Guerra Ucraina, Putin: "Una tragedia ma la Russia non aveva scelta"

Guerra Ucraina, Putin: “Una tragedia, ma la Russia non aveva scelta”

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Guerra Ucraina, Putin: “Una tragedia, ma la Russia non aveva scelta”

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martedì 12 Aprile 2022

Secondo il leader del Cremlino, Russia e Bielorussia dovrebbero rafforzare la loro integrazione per fare fronte comune contro le sanzioni dell'Occidente

“Quello che sta succedendo in Ucraina è una tragedia, ma la Russia non aveva scelta”. Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin, in una conferenza stampa con il leader bielorusso Alexander Lukashenko, dopo una visita al cosmodromo nella regione dell’Amur. “Semplicemente non c’era scelta, l’unica domanda era quando sarebbe iniziato. Questo è tutto”. Secondo il leader del Cremlino, Russia e Bielorussia dovrebbero rafforzare la loro integrazione per fare fronte comune contro le sanzioni dell’Occidente. “Sono convinto nella situazione attuale, in cui i paesi occidentali hanno scatenato una guerra di sanzioni a tutto campo contro la Russia e la Bielorussia, è importante rafforzare la nostra integrazione nel quadro dell’Unione (tra i due Paesi, ndr) Siamo d’accordo con Alexander su questo”, ha detto Putin.

Profughi ucraini mandati in Siberia

Secondo i documenti interni del Cremlino, Putin ha inviato quasi 100.000 rifugiati ucraini a migliaia di chilometri, per reinsediarli in aree remote della Russia, tra cui la Siberia e il Circolo Polare Artico. Lo afferma un articolo pubblicato dal quotidiano britannico The Independent. Con riferimento ai documenti ufficiali, l’autore scrive che 11mila persone sono state inviate in Siberia, 7mila in Estremo Oriente e 7mila nel Caucaso settentrionale. Mosca ha emesso un decreto di emergenza il mese scorso per spostare 95.739 persone della Federazione Russa, dell’Ucraina, di Donetsk e Lugansk lontano dalle zone di guerra per essere reinsediate fino a 5.500 miglia (oltre 8.800 km, ndr) di distanza dalle loro case, spiega l’articolo.

Cecenia e Daghestan destinazioni originarie

Gli ucraini dovevano essere inviati anche in Cecenia, Inguscezia e Daghestan. Ai residenti della città portuale di Mariupol sarebbe stato chiesto “di firmare documenti in cui si affermava che le truppe ucraine stavano bombardando la loro città. Ai firmatari è stato detto che non potevano tornare in Ucraina perché avrebbero dovuto affrontare la persecuzione”, si legge nell’articolo.

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