Ignoranza e cultura, il male e la cura - QdS

Ignoranza e cultura, il male e la cura

Ignoranza e cultura, il male e la cura

giovedì 22 Maggio 2025

Riflessioni su ignoranza e cultura. Come liberarsi dall'ignoranza e diventare padroni del proprio destino.

Se ci si ponesse la domanda qual è il male maggiore per l’umanità?, la risposta dovrebbe essere univoca e corale: l’ignoranza. Essa, infatti, impedisce a ciascun essere umano, di qualunque genere ed età, di essere se stesso, vale a dire di conoscere le proprie doti, le proprie capacità, le proprie possibilità.
L’ignoranza è come una sorta di armatura che non consente alcun contatto con l’esterno, per cui non si vede, non si sente e per conseguenza non si capisce. Ma non comprendendo quello che ci circonda, come funzionano i meccanismi di qualunque genere, perché succedono gli eventi e via enumerando, non si è padroni di se stessi. Ma allora, di chi si è padroni? La risposta è univoca e lapidaria: degli altri.
La questione che vi proponiamo oggi non sembri di secondo interesse perché a pensarci bene sono i sapienti che predominano la scena e che in qualche maniera tengono in uno stato di subordinazione gli ignoranti, i quali non si accorgono di essere usati come oggetto.

Dunque, il male più grande è l’ignoranza. Allora, qual è la cura? Semplice: la cultura, che è fatta di conoscenze, di saperi e soprattutto della capacità di incrociare metodicamente sia le prime che i secondi. Non basta, infatti, una conoscenza; occorre che essa si sappia coordinare con altre, con centinaia o migliaia di altre, in modo da scoprire uno scenario e quindi valutarlo, per poi predisporre azioni che servano alla bisogna.

La questione trattata ci porta direttamente al tema della libertà delle persone o alla loro schiavitù.
L’ignorante è sicuramente subordinato, per non dire schiavo, perché la limitatezza del suo sguardo, delle cose che vede, è fonte di impotenza e di incapacità nel fare valutazioni di ogni genere, con la conseguenza che rimane bloccato in un alveo dal quale è difficile uscire.

Ogni essere umano, fin da quando è piccolo, dovrebbe avere sete di conoscenza, sete di sapere ciò che è accaduto nei secoli, perché è accaduto e quali conseguenze ha comportato, al fine di arrivare a un minimo di conclusione che dovrebbe essere a sua volta indicatrice di comportamenti successivi.
Ci rendiamo conto che poche persone seguono questo filo logico, per altro estremamente importante; poche persone sono avide dei saperi. Molte, invece, si basano sul sentito dire, su quelle informazioni che trovano sui media sociali, le quali non sono conoscenze, bensì puntini che non servono a nulla se chi le legge non è capace di collegarli. I collegamenti, però, si fanno se si possiedono i mezzi culturali in grado di interpretare e di connettere fatti e circostanze. Insomma, è il cane che si morde la coda.

Non è facile vivere in questo modo perché la mente è sempre impegnata a valutare e a tradurre le vicende che si incontrano lungo la strada. Però è l’unico modo che permette di capire cos’è la vita e anche perché si vive. Non solo, ma si capisce meglio che la vita non è solo quella fisica, ma soprattutto quella dello spirito o dell’anima o della volontà (Schopenhauer), che si sovrappongono al cervello e lo fanno funzionare, o almeno dovrebbero farlo.
In fondo quello che scriviamo è persino banale, a pensarci bene. Si tratta proprio di pensarci, di rifletterci e di agire di conseguenza.

L’ignoranza e la cultura, il male e la cura. Un quartetto di parole che sono l’essenza della vita e anche facili da comprendere. Un quartetto di parole che dev’essere la guida di ognuno di noi perché, lo ripetiamo, è essenziale capire come avvengono i fatti, come si susseguono, a quali conseguenze portano e cosa si può fare per interpretarli e poi agire.
È sempre una questione di metodo, cioè di regole, le quali consentono di guardare senza occhiali i fatti, in modo da regolarsi conseguentemente.

La questione che oggi è in esame è ridotta all’osso volutamente, perché l’importanza non deve mai rendere complicata l’esposizione, scritta o verbale. Avere chiari i concetti è un modo per vedere chiara la via che il nostro corpo percorre ogni giorno e possibilmente immaginare quella che il nostro spirito percorrerà dopo la naturale cessazione della vita fisica.
Sapere è vivere, vivere il meglio possibile.

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