Caro bollette, anche l'acqua rischia l'impennata: l'allarme di Sidra

Caro bollette, anche l’acqua rischia l’impennata: l’allarme di Sidra

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Caro bollette, anche l’acqua rischia l’impennata: l’allarme di Sidra

Melania Tanteri  |
lunedì 14 Marzo 2022

Oggi in aula consiliare di Palazzo degli Elefanti l'incontro voluto dal presidente dell'azienda del servizio idrico, Fabio Fatuzzo.

“Dopo danno della pandemia anche la beffa dell’aumento delle bollette. Per questo, l’iniziativa di oggi è importantissima”. È il vicesindaco e assessore alle Partecipate del Comune di Catania, Roberto Bonaccorsi, a commentare l’iniziativa di stamani in sala consiliare di Palazzo degli elefanti organizzata dal presidente della Sidra, Fabio Fatuzzo, per affrontare il caro energia e le conseguenze – che potrebbero essere terribili – sul costo dell’acqua.

Prezzi in aumento

L’aumento del costo dell’elettricità comporterà – anzi già comporta – un aumento del costo del servizio che, se non corretto da intervento dello Stato, si ripercuoterà inevitabilmente sui cittadini, opzione che Fatuzzo vuole scongiurare. Per questo, insieme agli altri gestori degli acquedotti siciliani e dei servizi idrici, chiede al Governo interventi precisi.

Sidra: il costo esorbitante del servizio

“L’esplosione dei prezzi ha fatto lievitare i nostri costi che sono passati – spiega – da 400 mila a un milione al mese. Abbiamo constatato scarsa sensibilità dello Stato nei confronti del prezzo dell’acqua – continua: chiediamo di affrontare questo problema, dato che questa impennata avrebbe dovuto essere bloccata prima. Oggi il servizio idrico boccheggia – aggiunge: il settore pubblico è in grandi difficoltà. In queste condizioni – sottolinea – dovremo toccare le tariffe, cosa che non vogliamo fare, senza provvedimento che lo Stato deve fare. Il primo, eliminare le accise per il periodo degli aumenti, e poi attraverso la cessione del credito di imposta per consentirci di pagare gli aumenti.

Gli effetti su Catania

Problemi condivisi da tutti i gestori e acquedotti siciliani, e di tutta la Sicilia. E che potrebbero riversarsi come uno tsunami nella gestione corrente delle casse degli enti. Alcune delle quali già messe a dura prova. Come a Catania, ad esempio, dove il Comune è andato in dissesto nel 2018. “Il nostro piano di risanamento è dentro il nostro bilancio stabilmente riequilibrato – commenta il vicesindaco Bonaccorsi – pensato in un periodo storico in cui non c’erano pandemia né guerra. Questi maggiori oneri potrebbero rendere vani quattro anni di sacrifici. Sicuramente il Governo interverrà perché il problema non è solo di Catania, ma di tutta la nazione. Il ministro ha usato parole forti, di speculazioni: mi auguro che le autorità preposte possano far luce ed evitare che queste truffe poi vengano pagate dai cittadini”. 

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