segue dal QdS del 17/9/2025
I Ceo, dunque, come casta o come aristocrazia. Finalmente siamo arrivati a toccare il cuore del problema. La profezia di Tocqueville si è dimostrata ancora una volta corretta. Ma proprio per questo, realizzare una svolta significativa verso un diverso e migliore sistema non sarà per nulla facile.
Il compito non è sostanzialmente molto diverso da quello che ha dovuto affrontare Putin nel tentare di mettere la museruola agli ex comunisti che si sono trasformati in magnati industriali e oligarchi finanziari e hanno preso tutto per sé il potere economico in Russia. La differenza è che Putin, come autocrate, ha potuto agire, mentre il Governo e il Parlamento Usa sono stati impediti da ogni misura correttiva per il peso abnorme che gli oligarchi americani esercitano su di loro.
In Italia il problema è stato ed è meno vistoso, ma il crollo di tutti i maggiori gruppi privati ha molto a che fare con questa problematica, aggravata dalla vocazione al furto con destrezza di buona parte del grande management italiano. Il caso della vicenda Fiat e del suo massacro è il più illuminante. Si veda l’importante articolo di Fulvio Coltorti nel n. 13-2004 della rivista “Nuova Atlantide” dal titolo: “L’Italia dei grossi imprenditori tra paure, declino ed eclissi”.
Come non ricordare ancora una volta le parole con le quali Peter F. Drucker conclude il suo libro più importante e che resta in assoluto uno dei più importanti della letteratura d’impresa: “L’istruzione intellettuale non sarà sufficiente, da sola, a fornire ad un dirigente i mezzi necessari per far fronte ai compiti che lo attendono nel futuro. Il successo del dirigente di domani sarà sempre più strettamente connesso con la sua integrità morale. Infatti, con l’avvento dell’automazione l’influenza e la portata temporale delle sue decisioni sull’azienda nel suo complesso e rischi connessi saranno talmente gravi da esigere che il dirigente anteponga il bene comune ai suoi stessi interessi. La sua influenza su coloro che lavoreranno con lui in un’’azienda sarà così decisiva che il dirigente dovrà basare la sua condotta su rigidi principi morali anziché su espedienti. Le decisioni di un dirigente avranno una portata tale sull’economia che la società stessa lo riterrà responsabile. I compiti nuovi che attendono il dirigente del futuro esigono che questi fondi ogni sua decisione su solidi principi morali e che la sua guida non sia ispirata solo dalle sue conoscenze specifiche ma anche dalla sua capacità di visione, dal suo coraggio, dal suo senso di responsabilità e dalla sua integrità morale. Indipendentemente dall’istruzione ricevuta da giovane o da adulto, in futuro, come già per il passato, né l’istruzione né l’abilità individuale costituiranno le caratteristiche decisive per un dirigente: egli dovrà possedere soprattutto l’integrità di carattere”. (The Practice of Management, 1954, ed. italiana Il potere dei dirigenti, Edizioni di Comunità, 1978)

