L’amore, la sofferenza, la speranza, il coraggio. E ancora la luce, il profumo di zagara, la famiglia. Ci sono tutti questi ingredienti, ne "La casa del carrubo", il romanzo di Barbara Bellomo.
L’amore, la sofferenza, la speranza, il coraggio. E ancora la luce, il profumo di zagara, la famiglia. Ci sono tutti questi ingredienti, legati e amalgamati da una scrittura scorrevole e piena, ricca di suggestioni e di finestre aperte sulla storia, ne “La casa del carrubo”. Il romanzo di Barbara Bellomo (Salani editore) che ha accompagnato le letture estive di migliaia di italiani e che è molto più di un romanzo.
Molto più di un romanzo
La scrittrice catanese, forte degli studi classici e del lavoro di docente di lettere al liceo, dà vita a un’opera che è sì di fantasia – lo scrive la stessa Bellomo tra i ringraziamenti – ma così ricca di informazioni storiche e di fatti reali da proiettare il lettore nel passato. Un passato collettivo, condiviso ma troppo spesso ignorato dai libri e dai racconti. Un passato che però sopravvive, nelle cronache e nei volumi impolverati delle biblioteche, e che prende forma nei ricordi e nella memoria di chi c’era e ha avuto il tempo di raccontare. Di tramandare.
La Sicilia e la guerra
La Seconda guerra mondiale e gli effetti sulle persone; lo sbarco alleato, punto di partenza di quel che poi fu il riscatto di un intero Paese e la distruzione che gli alleati hanno portato in Sicilia, risvegliando la terra sicula dal torpore di chi, e lo fa da secoli, attende pazientemente la piena del fiume.
Bellomo riscatta anche loro: i siciliani spesso indolenti. Tra le pagine de La casa del carrubo, sono pieni di coraggio. A tal punto da cambiare le sorti di una storia che avrebbe potuto andare diversamente.
Barbara Bellomo in una veste nuova
La scrittrice smette dunque i panni della giallista dei tre romanzi precedenti e indossa quelli della pittrice: dipinge le vicende di due famiglie all’interno del contesto drammatico che fu l’estate del 1943. L’anno dell’operazione Husky, dell’armistizio, della fuga di Mussolini. L’anno che diede la svolta al Secondo conflitto mondiale cambiando le sorti di tutto il mondo.
Ma non è un romanzo storico, ci tiene a ribadire l’autrice. La storia – a volte adattata alle esigenze narrative – è una scusa. E la scintilla che fa partire il tutto. I racconti familiari aiutano l’autrice a ricostruire un’atmosfera verosimile, quella di uno dei momenti più tragici della nostra storia recente ma denso di significato.
Le bombe su Catania
La guerra che piomba sulle campagne risvegliandole dal torpore estivo, i bombardamenti su Catania, la distruzione, la miseria, la fame, la violenza e l’abuso sono le maglie all’interno delle quali si muovono i personaggi: carichi di forza – le donne, in particolare – e di dubbi, restano profondamente umani. Anche quando costretti a piegarsi ai nemici, anche quando sanno di dover dire addio alla vita.
La Sicilia, sfondo che parla
Sullo sfondo, una Sicilia ricca di colori e odori, dove la zagara inebria anche i militari alleati. Dove l’umanità resta un’unità di misura e riesce a contaminare anche il più duro dei cuori.
Intorno la guerra, che Bellomo racconta dando spazio anche a ciò che nei libri non ne trova: le sensazioni dei protagonisti – da Londra a Berlino, a Roma. Ed è qui che l’autrice dimostra, a parere di chi scrive, la profonda anima didattica da divulgatrice. Regalando ai lettori molto più di una piacevole lettura, trasportandoli indietro di ottant’anni come in una macchina del tempo costruita con fonti e ricordi, da sfogliare all’ombra di un carrubo.