Il continuo declassamento della scuola, nella quale sono entrati moltissimi insegnanti senza qualificazione e senza la validazione dei concorsi pubblici, previsti dall’articolo 97 della Costituzione, comporta un abbassamento medio delle conoscenze degli allievi. Tanto che oggi si dice, probabilmente esagerando, che una maturità equivale ad una terza media di cinquant’anni fa.
È vero, d’altro canto, che i giovani hanno accresciuto in maniera notevole la capacità di informazione perché ormai sono tutti dipendenti da internet ma, come abbiamo più volte sottolineato, internet non dà cultura in quanto informa brevemente su alcuni fatti non collegati fra loro.
Anche il livello qualitativo delle nostre università è diminuito rispetto a mezzo secolo fa, seppure vi sono state importanti innovazioni e l’inserimento di materie e branche scientifiche all’avanguardia.
Intendiamoci, qui non si vuol fare una critica all’insegnamento scolastico e universitario, si tratta piuttosto di una semplice presa d’atto di fatti incontrovertibili.
I governi negli ultimi decenni hanno tentato di fare riforme su questo versante che è il più importante di una comunità, ma dal 1968 in avanti, quando imperava il 6 e il 18 politico, il declino è stato costante ed inesorabile.
Il numero dei Neet (Not in Education Employment or Training) è in costante aumento, mentre quello dei laureati non aumenta, ponendo l’Italia agli ultimi posti per numero di dottori.
Per fortuna, la professionalizzazione dei mestieri ha fatto lievitare la qualità di chi opera negli apparati produttivi, anche perché le imprese devono essere sempre competitive, ormai a livello mondiale, e quindi devono sfornare prodotti di qualità a prezzi sempre più bassi.
In questo quadro, non si può tacere l’irruente espansione della Cina che, quasi silenziosamente, sta invadendo il mondo con i suoi prodotti che acquisiscono sempre più qualità, pur mantenendo prezzi bassi e concorrenziali.
La fotografia che deriva da quanto precede è che i cittadini rimangono mediamente ignoranti, hanno poche conoscenze storiche geografiche, letterarie, filosofiche, matematiche e di altri campi della cultura.
I cittadini ignoranti sono deboli e indifesi, e quindi facilmente governabili da chi ha interesse a carpirne la buona fede per ottenerne il consenso, non consenso informato e valutato, bensì semplicemente acquiescente.
Dal che sorge la domanda: ma non è forse questa l’intenzione della classe politica, cioé mantenere i cittadini nell’oblìo in modo da poterli affabulare ed ottenerne il consenso politico, cioé il voto, mediante parole ed altre azioni illusionistiche?
In altre parole, mantenere i cittadini nell’ignoranza conviene ad una classe politica becera che li può sfruttare secondo i propri intendimenti.
L’argomento è stato più volte sviscerato su queste colonne e non mancheremo di continuare ad esporre le diverse sfaccettature, augurandoci di dare un contributo all’opinione pubblica affinché si svegli e, in generale, ragioni con la propria testa e non con quella degli altri. Di questo si tratta infatti: la cultura abitua ciascuno a ragionare con la propria testa.
Ecco perché, per evitare che questo accada, la classe politica degli ultimi decenni – non sappiamo se deliberatamente o meno – ha evitato di inserire la qualità nell’istruzione scolastica e universitaria.
L’ignoranza dei cittadini ha come effetto l’ignoranza degli eletti. Anche qui è doverosa la precisazione che fra deputati, senatori, ministri e subordinati vi è una discreta quantità di persone colte, intelligenti e oneste. Ma in una democrazia, ove a contare sono le maggioranze, quando la maggioranza è fatta da persone ignoranti, quelle intelligenti e colte vengono emarginate, salvo casi eccezionali, come quello dell’attuale presidente del Consiglio, Mario Draghi.
La grave crisi epidemica, che ha colpito il mondo ed in modo piuttosto pesante il nostro Paese, ha messo ancora più a nudo la pochezza dell’attuale classe politica.
A tal proposito, vi è un dato inopinabile e cioé che il Pil pro capite del 2019 è inferiore a quello del 2000.
Nessun progresso economico in vent’anni! Valutate voi.
