Il 78° “Anniversario della Liberazione” - QdS

Il 78° “Anniversario della Liberazione”

Pino Grimaldi

Il 78° “Anniversario della Liberazione”

sabato 22 Aprile 2023

E’ il 25 Aprile. Che nel DLL 185 (22 Aprile 1946) di Umberto II, allora Luogotenente del Regno d’Italia, all’Art. 1 sanciva “a celebrazione della totale liberazione del territorio Italiano il 25 Aprile è dichiarato festa nazionale”.
Poi trasformato in Legge (N° 260-Art 2) nel Maggio 1949 con testo proposto da Alcide De Gasperi ed approvato nell’Ottobre dell’anno precedente dal Senato che ribadiva essere (il 25 Aprile) “giornata festiva come anniversario della liberazione”.

Durante la discussione fu precisato che “era una data simbolica” in quanto la guerra dichiarata dell’Italia alla Germania il 14 Ottobre 1943 – dopo che era stata firmata dal Generale Castellano la “resa incondizionata” -spacciata come armistizio breve con gli Alleati, con l’Italia mai alleato ma “cobelligerante” – era terminata con la resa della Germania firmata a Karlshorst (Berlino) il 9 Maggio 1945.

Di fatto non vi fu mai guerra tra il Regno del Sud e la Repubblica Sociale Italiana perché essa non fu mai riconosciuta essendo solo un governo allocato nel Nord Italia, autoproclamatosi, alleato della Germania e del Giappone, e riconosciuto solo da alcuni Paesi sotto il dominio militare tedesco.

Il Regno del Sud (Italia) non dichiarò mai guerra alla RSI, ma agì attraverso quelli che si denominavano “partigiani”, che non furono mai, a loro volta, riconosciuti da alcuno.
Infatti gli Alleati si rivolgevano a quelle che venivano indicate “bande di resistenza al nemico” con il termine ufficiale di “patrioti” anche per evitare che si pensasse fossero di una sola parte (comunisti) cosa che pur con URSS alleata con Americani, Inglesi e Francesi, non era politicamente gradita: come poi la storia ha mostrato!

Da dire che i “patrioti” fecero un buon lavoro soprattutto quando agirono in collegamento con le truppe Alleate; mentre i “partigiani” (80% circa, comunisti) ne fecero – a detta degli storici – uno opinabile perché tendevano a combattere i fascisti – ché dei tedeschi gli importava non molto tant’è che ne assicurarono la dipartita dall’Italia senza colpo ferire – ma per instaurare un regime comunista. E ne è prova poi l’amnistia Togliatti ed il fatto che in Italia avemmo il più grande partito comunista d’Europa.

Allora sarebbe bene che dopo 3/4 di secolo, morti tutti (io sopravvissuto!), la si smettesse di dar fuoco a micce di rancore ed inimicizia. Che sia logico ed opportuno festeggiare un data simbolica, ma importante e decisiva per le sorti di Paese libero e democratico, è cosa buona e giusta: ma, come per la Costituzione, senza aggettivi qualificativi (usati a bizzeffe da tutti) che distorcono e la storia ed il senso di unità che un popolo ha il diritto-dovere di possedere.
Ogni anno si discute – e prima e dopo la “festività” – su chi l’abbia onorato e chi no.
Anche Santa Romana Chiesa ha le sue festività e non onorarle non lo ritiene un peccato. Figuriamoci.
Ed allora: gioia ed armonia in tutti. Senza rancori.

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