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Crisi Ucraina, Draghi: “Non siamo in economia di guerra”

“No, non ancora. Dobbiamo prepararci, ma non è un’economia di guerra, specie per approvvigionamenti come il cibo”. Così il presidente del Consiglio Mario Draghi risponde, in conferenza stampa a Versailles, alla domanda se l’Italia stia entrando in un’economia di guerra. “Alcuni allarmi che ho visto sui giornali – aggiunge – sono grandemente esagerati. Prepararsi non vuol dire che deve avvenire, sennò saremmo già in una situazione di economia di guerra, con il razionamento”.

Sanzioni per frenare il conflitto

“Non credo di vedere, almeno ad oggi, il rischio” di un allargamento del conflitto in corso in Ucraina a Paesi come la Georgia e la Moldavia. “E’ anche per questo che le sanzioni sono pesanti e ferme: più sono pesanti, minore è il rischio che il conflitto militare si allarghi”, ha detto Draghi a Versailles. “E quello che ha detto il presidente Joe Biden – continua – è importante anche sostenere l’economia perché queste sanzioni così forti diventino sostenibili all’interno dei Paesi che le hanno approvate con convinzione. Devo ringraziare ancora una volta il Parlamento e in particolare il partito di opposizione per aver approvato le nostre proposte, come reazione italiana alla crisi ucraina”, conclude.

I prodotti agricoli

Anche per le derrate alimentari, visto il contesto geopolitico radicalmente cambiato con l’invasione russa dell’Ucraina “la risposta è approvvigionarsi altrove: quindi dobbiamo riorientarsi verso altri posti, come Canada, Usa, Argentina e altri Paesi. Questo significa costruire nuove relazioni commerciali, come stiamo facendo nell’energia”. “In agricoltura – continua Draghi – ho discusso con alcuni colleghi per dare una risposta immediata ai problemi. Ma queste interruzioni nei flussi di approvvigionamento possono accadere, specialmente se la guerra durerà. Bisogna essere reattivi, non soggiacere all’angoscia e subire passivamente“, conclude.