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I quattro cantoni di Palermo

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I quattro cantoni di Palermo

Giovanni Pizzo  |
martedì 08 Marzo 2022

Oggi Palermo può essere rappresentata da quattro cantoni, in cui albergano i quattro drammatici principali problemi di questa ex Felicissima Città

Palermo ha un luogo epicentrico. Sono i famosi Quattro canti, posti all’incrocio tra via Maqueda, la seicentesca Strada Nuova, e Corso Vittorio Emanuele. Erano il confine del vecchio Cassaro, la città originaria.

Oggi Palermo può essere rappresentata da quattro cantoni, in cui albergano i quattro drammatici principali problemi di questa ex Felicissima Città.

  1. I rifiuti. In palermitano munnizza. È ovunque ed in ogni dove. Assedia le periferie ma anche il centro non viene risparmiato. In alcune strade ci sono discariche a cielo aperto. Ma manca anche lo spazzamento, ed il lavaggio delle strade è un miraggio. La città appare lorda. Chi viene da fuori lo percepisce, chi vi risiede è disperatamente assuefatto.
  2. La mobilità. Il famoso “Ciaffico” di Johnny Stecchino. In quello siamo campioni europei. Più che di mobilità potremmo parlare di immobilità. Solo cantieri promessi o infognati. Siamo il comune capoluogo di Regione e non abbiamo una tangenziale e la ex circonvallazione, oggi asse cittadino, è una tragedia.
  3. Le partecipate. Ossia le aziende,  meglio definiti carrozzoni, dei servizi a rete. O meglio dei disservizi diffusi. Mentre le altre città italiane andavano verso le multiutilities quotate in borsa noi sceglievamo un modello sovietico. Tra voto di scambio e corruzione, soprattutto di cultura lavorativa. I concetti di efficacia e di efficienza sembrano sillogismi aristotelici.
  4. Il Piano Regolatore. Più precisamente l’assenza dello stesso. Palermo non ha uno strumento urbanistico che ne definisca la sua vivibilità ed il suo sviluppo, la Mission e il futuro che debba avere questa città.

Questo ambito quadrilaterale diventerà il centro del progetto di cambiamento o dell’implosione definitiva del Comune. Sembrano i quattro cavalieri dell’Apocalisse che posso affondare le strade dove vivono i cittadini, ormai flagellati e abituati al peggio. Chiunque diventerà Sindaco verrà messo al centro del gioco dei quattro cantoni. E chi sta al centro in questo gioco solitamente non è il vincitore, ma il fregato di turno. Per questo nessun big della politica cittadina si è proposto. Si attende l’agnello sacrificale da trasformare molto probabilmente nel capro espiatorio. Sarebbe più semplice che il sindaco futuro, chiunque esso sia, si limitasse a fare il playmaker, passando la palla ai veri “Sindaci”, coloro che dovranno affrontare i quattro giganteschi problemi, con una forza di delega e di autonomia eccezionali.

Solo passando da un modello monarchico ad uno consolare, nello stile della Repubblica Romana, si potrebbe reggere il peso del disastro in cui è precipitata la visionaria Camelot di chi finora ha governato. La cifra attuale in cui versa Palermo può essere simboleggiata da una parola. Degrado.

Palermo è una città più delabré che demodé. Una somma di incurie e lordure, sia materiali che di capitale umano. Finora i palermitani hanno sempre votato un re Carnevale. Ma cu è chiù fissa? Carnevale o chi ci va appresso?

Così è se vi pare.

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