I limiti della Cassa integrazione, molti lavoratori rischiano di rimanere scoperti - QdS

I limiti della Cassa integrazione, molti lavoratori rischiano di rimanere scoperti

Pietro Vultaggio

I limiti della Cassa integrazione, molti lavoratori rischiano di rimanere scoperti

sabato 20 Giugno 2020

Allarme lanciato da Antonino Alessi, presidente del Consulenti del Lavoro di Palermo. Più della metà non ha ricevuto ancora alcuna indennità dopo tre mesi di fermo produttivo

PALERMO – La cassa integrazione fa acqua da tutte le parti, senza un intervento molti lavoratori rischiano di rimanere scoperti. Questo l’allarme lanciato dai consulenti del lavoro con il loro portavoce Antonino Alessi (presidente dei consulenti del lavoro di Palermo).

“Premesso che più della metà dei lavoratori siciliani, posti in cassa integrazione in deroga, non ha ricevuto ancora alcuna indennità dopo tre mesi di fermo produttivo, tra qualche giorno 130mila soggetti correranno il rischio di restare senza alcuna forma di reddito fino al prossimo mese di settembre – afferma Antonino Alessi.

La Cig in deroga, finanziata dal ‘Cura Italia’, ha coperto un primo periodo di nove settimane, per alcuni da febbraio a fine aprile, ma il successivo periodo di cinque settimane previsto dal Dl ‘Rilancio’, che deve ancora essere richiesto dalle imprese all’Inps, coprirebbe comunque fino a fine maggio. Il prossimo periodo di Cig in deroga di quattro settimane previsto dal governo – continua Alessi -, per la maggior parte dei settori, potrà essere fruito solo tra settembre e ottobre, sempre se si troverà la copertura finanziaria. Dall’uno giugno, quindi, e per tutta la durata dell’estate ci sarà un ‘buco’ non coperto da alcuna indennità”. “Questo significa – osserva Alessi – che tutte le piccole attività economiche più colpite dalle misure di protezione sanitaria e per le quali la ripartenza sarà molto più lenta, bene che vada, potranno reimmettere in servizio non oltre il 50% della propria forza lavoro. Ma non potendo ancora licenziare (percorso che consentirebbe ai soggetti coinvolti di usufruire della Naspi), tali imprese saranno costrette a mantenere in organico questo personale in esubero, però a casa e senza retribuzione”.

Una situazione allarmante sia per le imprese che per i lavoratori. “Infatti, queste aziende – sottolinea Antonino Alessi – , che già hanno pagato il salatissimo conto economico del ‘lockdown’ e si sono indebitate solo per potere fare fronte a bollette, affitti, precedenti forniture e scadenze di giugno, non potranno permettersi anche di pagare a vuoto il resto dei lavoratori mantenuti a casa e non potranno fare altro che porli in permesso non retribuito o dichiararli assenti, con il rischio di dovere pure sostenere l’onere contributivo”. Alessi non si pone solo il problema, ma cerca di dare delle proposte: “Se in fase di conversione in legge del Dl ‘Rilancio’ non sarà inserito un ulteriore periodo di tre mesi di cassa integrazione in deroga, o comunque uno strumento di protezione sociale ed imprenditoriale, per il periodo fra giugno e settembre, in Sicilia decine di migliaia di lavoratori quest’estate non avranno accesso ad alcuna forma di reddito.

Le correzioni necessarie sono tante. Una soluzione ci sarebbe, ed è la prevista ‘sovvenzione per il pagamento dei salari’ pari all’80% della retribuzione mensile lorda. Ma il Dl ‘Rilancio’ delega la gestione della misura alle Regioni. Con i tempi che abbiamo per il carico di lavoro e la dislocazione degli operatori in smartworking, l’aiuto potrebbe arrivare verosimilmente a marzo 2021, per i fortunati imprenditori che potranno resistere finanziariamente fino ad allora. Ci vorrebbe invece un meccanismo automatico. Così come – conclude il presidente dei Consulenti del lavoro di Palermo – il testo del decreto, lungi dal semplificare, ridurre i tempi e rendere automatica la proroga della Cig in deroga, ripete l’errore di procedura del ‘Cura Italia’: le aziende che dovranno adesso chiedere la proroga saranno tenute nuovamente ad allegare l’informativa ai sindacati, che però doveva essere inviata entro tre giorni dalla ‘comunicazione preventiva’. Ma come si fa a comunicare preventivamente ai sindacati un periodo di cassa integrazione che è già avvenuto? Aiutateci ad aiutare”.

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