiaramente, si sta lavorando anche per vie diplomatiche. Come ha affermato il Ministro Patuanelli, per affrontare questa minaccia serve costruire una regia internazionale. Abbiamo chiesto, inoltre, al Governo di promuovere iniziative volte a programmare, attraverso un accordo fra tutti i Ministeri competenti, nonché con i soggetti che operano nel settore della cooperazione internazionale, un’organica iniziativa di sostegno alla ripresa e allo sviluppo del settore agricolo in Ucraina, nel quadro di azioni promosse dall’Unione europea. La domanda quindi che dobbiamo porci adesso è: cosa rischiamo veramente in Italia e quindi in Sicilia? E la risposta purtroppo riguarda un ulteriore innalzamento dei prezzi, con fenomeni speculativi in atto del tutto evidenti, tutto ciò a danno delle famiglie italiane”.

Cosa si sta facendo per risolvere la questione?
“Con i colleghi 5 Stelle della Commissione Agricoltura della Camera siamo intervenuti anzitempo, leggendo in previsione ciò che oggi sarebbe accaduto e presentando un atto di indirizzo dell’operato del Governo. Con la nostra mozione abbiamo indicato un insieme di azioni indispensabili su cui siamo già al lavoro per supportare l’Esecutivo Draghi. Tra queste: l’allentare i paletti affinché si possa aumentare la produzione e, ad esempio, abbiamo tolto i vincoli sulle superfici a riposo. Nella stessa direzione va il lavoro che stiamo facendo a livello europeo. Partendo dalla richiesta di modifica della nuova Pac (Politica Agricola Comune), tenendo conto dell’esigenza di orientare in maniera diversa e più efficace gli strumenti a disposizione per sostenere le produzioni più strategiche. Diventa cruciale, in tal senso, posticipare l’entrata in vigore di alcune misure introdotte dalla Pac, volte a limitare la produzione in ottica di transizione ecologica per ripristinare gli obiettivi originari di sicurezza degli approvvigionamenti. Abbiamo proposto, poi, l’adozione di forme di stoccaggio comune, sia delle materie prime agricole che di energia, non solo per fronteggiare casi di scarsità improvvisa di prodotti ma anche per stabilizzare i prezzi. Nonché l’introduzione di un contributo per tutte le superfici agricole utilizzate, per ammortizzare l’incremento dei costi di produzione; la rimozione del vincolo del non incremento della superficie irrigabile, per aumentare la produttività del settore agroalimentare; oltre a prevedere forme di incentivo per le nuove messe a coltura, ma anche ripristinare la decontribuzione occupazionale l’adozione di iniziative per la situazione finanziaria e creditizia delle imprese agricole. Di fondamentale importanza, infine, sono i sistemi di monitoraggio che abbiamo approvato in Parlamento e di iniziativa del M5S, come ‘Granaio Italia’ e ‘Caseificio Italia’. C’è davvero tanto e numerose sono le azioni che stiamo predisponendo”.

Quali altri scenari futuri possiamo immaginare per la nostra agricoltura?
“Andando al prossimo futuro, è possibile purtroppo prevedere una nuova crisi che riguarderà l’aspetto fertilizzanti perché la situazione di instabilità internazionale rischia di procurare una carenza e, quindi, una limitata capacità di produzione agricola per le prossime semine. Per questo dobbiamo accelerare sulle Tea (Tecniche di Evoluzione Assistita), che possono permetterci di inquinare meno, sprecare meno risorse e aumentare le rese produttive”.

E sul versante energetico, cosa si sta facendo?
“È necessario, intanto, proseguire nell’ottimo lavoro diplomatico portato avanti dal Ministero degli Affari Esteri per diversificare i mercati di approvvigionamento. Serve chiaramente intervenire sul caro gasolio e così, anche, superare quei vincoli burocratici che non permettono agli impianti di biogas di produrre di più, pur potendo, nonché puntare sull’agrivoltaico che coniuga energia elettrica con produzioni agricole. Non dobbiamo perdere di vista la transizione ecologica ed energetica che devono guidare le scelte politiche per far sì che l’Italia sia all’avanguardia nel futuro e non sia costretta a rincorrere”.

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