Roma, 1 ott. (askanews) – I cluster aerospaziali come tasselli importanti per un sistema paese resiliente e competitivo. Se ne è parlato nel convegno organizzato al Senato da UAC-Umbria Aerospace Cluster e RID Analytics. I settori dell’Aerospazio e della Difesa, ha osservato Pietro Batacchi, direttore di Rivista Italiana Difesa, sono settori accomunati da filiere ad altissima tecnologia, caratteristiche indispensabili a fronte di uno scenario internazionale caratterizzato da una corsa sempre più veloce verso la supremazia nei settori ad alto valore e ad alta innovazione, e da una congiuntura geopolitica contraddistinta da una iper-competizione tra vecchie e nuove, grandi, potenze. L’ammiraglio Giacinto Ottaviani, Direttore nazionale degli armamenti, ha definito la filiera Aerospazio, Difesa e sicurezza “un asset strategico irrinunciabile, leva indispensabile per la crescita e dove c’è bisogno che gli attori facciano squadra”. Una posizione condivisa da Giorgio Marsiaj, delegato di Confindustria per l’Aerospazio secondo cui il settore “può essere un volano di crescita per il paese e che a tale scopo servono partnership a livello nazionale e internazionale”.
La Pandemia prima e la guerra in Ucraina poi hanno evidenziato l’importanza fondamentale della difesa e della sicurezza. A questi temi, è emerso dal convegno, si sono aggiunti due fattori destinati ad impattare ancora di più sul dimensionamento dell’industria aerospaziale e della Difesa e sulla sua supply chain. Il primo fattore riguarda il Piano ReArm Europe dell’Unione Europea, un Piano decisamente ambizioso che mira a mobilitare fino ad 800 miliardi di euro con i quali potenziare la base industriale e la supply chain, sviluppare e acquisire nuove capacità, miglio rare la logistica e la mobilità militare.
Il secondo fattore riguarda la politica dei dazi intrapresa dall’Amministrazione Trump e gli sconvolgimenti che questa sta portando al commercio internazionale. In sostanza, le dure politiche protezionistiche di Trump hanno accentuato la tendenza ad accorciare e rilocalizzare le catene di fornitura, mediante il rientro sui territori nazionali di alcune produzioni di base.
L’obiettivo, dunque, per un Sistema Paese è muoversi sul piano inclinato tra mantenimento della propria competitività e suo innalzamento, a fronte di sistemi concorrenti sempre più agguerriti e spregiudicati evitando di scivolare al di sotto di tale piano, dove il declassamento significa impoverimento con perdite nette di ricchezza e benessere. In questo senso l’industria Aerospazio e Difesa è un asset primario di tale strategia per la competitività. In Italia Aero-spazio e Difesa costituiscono oggi un comparto da oltre 60.000 addetti diretti, ed oltre 180.000 nell’indotto con un fatturato che si aggira intorno ai 17 miliardi di euro annui: un comparto competitivo e resiliente, che ha dimostrato la capacità di stare sul mercato e reggere alla concorrenza.
A rendere questa filiera un unicum nel panorama produttivo italiano è, inoltre, la capacità di presidiare in modo completo e sinergico l’intera catena del valore: dalle piattaforme, ai sottosistemi più complessi e critici, fino alla componentistica di alto pregio. Un ecosistema, quindi, altamente specializzato, dove ogni territorio contribuisce con competenze peculiari e dove si colloca il ruolo dei Distretti Aerospaziali, attori che racchiudono in sé competenze e capacità d’innovazione e che costituiscono la spina dorsale di una filiera che, culminando al vertice con la grande impresa, rappresenta un elemento imprescindibile della sovranità e dell’autonomia del nostro Paese e della sua capacità di traguardarsi verso un futuro sempre più volatile, incerto e competitivo. Un ecosistema composto da 15 realtà territoriali-regionali che non sono semplicemente di aggregazioni industriali, ma di vere e proprie articolazioni integrate, nelle quali convivono e collaborano grandi player industriali, a cominciare da Leonardo, PMI, enti di ricerca, università, amministrazioni locali, camere di commercio e, talvolta, fondazioni. Stefano Bortoli, managing director divisione aeronautica di Leonardo, ha ricordato che “Leonardo è un grande gruppo che non lavora da solo e che ha una proficua collaborazione con i cluster nazionali. Questo è un vantaggio per l’intero sistema paese”.
Un tema, quello della collaborazione tra i vari attori, messo in evidenza anche da Valerio Moro, Head of Airbus Italy: “Fare squadra non è un’opzione ma una necessità esistenziale. E Airbus ne è la testimonianza vivente. L’Italia è nella top 10 dei paesi per quanto riguarda la supply chain di Airbus e in questo senso i cluster giocano un ruolo chiave”. Per Cristina Leone, presidenet del Cluster tecnologico nazionale aerospazio (Ctna), “senza investimenti in ricerca e innovazione è praticamente impossibile essere competitivi sui mercati internazionali”.
Per quanto riguarda l’attività, quindi, i distretti operano in supporto diretto all’aggregazione tra imprese, dell’organizzazione di iniziative di networking, nell’attivazione di progetti congiunti di ricerca e innovazione, e nella promozione di percorsi strutturati di internazionalizzazione ai quali si aggiungono l’incentivazione alla creazione di Raggruppamenti temporanei di impresa, consorzi e partenariati strategici con l’obiettivo di aumentare la massa critica e rafforzare la capacità progettuale e tecnologica. Il ruolo dei Cluster regionali non si esaurisce però nella funzione aggregativa e operativa. Essi agiscono anche come incubatori di innovazione e collettori di competenze avanzate, che creano valore e danno un contributo fondamentale alla resilienza del nostro Paese. In chiusura dei lavori, Daniele Tonti, presidente cluster aerospace Umbria, ha insistito sul fatto che “serve una visione condivisa di crescita e sovranità industriale. Con azioni operative coerenti tra i cluster e la politica industriale nazionale. Serve perciò utilizzare le partecipate e gli strumenti pubblici come volano di crescita, supportare la crescita delle marginalità delle imprese, sviluppare accordi internazionali, e meccanismi di Merger&Acquisition, favorire partnership tra Pmi e grandi imprese e migliorare l’accesso agli strumenti finanziari”.

