. È un film che sta destando molta curiosità per più aspetti e che non si sottrae ad una certa voglia di dibattito e di confronto.
A distanza di circa un mese dalla proiezione alla Mostra del cinema di Venezia dove era in concorso, “Iddu – L’ultimo Padrino” arriva nelle sale dei cinema italiani il 10 ottobre. È un film che sta destando molta curiosità per più aspetti e che non si sottrae ad una certa voglia di dibattito e di confronto.
Il film è scritto e diretto da Fabio Grassadonia e Antonio Piazza che sono alla loro terza regia insieme. I due registi hanno spiegato, infatti, che “Iddu – L’ultimo padrino” è il capitolo finale della trilogia iniziata con “Salvo” e proseguita con “Sicilian Ghost Story”. Prodotto da Indigo Film con Rai Cinema in coproduzione con Les Films du Losange con il sostegno di Canal+ e la partecipazione di Cinè +Ocs e distribuito da 01 distribution, “Iddu – L’ultimo Padrino” è un film squisitamente siciliano per riferimenti, trama, cast e luoghi in cui è stato girato.
La trama
Sicilia. Primi anni 2000. Catello Palumbo, politico di lungo corso, dopo alcuni anni di prigionia per mafia, ha perso tutto. Si rimette in gioco quando i Servizi Segreti gli chiedono di collaborare per aiutarli a catturare Matteo, suo figlioccio ma soprattutto l’ultimo grande latitante di mafia in circolazione. Catello così inizia un lungo scambio epistolare con il latitante e approfitta del suo vuoto emotivo servendosi di furbizia e illusionismo. Il film è liberamente ispirato a fatti realmente accaduti ossia alla latitanza di Matteo Messina Denaro, considerato nel 2004 dalla rivista americana Forbes il terzo latitante più ricercato al mondo. In quell’anno ha iniziato una corrispondenza epistolare con un ex sindaco del suo paese d’origine a cui proprio i Servizi Segreti avevano chiesto aiuto sfruttando la consuetudine familiare con il padre Francesco Messina Denaro. Gli inquirenti individuano la rete di postini che proteggono il boss, ma nel 2006 la corrispondenza si interrompe perché un servitore infedele dello Stato coinvolto nelle indagini su Matteo, svela alla stampa la collaborazione dell’ex sindaco con i servizi segreti e Matteo s’inabissa facendo nuovamente perdere le proprie tracce. Solo nel 2023 viene catturato per morire otto mesi dopo a causa di un tumore all’intestino.
I registi hanno raccontato: “Abbiamo iniziato a sviluppare Iddu nel 2020, tre anni prima che Matteo Messina Denaro fosse arrestato. Il 16 gennaio 2023, il giorno del suo arresto, eravamo già in fase di preproduzione. Da quel momento, ciò che è stato rivelato sulla sua vita ha confermato le nostre intuizioni derivanti dagli anni trascorsi a studiare l’uomo che, per molti, era un fantasma incomprensibile e di cui alcuni dubitavano persino l’esistenza”.
Grassadonia e Piazza hanno aggiunto: “In realtà, le lettere di Matteo Messina Denaro hanno offerto uno sguardo sorprendente e inaspettato nella vita privata di questo famigerato criminale, che si è rivelato essere un lettore entusiasta e colto, come confermato dal numero e dalla varietà di libri trovati nei suoi ultimi nascondigli, e anche un cinefilo”.
Il cast
Il film si pregia di un cast di attori di altissimo livello. A vestire i panni di Catello Palumbo c’è Toni Servillo, considerato uno dei migliori attori italiani. Il ruolo di Matteo Messina Denaro, invece, è di Elio Germano. A seguire, Daniela Marra è Rita Mancuso, Barbara Bobulova è Lucia Russo, Giuseppe Tantillo è Pino Tumino, Fausto Russo Alesi è Emilio Schiavon. Inoltre, ci sono anche: Antonia Truppo nei panni di Stefania, Tommaso Ragno nel ruolo di Papacena, Betti Pedrazzi è Elvira, Filippo Luca è Giovannino, Rosario Palazzolo è Don Gaetano, Roberto De Francesco è Senatore, Vincenzo Ferrera è l’Assessore, Maurizio Marchetti è Maresciallo Di Graziano, Gianluca Zaccaria è l’Appuntato Battaglia e Lucio Patanè è il Sindaco Maciaracina.
Musiche
A firmare le musiche e la colonna sonora del film è Lorenzo Urciullo, in arte Colapesce. Prima dell’uscita del film sono già state rese note un brano strumentale dal titolo “felice chi non è mai nato” e “La malvagità” che chiude il film.
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