Ho fatto le scuole al gelo e sono vivo - QdS

Ho fatto le scuole al gelo e sono vivo

Carlo Alberto Tregua

Ho fatto le scuole al gelo e sono vivo

martedì 07 Febbraio 2023

Sacrificarsi per il successo

Abbiamo sentito in questi giorni le proteste di tanti genitori, cui si sono affiancati i docenti “vocianti” e “reclamanti”, che protestavano contro il mancato riscaldamento delle aule e dei corridoi degli istituti scolastici.
Poveretti noi, urlavano, dobbiamo lavorare al gelo, infreddoliti, magari tenendo addosso i cappotti perché non hanno acceso i riscaldamenti, che sembra siano guasti.

Riportiamo questo fatto perché riteniamo che le comodità abbiano ammosciato il carattere della gente, la quale più gode di esse e più ritiene che siano indispensabili per vivere bene, il che non è vero.
Certo, le comodità piacciono e non si vede perché bisognerebbe rinunziarvi. Tuttavia, non devono diventare “un diritto”, ma un comfort che se c’è fa piacere, ma se non c’è non deve fare protestare come hanno fatto i suddetti “vocianti” e “reclamanti”.
Molta gente si è abituata a vivere con le comodità e ha dimenticato, invece, che per crescere, conoscere e saperne di più servono sacrifici.

Non per citarmi, ma nel corso della mia lunga vita i periodi in cui ho usufruito della comodità (riscaldamento degli ambienti) sono stati minori di quelli in cui tale comodità non c’era. Mi ricordo quando, negli anni Cinquanta, mio padre mi faceva alzare dal letto alle sette, nella casa fredda, per portarmi a scuola e mi ricordo anche quando la sera si andava a letto, ci si spogliava dei vestiti quotidiani per indossare il pesante pigiama di flanella. Sono vissuto al freddo per decine di anni e non sono morto, sto bene e ricordo quei periodi in cui certamente soffrivo, ma che mi hanno aiutato a temprare il carattere.

Il punto è proprio questo: nessuna personalità si costruisce e migliora se non vi sono rinunzie, se non c’è sofferenza, se non si fanno cose per cui bisogna magari costringersi o che sono pesanti.
“Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli”, diceva il grande poeta, Vittorio Alfieri (1749-1803), ricordando che da ragazzo si faceva legare alla sedia per studiare, anche al buio, con la luce tremolante di una candela.

Ecco, è una questione di volontà. Ma pochi capiscono che occorre un grande impegno per progredire e in più l’informazione su carta, radio-televisiva e dei media sociali non ne parla, anzi alimenta la protesta quando non ci sono le comodità.

Scritto ciò, risulta evidente che gli enti che gestiscono scuole, università e altri servizi pubblici hanno il dovere di rendere gli ambienti il più confortevoli possibile. Quindi la nostra critica non va a coloro che sentono freddo – anche se di freddo non si muore, salvo che di ipotermia – ma a coloro che invece hanno il dovere di dare servizi efficienti a tutti/e i/le cittadini/e, a cominciare dagli studenti e studentesse.

La questione non va sottaciuta perché i/le cittadini/e che sono subissati da imposte e tasse di diverso tipo (salvo gli evasori), hanno il diritto di vedere che le somme da loro erogate siano spese al meglio, producendo servizi qualificati ed efficienti, che sono la contropartita delle somme esborsate da essi/e.
Perché ciò avvenga è necessario che il ceto politico-istituzionale sia di alto profilo e che il ceto sottostante, cioé quello burocratico, sia anch’esso di alto livello professionale.
è così che accade nel nostro Paese? Non ci sembra, perché sia il primo non ha le caratteristiche indicate, né il secondo possiede requisiti professionali indispensabili a produrre servizi di qualità e di soddisfazione per i/le cittadini/e.

Vi è un proverbio cinese che recita: “Per ottenere il grande, non pensare in piccolo”. Ed è proprio pensando in piccolo che si riduce sempre di più lo spazio d’azione dei/delle singoli/e cittadini/e e per conseguenza dell’intera Collettività.
Insomma, molti, anziché cercare di espandersi, si rattrappiscono, trascurano le “grandi” cose da fare e si accontentano delle “piccole”, inutili e mediocri.

In questo quadro, sentiamo sempre più gente che reclama i diritti, dimenticando i doveri, che vengono prima. Non abbiatevene a male, ma questo principio etico è un pilastro su cui dovrebbero basarsi tutti/e i/le cittadini/e. Ma non sembra che esso sia tenuto in considerazione adeguatamente.
Il gelo della mia infanzia e della mia gioventù non mi ha impedito di fare tutto, provando e riprovando, commettendo errori e sbagliando, ma ottenendo qualche piccolo successo. Auguro a tutti di averne molto di più.

Tag:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017