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Presentato il nuovo libro di Antonio Nicita “Nell’età dell’odio. Sfera pubblica, intolleranza e democrazia”

Presentato il nuovo libro di Antonio Nicita “Nell’età dell’odio. Sfera pubblica, intolleranza e democrazia”
Presentazione Libro Antonio Nicita

L’evento ha aperto un dibattito che ha coinvolto docenti universitari specializzati in diversi settori

Libertà di espressione e discorsi di odio. Queste le tematiche al centro del libro “Nell’età dell’odio. Sfera pubblica, intolleranza e democrazia” di Antonio Nicita, presentato alla Galleria d’arte moderna di Catania. L’evento, il primo dei tanti appuntamenti della rassegna Vulcanica giunta quest’anno alla sua terza edizione, ha aperto un dibattito che ha coinvolto docenti universitari specializzati in diversi settori.

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Avv. De Iorio: “L’odio si sta espandendo in maniera capillare nella nostra democrazia”

A moderare l’incontro l’avvocato Giulia De Iorio che ha sviscerato, insieme agli ospiti, il tema cardine su cui ruota il libro: “L’odio si sta espandendo in maniera capillare nella nostra democrazia ed è ormai infiltrato nella nostra quotidianità e nel linguaggio. Ce lo dicono i dati: le espressioni di odio in rete sono aumentate del 12% e ad essere prese di mira sono le donne, le comunità LGBTQIA+, gli immigrati e le comunità religiose. Dietro a tutti i numeri però dobbiamo ricordare sempre che ci sono persone che hanno sentimenti, ed è questo il fil rouge del libro.”

Nicita infatti, con rigore e attenzione, pone l’accento sulle vittime di questo odio che non vengono tutelate a differenza di chi invece fa uso dell’odio per offendere e mortificare appellandosi alla libertà di espressione, diritto sacro e inviolabile.

Trovato: “Spesso ci dimentichiamo delle vittime”

“Nel libro si parla di libertà di tutti – ha commentato l’attivista Giuseppe Trovato -. Si mette in evidenza la libertà di chi viene attaccato perché spesso ci dimentichiamo di loro, delle vittime, ma soprattutto si deve sostenere una libertà di espressione che non deve essere quella di manifestare odio. La risposta penale non deve essere l’unica soluzione ma deve esserci anche una trasformazione culturale. Da qui le crisi della famiglia e della scuola, troppo deboli per dare gli strumenti giusti e non in grado di rispondere alla situazione di oggi.”

Sampugnaro: “L’odio esiste da sempre, lo dimostra la storia”

Rossana Sampugnaro, docente di Sociologia dei fenomeni politici all’Università di Catania, ha analizzato come l’hate speech, nel corso della storia, sia stato sempre utilizzato in politica per ergere muri: “Dal punto di vista politico il discorso dell’odio è una sorta di semplificazione della politica. Stabilire, negli eventi, chi sta a capo di tutto il male o chi ha tutte le responsabilità è un meccanismo semplice e che i totalitarismi hanno utilizzato. Nel nazismo questo meccanismo basato sull’odio è stato ben usato da Hitler. Costruire delle divisioni giova e i politici lo sfruttano per le loro fortune. L’odio esiste da sempre e ce lo dimostra la storia ma con internet è cambiato il contesto di propagazione.”

Ed è proprio con internet e con l’avvento dei social che la diffusione dell’odio è aumentata. Da qui l’analisi sulla libertà di espressione, un diritto indiscutibile ma entro dei limiti.

Caruso: “Le istituzioni dovrebbero educare con la cultura il cittadino alle nuove forme di pericolo”

“Il libro – ha commentato Corrado Caruso, docente di Diritto costituzionale e pubblico all’Università Alma Mater di Bologna – sottolinea che nessun diritto è assoluto o che non può essere limitato. Nel nostro ordinamento il concetto di limite è insito nel concetto di diritto. Ci sono dei limiti impliciti alla libertà di espressione. Inoltre, le istituzioni dovrebbero educare il cittadino alle nuove forme che ci mettono in pericolo attraverso la cultura.”

Nicita: “Oggi manca l’argomento pubblico”

Esiste dunque una linea di confine tra diritto dell’odio e libertà di espressione? Proprio il libro di Nicita cerca di dare spunti di riflessione sulla società di oggi e sulle prospettive della democrazia:

“Noi abbiamo l’eco di un’impostazione liberale – ha commentato Nicita – secondo cui il rimedio alla libertà di espressione è la libertà di espressione. Un’idea secondo cui la società cresce con il confronto tra le idee, anche quelle più odiose e false, ma che alla fine quest’ultime vengano superate con l’evoluzione del dibattito pubblico. Ma siamo sicuri che sia così? Nel secolo scorso la propaganda politica la vedevamo tutti. Oggi ciò che vediamo in un social è diverso da ciò che vedono gli altri: manca l’argomento pubblico.”

“Nel mondo dei social – ha continuato l’autore – l’algoritmo si fonda sulla regola per cui se quello che guardo mi interessa allora mi si viene a raccontare una realtà che è simile a ciò che penso del mondo. Ritengo, in conclusione, che oggi come democrazia dobbiamo porci delle domande.”