Catania

Il caro bollette rischia di mettere di nuovo al tappeto il Comune di Catania

CATANIA – Aumenti a catena che costringeranno le famiglie catanesi e siciliane a grandissimi sacrifici. Oltre quelli portati avanti con fatica nei due anni caratterizzati dalla pandemia. Sono drammatiche le previsioni sugli effetti che l’aumento dei costi energetici a qualunque livello sta determinando: lo affermano i gestori dei servizi nelle città, costretti a fare i conti con bilanci che difficilmente potranno essere equilibrati senza un correttivo.

Che potrebbe tradursi nell’aumento delle bollette, anche per quanto riguarda l’acqua: il bene primario rischia infatti di subire aumenti vertiginosi se non si interviene. Ne è convinto il presidente della Sidra – la partecipata del Comune di Catania che gestisce il servizio idrico – Fabio Fatuzzo che ieri mattina, in sala consiliare, ha illustrato la situazione e le richieste per evitare che i costi vengano pagati dai cittadini. Con lui, insieme agli altri, anche il sindaco facente funzioni e assessore al Bilancio, Roberto Bonaccorsi e l’assessora all’Energia della Regione siciliana, Daniela Baglieri.

“Una tragedia – dice -. L’aumento del costo dell’energia non può essere definito altrimenti, perché impatta sulla vita di tutti i giorni. Aumenti che per noi significano mettere in difficoltà le nostre aziende. Come Sidra siamo passati da spendere 400 mila euro al mese a un milione – continua -. Il che vuol dire che salta tutto: le previsioni di bilancio, la programmazione di manutenzione e si entra in grave difficoltà”.

Da qui la richiesta urgente al Governo di agire sia per impedire nuovi aumenti che per calmierare i prezzi attuali. “Il governo deve assumersi le sue responsabilità e come ha fatto per altri settori, sospenda le accise che gravano sul prezzo dell’energia e sulla risorsa idrica, e conceda un credito d’imposta corrispondente agli aumenti subiti. Se no – sottolinea – non possiamo andare avanti”.

Problemi condivisi da tutti i gestori e acquedotti siciliani, e di tutta la Sicilia. E che potrebbero riversarsi come uno tsunami nella gestione corrente delle casse degli enti. Alcune delle quali già messe a dura prova. Come Catania, ad esempio, dove il Comune è andato in dissesto nel 2018.

“Il nostro piano di risanamento è dentro il nostro bilancio stabilmente riequilibrato – commenta il vicesindaco Bonaccorsi – pensato in un periodo storico in cui non c’erano pandemia né guerra. Questi maggiori oneri potrebbero rendere vani quattro anni di sacrifici. Sicuramente il Governo interverrà perché il problema non è solo di Catania, ma di tutta la nazione. Il ministro ha usato parole forti, di speculazioni: mi auguro che le autorità preposte possano far luce ed evitare che queste truffe poi vengano pagate dai cittadini”.