Il cazzeggio televisivo confonde il pubblico - QdS

Il cazzeggio televisivo confonde il pubblico

Il cazzeggio televisivo confonde il pubblico

sabato 07 Settembre 2024

Chi non capisce, non sa fare

Le televisioni private vivono di pubblicità. Per conseguenza, ideano e trasmettono programmi che possono attirare il massimo interesse dei/lle telespettatori/trici perché l’audience si trasforma in vendite di spazi e conseguenti incassi di denaro.

La logica del profitto è basilare per chi gestisce una rete televisiva e anche radiofonica o un sito web.
Qual è l’interesse della massa di telespettatori/trici, radioascoltatori/trici o internauti/e? Il cazzeggio, ovvero, come dice il vocabolario: “Chiacchiere senza costrutto che si fanno tra amici, specialmente per ammazzare il tempo”.

Di certo l’interesse della gran parte di costoro non riguarda i veri problemi della Comunità perché tendono a buttarli dietro le spalle, in quanto è più importante impiegare il proprio tempo e le proprie energie per divagare, divertirsi e svagarsi.
Chi perde il proprio tempo in queste attività amene dovrebbe ricordarsi degli sforzi e delle fatiche che sostengono tutti quelli che poi hanno successo nella vita, primi fra i quali gli e le atleti/e. Questi/e rinunciano alle ore libere, perché sono occupate dallo studio o dal lavoro e dalla preparazione che serve loro per rendere al meglio.

Lo stesso dicasi per chi ha la passione per la musica e studia strumenti nel tempo libero. Poi ci si meraviglia che qualcuno ha successo e qualcun altro no.
Il concetto che precede è sintetizzato nella canzone portata al successo da Gianni Morandi: “Uno su mille ce la fa, ma quanto è dura la salita…”.
Certo, senza fatica non si fa nulla, ma quanti hanno voglia di faticare? Ed ecco che preferiscono divagare, in tutti i sensi.

È proprio su questo comportamento, certamente leggero, che contano i divulgatori televisivi, assecondando questa attitudine anziché spiegare che essa non è idonea ad avere successo nella vita, affermarsi come persone e come professionisti di vario genere.
Una volta, di tanta gente che amava il “dolce far niente” si diceva che era perditempo. Oggi come oggi, invece, si esalta perché riesce a fare, anzi a non fare, quello che dovrebbe, anche se apparentemente soddisfatta.

Ma, a pensarci meglio, forse non lo sono affatto perché poi quando tirano una linea, dopo dieci, o vent’anni di vita, o trent’anni di vita e si chiedono cos’hanno concluso, registrano che non hanno ottenuto un granché di positivo, ma non se ne pentono e magari pensano “chi se ne frega”. Ed è proprio questo meccanismo mentale, secondo il quale nulla importa, che conduce a situazioni di grande disagio e difficoltà.

Intendiamoci, lo scenario che abbiamo descritto non è generalizzato perché a fronte dei perditempo vi è una grande moltitudine di persone che lavora, che si sacrifica, che educa bene i propri figli, volonterosa; insomma, dei/delle buoni/e cittadini/e.

Non bisogna fare di tutta l’erba un fascio e neanche confondere il grano con il loglio perché se si operasse in questo modo si commetterebbero errori più gravi di quelli che si vogliono sanzionare.
Tutto questo è abbastanza chiaro, ma non sempre risulta altrettanto chiaro per chi non vuol vedere.

Il cazzeggio, dunque, è quel certo comportamento fra il serio e il faceto, certe volte divertente altre volte nauseante, in relazione a qual è il suo oggetto di attività, perché conta chi è il guidatore, chi lo fa. Se è dotato di intelligenza e di vasta cultura il suo comportamento può essere anche piacevole; se invece è conseguenza di becerume, il risultato sarà probabilmente spiacevole.

Quanta gente si riconosce nello scenario che abbiamo testé descritto? Sicuramente non tanta, perché chi non ha gli strumenti mentali e culturali per capire, ovviamente non capisce, con la conseguenza che appare per quello che è e cioè una persona vuota.

Non intendiamo muovere critiche a chicchessia, ma abbiamo tentato di descrivere una questione sociale molto vasta, la cui testimonianza si trova nei media sociali. Basta leggerne qualcuno con i loro messaggi, le loro esclamazioni, la mancanza di punteggiatura, la totale assenza di sintassi e di grammatica per capire come il sistema di comunicazione si stia degradando ogni giorno di più e vada verso scenari non auspicabili.

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