L’ex vice ministro degli Esteri al QdS: “Il Cremlino cerca la sua gloria passata. Da Israele risposta non proporzionata”
È uno scenario inquietante quello delineato dalla “Bild” con la pubblicazione di un presunto documento “segreto” del Ministero della Difesa tedesco che parlerebbe di un futuro conflitto tra Russia e Nato. In base a quanto divulgato, il Cremlino potrebbe muovere guerra all’Alleanza Atlantica attraverso un’escalation militare che potrebbe concretizzarsi entro l’estate 2025.
La prospettiva è stata però rapidamente smentita da Mosca e, in contemporanea, anche dallo stesso dicastero tedesco attraverso un portavoce. Per comprendere meglio quali potrebbero essere gli scenari futuri tra Occidente e Oriente, il Quotidiano di Sicilia ha interpellato Mario Giro, professore di Relazioni internazionali all’Università per stranieri di Perugia ed ex vice ministro degli Esteri nei Governi Renzi e Gentiloni.
Professore, cosa c’è di vero dietro questa indiscrezione della Bild? È plausibile un attacco della Russia alla Nato?
“No, non è plausibile. Non è mai stato nelle intenzioni russe arrivare fino a questo punto. La Russia cerca di ritrovare la sua gloria passata come Unione sovietica, rimettendo in qualche modo le mani e la sua influenza sugli ex territori sovietici come l’Ucraina e la Georgia prima. Certamente, la guerra in Ucraina continua e purtroppo non si riesce a vederne la fine. C’è sempre il rischio che i russi arrivino a occupare la costa del mar Nero, cioè Odessa. Ma attaccare la Nato non è mai stato nei piani russi”.
Qual è, secondo lei, la soluzione per la guerra in Ucraina?
“Ci sarà, forse, quando gli americani decideranno di parlare con i russi. I russi vogliono essere presi in considerazione come potenza globale. Va considerato il fatto che l’Amministrazione Obama ha estromesso la Russia dai suoi partner globali come, per esempio, nel Medio Oriente. La Russia faceva parte del quartetto, poi è stata estromessa anche dal G8. Certamente i russi hanno commesso molti errori, sono stati molto aggressivi. Da quando è successo questo, i russi hanno scelto la via dell’aggressione come già avevano iniziato a fare in Georgia nel 2008 e vediamo anche attuare questa strategia verso l’Armenia”.
“Come se ne esce? Molto difficile, solamente gli americani possono convincere la Russia a un tavolo della trattativa. L’idea della vittoria contro la Russia secondo me si sta riducendo. Quello che si può immaginare, attualmente, dal momento che non possiamo accettare che le frontiere internazionali vengano cambiate in maniera forzosa, è uno stallo che si protragga nel tempo così com’è avvenuto nella Corea o a Cipro. Gli Stati Uniti dovrebbero parlare con la Russia e trovare un accordo armistiziale. Altrimenti, la guerra continuerà a scapito della povera Ucraina che si sta dissanguando negli uomini e con il fatto che gli occidentali stanno iniziando a lesinare i mezzi, com’era prevedibile. Anche perché noi siamo tutti sostenitori della libertà ucraina ma sappiamo bene anche quali sono i limiti dei nostri bilanci pubblici”.
Oltre all’Ucraina, c’è una fase di stallo anche in Medio Oriente. A momenti Israele non avrà più nulla da distruggere: come se ne esce e qual è la soluzione più rapida e conveniente tra le parti?
“Lei ha detto una parola chiave: ‘conveniente’. A questo punto ancora non è chiaro, ai due contendenti, a Israele e palestinesi, che cosa convenga di più. Siamo in una situazione in cui si è scelto lo scontro, ma non conviene a nessuno. Questa ripresa della guerra antica che non è mai terminata non darà più sicurezza a Israele e non darà uno Stato ai palestinesi. In realtà non conviene a nessuno. Però, purtroppo, l’odio accumulato, i rancori di questi anni, le ingiustizie da una parte e dall’altra, il terrorismo e tutto quello che sappiamo hanno creato un fossato molto difficile da colmare”.
“Ora tutti i ministri esteri occidentali parlano della soluzione dei due Stati, ma temo che non sia tanto facile. Soprattutto, il secondo Stato – quello palestinese – dovrebbe essere su territori che sono quasi tutti colonizzati. Paradossalmente, uno Stato palestinese vero e proprio potrebbe nascere a Gaza. Ma è quello che la destra e l’ultradestra israeliana non vuole. Anche lì penso che la prima cosa da fare sia arrivare a un cessate il fuoco perché troppi civili stanno morendo e ormai siamo molto al di là della proporzionalità della risposta”.
“Vero è che Hamas ha compiuto un pogrom atroce insieme a femminicidi e stupri, ma sappiamo anche che non è con il bombardamento alla cieca, la distruzione e il tentativo di spostare 2 milioni di persone che si risolverà il problema. Anche perché nessuno accetterà questa seconda ‘nakba’, come dicono i palestinesi. Basta guardare il tipo di frontiera che c’è con l’Egitto. Ci sarà un problema enorme che durerà ancora per tanto tempo, servirà stemperare gli odi e i rancori e trovare una soluzione che coinvolga entrambi”.