Guerra Ucraina, "boicottaggio Lukoil": cosa rischia il Petrolchimico di Siracusa - QdS

Guerra Ucraina, “boicottaggio Lukoil”: cosa rischia il Petrolchimico di Siracusa

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Guerra Ucraina, “boicottaggio Lukoil”: cosa rischia il Petrolchimico di Siracusa

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giovedì 17 Marzo 2022

Il deputato Ars della Lega, Giovanni Cafeo: "“Governo fermi ostruzionismi o rilevi raffinerie”

“L’ostruzionismo nei confronti di Lukoil va condannato e lancio un appello al Governo nazionale al Capo dello Stato perché si faccia chiarezza e si consenta all’azienda, non interessata alle sanzioni dell’UE, di poter lavorare, scongiurando una fuga dal Petrolchimico di Siracusa devastante per l’economia siciliana”.

Lo afferma il parlamentare regionale della Lega, Giovanni Cafeo, in merito alle difficoltà incontrate dall’azienda italiana, proprietaria delle raffinerie Isab con partecipazione russa, a cui imprese fornitrici, tra cui controllate dallo Stato, hanno negato servizi e ricambi.

Il deputato Ars della Lega ha deciso di rivolgersi, con una lettera aperta, al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, al titolare del Mef, Daniele Franco ed al presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, per sensibilizzare le aziende fornitrici ad interrompere l’ostruzionismo nei confronti del gruppo riconducibile a Lukoil, non interessato alle sanzioni decise dell’Unione europea.

Cafeo ricorda l’intervento del Governo nazionale in un caso analogo. “Erano i tempi della crisi in Libia nel 2011 – dice il parlamentare regionale della Lega, Giovanni Cafeo – e la Tamoil subì gli stessi ostacoli adesso perpetrati ai danni di Lukoil ma in quell’occasione fu determinante la presa di posizione del Governo nazionale che ne determinò la sospensione”.

“Le nostre massime istituzioni – argomenta l’On. Giovanni Cafeo – devono intervenire immediatamente e chiarire che le raffinerie Isab sono gestite da un’azienda italiana, vittima di un ostruzionismo incomprensibile che rischia di incidere sulla sicurezza e sul futuro della stessa impresa. Occorre ribadire, con vigore, che questi boicottaggi vanno fermati immediatamente. Non fornire un ricambio necessario all’impianto, vuol dire compromettere l’incolumità di chi lavora nello stabilimento, senza contare le ripercussioni economiche, perché ostacolare l’attività significherebbe mettere in condizioni il gruppo di lasciare il territorio con ricadute drammatiche sotto l’aspetto economico, sociale ed occupazionale”.

“Dobbiamo tenere a mente – dice Cafeo – che Isab raffina il 46 per cento di carburante distribuito in Sicilia per non contare gli incassi dello Stato italiano dalle tasse versate dal gruppo. Un solo dato: dal 2008 al 2020 circa 5,3 miliardi di euro. Oltre all’azienda, i lavoratori sono siciliani, per cui colpire l’impresa, con ostruzionismi illegittimi, significa colpire il territorio e l’intero indotto; tra lavoratori diretti e dell’indotto la zona industriale impiega 7 mila persone”.

Il parlamentare regionale della Lega lancia infine una provocazione.

“Le raffinerie sono il cuore pulsante del Petrolchimico di Siracusa ed un pezzo di Pil importante per la Sicilia. A questo punto, se si è deciso di avallare questi ostacoli immotivati per salvare il territorio, lo Stato corra ai ripari e rilevi le raffinerie”.

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