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Ignoranza nonostante Internet, rubato il futuro ai figli …e loro ai nipoti

La diffusione dell’informazione su internet ha luci ed ombre. Luci perché consente a tutti, ed in quasi tutti i Paesi del mondo, di accedere a dati che prima erano riservati a pochi; ombre, perché chi accede a queste informazioni non è in condizione di collegarle e quindi di farsi un’idea ragionevole di ciò che sta leggendo.
Chattare sul feticcio spesso è un modo per passare il tempo, per giocare, per visitare siti porno, per divertirsi, ma non per crescere. Molti chattano sul nulla e fanno parte di quella schiera di persone che sa tutto di nulla e nulla di tutto.
Chattare dovrebbe significare soddisfare curiosità, ma curiosità al servizio della crescita, non in quanto tali.
Tra i giovani, per fortuna non in maggioranza, non c’è la tendenza a visitare musei e mostre, ad andare a spettacoli teatrali o di opere di musica lirica, ad ascoltare quella classica, visitare siti archeologici, riserve naturali, marine e montane, e soprattutto a leggere libri, libri e libri di saggi, ma anche di qualche romanzo ben scritto.

In molti manca la capacità di ragionare, di riflettere, di curiosare e di utilizzare quel gioco intelligente dei sette perché: dopo ogni risposta riproporre il perché. Se si arriva alla fine di questo gioco, chi ha posto i sette perché ne saprà di più e, soprattutto, avrà salito un gradino del ragionamento e della conoscenza.
Chi non è dotato di un discreto vocabolario – la lingua italiana possiede oltre centomila parole, ma l’italiano medio ne usa meno di duemila – ha l’abitudine di usare frasi fatte, modi di dire, parole abusate: per esempio “assolutamente”.
Perché tanti quando parlano usano frasi fatte? Probabilmente perché non sono dotati di una sufficiente capacità di elaborazione, né hanno un’autonomia lessicale che consentirebbe loro una varietà di linguaggio più dettagliato e più preciso.
Questa diffusa ignoranza è utilizzata strumentalmente da chi gestisce le istituzioni perché può infinocchiare tranquillamente chi non ha una propria cultura e, quindi, con slogan, frasi fatte ed altre diavolerie, può trainare dalla propria parte chi non è capace di fare ragionamenti autonomi.
Cosicché costoro possono gabellare questioni non vere spacciandole per vere, propinano falsità una dopo l’altra, inanellando menzogne che vengono bevute da chi non è dotato di sufficiente cultura.
Una menzogna astronomica è quella portata avanti dai diversi governi, secondo i quali occorre distribuire la ricchezza verso i meno abbienti. Su questo non ci piove. Dove sta la menzogna? Nel fatto che costoro non sono capaci di produrre ricchezza e, quindi, sostanzialmente, distribuiscono povertà. Perché distribuiscono povertà? Perché si indebitano e quindi non danno a chi ha bisogno danaro buono, ma denaro tossico.
L’effetto di questo perverso comportamento è il continuo aumento del debito pubblico del nostro Paese, il secondo dopo la Grecia, arrivato, dopo la fine di ottobre, all’astronomica cifra di 2468,8 miliardi con una tendenza al centotrentacinque percento rispetto al Pil.
Il debito pubblico è come un cappio sulle generazioni future, che dovranno restituirlo.

In effetti, com’è noto a pochi, l’emissione di Buoni del Tesoro equivale alla firma di cambiali, cambiali che qualcuno dovrà pagare. Chi sono costoro? I nostri figli. Cosicché viene violato il patto secondo il quale una generazione di cittadini deve essere autosufficiente e lasciare a quella successiva maggiori ricchezze e non maggiori debiti. Il cappio del debito pubblico è iugulatorio, si stringe lentamente, ma inesorabilmente, lubrificato dalle menzogne cui prima si accennava.
Che faranno i nostri figli quando dovranno restituire questo debito pagando le cambiali che i padri hanno firmato? Probabilmente dovranno a loro volta firmare altre cambiali. Così facendo, ruberanno il futuro ai loro figli, cioè ai nostri nipoti.
C’è un modo per fermare questo andamento perverso dei nostri irresponsabili istituzionali. È ora che si diffonda la consapevolezza che così non si può andare avanti. Ma come? Tagliando gli sprechi nella Pubblica amministrazione, oggi valutati intorno ai cento miliardi, recuperando i centodiciannove miliardi dell’evasione fiscale, decapitando la malabestia della corruzione.
Per far ciò, ci vogliono persone oneste, dal comportamento cristallino. Cercansi!