Guerra ucraina più pende più rende - QdS

Guerra ucraina più pende più rende

Guerra ucraina più pende più rende

giovedì 28 Settembre 2023

Per la pace serve ragionevolezza

Il recente incontro fra Putin e Kim Jong-un, uno autocrate e l’altro dittatore, ha avuto come oggetto la fornitura di armi da parte di Pyongyang a Mosca, sotto una supervisione silenziosa e non invasiva della Cina di Xi Jinping. Cosicché si rinforza l’asse Russia-Cina in funzione antioccidentale.
Questo è stato un errore degli Usa e dell’Unione europea perché, attraverso l’economia e la fornitura di energia, in qualche modo la Russia era stata attratta dall’Occidente.
Ma tant’è, gli errori si pagano e proprio i popoli delle economie avanzate di questa parte del mondo stanno pagando un prezzo durissimo sotto forma di inflazione e di speculazione, due cancri che hanno fatto schizzare in alto i prezzi e tagliato inesorabilmente i redditi fissi dei/delle percettori/trici di almeno il venti per cento in tre anni, 2021, 2022 e 2023.
Però non bisogna dimenticare che le economie occidentali hanno tre grandi alleati in Asia: Giappone, Corea del Sud e Taiwan, che bilanciano le posizioni.

Il popolo americano, nella misura del sessantadue per cento, è contrario a continuare a fornire armi e finanziamenti all’Ucraina. Il partito repubblicano Gop (Grand old party) ha recepito questa insofferenza e avendo la maggioranza alla Camera ha cominciato a mettere i cavalli di Frisia alle iniziative dell’uscente presidente Joe Biden.
Quest’ultimo, dal suo canto, ha davanti lo spettro delle elezioni presidenziali di novembre del 2024, con la conseguenza che non può inimicarsi una parte dell’opinione pubblica contraria a questa guerra, che comporta un continuo aiuto di armi e danaro di cui forse gli Usa non si possono privare.

Se Atene piange, Sparta non ride. L’Unione europea sta pagando anch’essa un prezzo durissimo per quelle scellerate decisioni di applicare le sanzioni alla Russia.
Ben tre partner, fra cui la locomotiva Germania, sono entrati in recessione tecnica (gli altri due sono Olanda e Ungheria). Quando c’è una crisi mondiale – come avvenne nel 2008 per effetto del fallimento della Lehman Brothers – chi più, chi meno soffre, ma una cosa è certa: si fermano sviluppo e crescita.

Il Papa persegue caparbiamente l’obiettivo della pace: il cardinale Zuppi, suo incaricato di visitare i diversi Paesi della contesa, continua ad avere risposte non positive, anche se qualche spiraglio si è aperto.
La questione è: quale pace può essere sottoscritta in Ucraina? Non è pensabile né l’ipotesi di Zelensky e cioè che la Russia ritiri i suoi eserciti dai territori occupati, e neppure l’ipotesi contraria che la Russia mantenga totalmente l’occupazione di questi territori.
Come sempre, se si vuole che cessino le armi, bisognerebbe – sembra una tautologia – che si fermassero. Perché potrebbe anche accadere – come avvenne molte decine di anni fa fra Corea del Sud e Corea del Nord, quando non fu mai firmato alcun trattato di pace e nessuno dei due contendenti dovette risarcire l’altro – che nessuno vinca o perda. In quel caso rimase comunque un grande odio. Però fu rispettata la cessazione delle armi lungo il trentottesimo parallelo, ormai diventato di fatto un confine fra due Paesi, uno a regime dittatoriale e l’altro democratico.

Non crediamo che Zelensky o Putin facciano di loro iniziativa macchina indietro. Occorrerà una spinta che provenga dai popoli e dalla Chiesa Ortodossa che, ricordiamo, è vicina ai due Paesi. Una spinta alla ragionevolezza, al buonsenso, che abbia come effetto il ritorno alla normalità di quelle popolazioni, così duramente colpite, perché ormai da un anno e mezzo non fanno una vita normale.
Intendiamoci, il popolo russo non ha avuto alcun riflesso negativo da questa insana guerra, ma ha comunque speso cifre rilevantissime per finanziarla, ha represso gli oppositori al suo interno e ha pagato con la vita di decine di migliaia di suoi soldati.
Nel versante ucraino la situazione è stata di gran lunga peggiore perché vi è mezzo Paese distrutto, la Capitale è in condizioni pietose e soprattutto la gente non riesce a ritornare alle sue attività quotidiane, come il lavoro, gli studi, la socialità.
Questa è una guerra più insolita della quarantina in giro per il mondo, perché colpisce il continente europeo che, per cultura e tradizione, dovrebbe evitare qualunque forma di conflitto.

Tag:

Articoli correlati

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017