MESSINA – Un mese fa veniva firmato il protocollo d’intesa tra Sicilia e Calabria per un sistema di collegamenti funzionale alle esigente delle due Città Metropolitane. Adesso arriva un accordo che mette in rete i 23 Forti che si affacciano sullo Stretto, per una gestione che possa creare “occasioni di economia duratura”.
Due step per uno stesso obiettivo, la creazione di un’area integrata che attragga investimenti e diventi motore di sviluppo del meridione. Il Forte San Salvatore, gestito dalla Marina miliare, è stato lo scenario della sottoscrizione di un’intesa che consentirà all’intero Sistema Fortificato dello Stretto di entrare a far parte di un circuito internazionale, con un coordinamento tra gli Enti e le associazioni messinesi e calabresi che da vent’anni gestiscono, in concessione demaniale, le singole strutture. Di quelle fortezze dieci sono gestite da associazioni e cooperative che dopo averle salvate dal degrado hanno dato a ciascuna un’identità, attraverso le diverse attività organizzate.
Per le difficoltà economiche incontrate, però, i Forti finora hanno espresso solo una parte del loro potenziale, come ha sottolineato Enzo Caruso, motore dell’iniziativa e ideatore del Museo storico di Forte Cavalli. Ancora più difficile è la gestione delle altre 13 fortificazioni, che sono prese in carico dai Comuni che non hanno risorse da investire. Proprietaria è l’Agenzia del Demanio, con cui il vice sindaco Salvatore Mondello ha detto di avere avviato un’interlocuzione sulla titolarità.
Una svolta per trasformare queste strutture in attrattori turistici può essere allora proprio la creazione di una rete istituzionale di cui faranno parte soggetti pubblici e privati di Messina e Reggio: associazioni, cooperative, Comuni, Università, Soprintendenze, Azienda foreste. Di questo è convinta anche Carlotta Previti, assessore comunale, esperta in Programmazione comunitaria.
I rapporti avviati nel 2003 tra Enzo Caruso, referente per l’Area dello Stretto e Pietrangelo Pettenò, amministratore unico del Gruppo europeo Marco Polo System di Venezia, ratificati con un protocollo d’intesa nel 2007, hanno portato all’adesione alla Carta di Corfù dei sindaci di Messina, Reggio Calabria, Campo Calabro e Villa S. Giovanni e al network internazionale “Forti che Uniscono – Faro per i Forti”. Il Sistema Fortificato dello Stretto, con le 23 fortezze realizzate tra il 1884 e il 1914, è simbolo di unione architettonica, storica e ambientale dell’area integrata. A sottolinearlo, tra gli altri, è Domenico Battaglia, presidente della Conferenza interregionale per l’Area dello Stretto e consigliere regionale della Calabria, che crede fortemente nell’integrazione di due territori dove vivono oltre un milione 200 mila persone e che per storia e conformazione paesaggistica sono già parte l’uno dell’altro.
“Bisogna uscire dalla marginalità – ha detto – e diventare centrali nel Mediterraneo”. Battaglia ha evidenziato anche alcune azioni concrete prodotte da quel protocollo firmato a marzo a Palermo, con l’obiettivo di fugare i dubbi sull’efficacia di accordi sottoscritti che spesso restano lettera morta (sollevati da Giovanni Siclari, sindaco di Villa San Giovanni, e dal Soprintendente ai Beni culturali Orazio Micali).
Proprio Micali si è impegnato a portare personalmente il documento al presidente della Regione Nello Musumeci, affinché sia utilizzato nella prossima programmazione. Un ruolo importante vogliono rivestirlo anche i due Atenei, sempre più propensi ad uscire dalla loro torre d’avorio, come ha sottolineato Francesco Calabrò dell’Università Mediterranea di Reggio, e a partecipare allo sviluppo dei territori. Una mission che si è posta anche Salvatore Cuzzocrea, rettore di UniMe, come ricordato da Filippo Grasso, delegato per il Turismo, che vede nella creazione di una rete istituzionale per la promozione e fruizione del patrimonio culturale dei Forti Umbertini una buona pratica. “Siamo pronti – ha detto – a mettere a disposizione le nostre professionalità e a dare un apporto scientifico”
Lina Bruno