Palermo

Il consiglio comunale di Palermo occupato, perchè e cosa sta succedendo

Un tiramolla paralizzante. È quanto sta avvenendo al consiglio comunale di Palermo a causa della mancata votazione del programma triennale delle opere pubbliche, quello 2020-2022: ancora al palo, da 8 mesi e con lo spettro incombente della perdita di ingenti risorse già assegnate a interventi strategici per il presente e il futuro di Palermo.

A cui, come se non bastasse, si aggiunge la prospettiva di una responsabilità da danno erariale per il Comune.  Uno stallo che alimenta la protesta di 10 consiglieri di Avanti Insieme, Movimento 5 Stelle, Partito Democratico e Sinistra Comune, sfociata lo scorso giovedì nella decisione di occupare la Sala delle Lapidi di Palazzo delle Aquile fino alla mattina di sabato, quando questi gruppi consiliari hanno indetto un’assemblea cittadina a Piazza Pretoria per chiarire ai cittadini le ragioni del gesto e ribadire l’assoluta urgenza di approvare questo fondamentale atto amministrativo.

“Torrenziale è stata finora la quantità di verifiche e emendamenti richiesti dalla coalizione maggioritaria di centro-destra. Fino ai loro ultimi ripetuti abbandoni in blocco dell’aula che, determinando la caduta del numero legale, hanno così confermato l’attuale impossibilità di trovare una ‘quadra’ attraverso il necessario confronto politico”, lamentano. Il rischio è, appunto, pesante. C’è una dote di almeno 350milioni di euro, composta da fondi extra comunali già stanziati, europei e ministeriali, con cui l’amministrazione dovrebbe dare il via a opere già progettate. Ma che, senza l’approvazione in tempi stretti dello strumento di programmazione comunale, potrebbero volatizzarsi perché non si farebbe in tempo a indire le gare per assegnare i lavori entro la fine dell’anno. Su tutti, per dimensioni e livello tecnologico, quelli per le nuove linee del tram. Ma anche tanti altri interventi destinati a incidere sulle innumerevoli problematiche legate alla qualità della vita nel capoluogo siciliano.

Una situazione che venerdì ha confermato l’ennesimo nulla di fatto nell’iter d’approvazione di un piano triennale che a Sala delle Lapidi non si riesce a approvare da aprile. Più in dettaglio, il primo passaggio riguarda l’annualità 2020 dello strumento di programmazione comunale. Votarla è un passaggio fondamentale per mandare a bando i progetti che vi sono elencati. Ovvero un fitto ventaglio di opere che vanno da quelle per rendere efficiente l’illuminazione nel quadrante nord di Palermo (operazione da circa 40 milioni di euro) a interventi per la manutenzione di edifici scolastici e la destinazione di immobili a usi sociali, passando, tra i tanti altri progetti, per i lavori nelle borgate marinare, con interventi già finanziati per la costiera dell’Addaura e la riqualificazione del lungomare di Barcarello.

Questo nodo ne provocherebbe un altro. L’approvazione del piano 2020-2022, tra l’altro auspicata dall’Ance e da altre organizzazioni categoriali, è infatti condizionale a quella del piano triennale 2021-2023. E ciò – sottolineano i consiglieri protestatari – mette a rischio anche tutti i fondi ex Gescal per l’assegnazione di case popolari (nei quartieri di San Filippo Neri, Sperone e Borgo Nuovo), nonché i 90 milioni destinati al centro storico dal CIS, il Contratto istituzionale di sviluppo. A cui si aggiungono i molti altri progetti che, come sottolinea la dichiarazione della Giunta comunale di un mese fa, devono individuare il contraente finale entro il 31 dicembre del 2022.  Una situazione che potrebbe vanificare le prospettive di occupazione lavorativa e di sviluppo economico per il capoluogo siciliano.

Questione dirimente nello strumento con cui il Comune individua e destina risorse a grandi opere, è quella dei nuovi percorsi del tram: in particolare la linea A, che dovrebbe interessare il cuore di Palermo, via Libertà inclusa. Progetto, questo, che cozza contro il muro del centro destra, la cui coalizione – come ha recentemente dichiarato anche il capogruppo della Lega Igor Gelarda – conferma comunque un generale favore verso piani di mobilità sostenibile, a condizione di non arrecare danni irreversibili alla città.

Il tempo però scorre e non votare il programma triennale può voler dire di arrivare a perderli, quei finanziamenti.

Bersaglio delle rimostranze dei consiglieri ‘occupanti’ è la fitta serie di ‘se’ e di ‘ma’ posta dalla loro controparte alla discussione del piano: “tra le tante richieste, quella della presenza del sindaco in aula, peraltro da noi condivisa; ma anche quella, paradossale, di audire i Rup di ciascuno dei tanti progetti compresi nel programma”- dice Rosario Arcoleo, capogrupo Pd al consiglio comunale.

Una strategia d’aula che, a detta dei consiglieri protestatari, costituirebbe una ripicca politica, in risposta anche al recente rapporto del capoarea dell’ufficio Pianificazione Urbanistica del comune di Palermo, reso noto qualche giorno dopo il deposito dell’emendamento che prevede lo stralcio della linea A. Secondo la relazione, anche un piccola modifica al progetto di ampliamento del sistema tramviario palermitano (che ha già ottenuto i necessari pareri favorevoli) comporterebbe la perdita di tutti i fondi. Oltre all’ulteriore rischio – sottolineano i consiglieri di centro-sinistra – di esporre il Comune a una responsabilità per danno erariale, legata ai 19 milioni di euro già erogati dal ministero delle infrastrutture per la progettazione dei nuovi percorsi ferrati.

“All’opposizione di centro-destra chiediamo chiarezza – reclama il consigliere di Avanti Insieme, Massimiliano Giaconia – Dicano alla città se vogliono bocciare del tutto il piano triennale, oppure votarlo stralciando la parte relativa alla linea del tram”. Scelta, questa, che – continua Giaconia – “risulterebbe estremamente dannosa per Palermo, il cui sistema tramviario ancora parziale sarebbe destinato a restare monco per chissà quanto tempo, col risultato di vedere compromesso il suo pur complicato iter verso una mobilità urbana che nel giro di qualche anno potrà combinare tram e metro”.

Non ricorre a giri di parole Fausto Melluso, consigliere di Sinistra Comune: “Si sta trattando di vero e proprio ostruzionismo politico, di cui i colleghi di centro-destra, parte maggioritaria di quest’aula, dimostrano di non volersi neanche assumere la responsabilità – lamenta – Da una parte dichiarano di voler discutere e per approvare l’atto, ma al dunque abbandonano l’aula. Il piano delle opere pubbliche è un atto superiore a ogni ragione di appartenenza politica e il non votarlo si ripercuoterà sulla qualità della vita dell’intera cittadinanza”. Per questo – spiega – “abbiamo voluto assumere una posizione netta per denunciare l’attuale situazione. Con il solo intento di sbloccare la trattazione in consiglio comunale del piano triennale al più presto”.

L’assemblea cittadina di sabato si è conclusa con la richiesta della convocazione urgente del consiglio. L’appuntamento è per la giornata di lunedì: “Se non otterremo segnali – conclude il consigliere M5S Antonino Randazzo – siamo pronti a occupare di nuovo l’aula consiliare. E a chiamare a raccolta i cittadini e le forze organizzate che ci sostengono in questa denuncia”.

                                                        Antonio Schembri