Nelle casse dei Comuni non c’è un euro, da Caserta a Reggio Calabria, da Casal di Principe a Palermo. La situazione più preoccupante proprio in Sicilia.
Sulle pagine dell’Espresso il buon Antonio Fraschilla esamina il Sud degli Enti Locali al dissesto.
Nelle casse dei Comuni non c’è un euro, da Caserta a Reggio Calabria, da Casal di Principe a Palermo. La situazione di Palermo, la quinta città d’Italia, è quella che preoccupa di più.
Non seppelliamo più i morti ed ai vivi facciamo fare una vita poco dignitosa. Su 1.100 comuni con disavanzo di bilancio il 70% stanno al Sud. Sono 396 i comuni in dissesto e pre-dissesto, di questi 304 sono del Sud. La popolazione che vive in questi comuni è costituita da 6 mln di persone, di cui 5 mln di cittadini del Sud.
Ma la cosa più devastante è la scomparsa della classe
dirigente, quella che elaborando progetti, riempendo schede, studiando
tonnellate di schermate digitali dovrebbe partecipare alla grande corrida
nazionale. Il fantasmagorico PNRR. Al Sud tutto questo piano di Rinascita
rischia di essere come i fantasmi di De Filippo. Ne sentiremo le voci, ma
passerà sopra le nostre teste.
Al Comune di Palermo è andato in pensione da poco l’ultimo dirigente tecnico, chi scriverà i progetti? Il precario con la terza media che dorme su una sedia nella penombra della portineria? O l’assenteista in tenuta da runner che in fila il budge e scappa di corsa? caso di Palermo è esemplificativo di gran parte della Sicilia. Un’isola che ha per anni intrippato masse di persone di bassa qualifica ed ora ha una voragine sul capitale umano. La Regione Siciliana aveva fino a 10 anni fa 2.500 dirigenti, con sovrabbondanza su alcune qualifiche e buchi paurosi su altre, in via di scomparsa.
Oggi i dirigenti sono circa 900 e diminuiranno ancora senza sostituzione per un blocco assunzionale che perdurerà per ancora 3 anni. La macchina regionale da almeno due decenni funziona tramite iniezioni di capitale umano più giovane e qualificato esterno.
Si chiama Assistenza tecnica. D’altra parte con una macchina amministrativa di quasi 60 anni di media più che di digitale dovremmo parlare di telescriventi e fax. La Regione, ma anche gli enti locali siciliani, non hanno recepito la norma che da anni fa funzionare la macchina anziana dello Stato, quella che consente la presa in carico di precipue figure professionali a tempo determinato. Evidentemente non paga elettoralmente sulle fasce di personale qualificato. Il precariato da voti solo sulle fasce basse.
Per cui da anni primarie società di consulenza fanno
l’assistenza tecnica a pagamento alla Regione. Tra queste l’unica pubblica è il
Formez, società sotto il controllo della Funzione Pubblica nazionale. Quindi
l’unica senza scopo di lucro si potrebbe pensare.
Cosa fa un’Ente stravecchio e diversamente qualificato sul
capitale umano indispensabile?
Licenzia il Formez con una lettera alquanto inusuale nei
toni e nella procedura amministrativa, che ricordiamo ai meno avvezzi, separa
per legge l’indirizzo politico da quello amministrativo decisionale in mano
alla cosiddetta burocrazia.
Si potrebbe pensare che si sia scoperto del marcio in
Danimarca, per arrivare a licenziare lo Stato, di fatto.
C’erano delle mele marce dentro il Formez per arrivare a
tanto? E se così fosse ci sarà uno sviluppo giurisdizionale su denuncia della
Regione?
Perché se così non fosse questa mossa che interrompe il
rapporto fiduciario con Lo Stato, per un’isola che non produce sufficiente
elaborazione progettuale ed amministrativa, necessaria al reperimento di
risorse finanziarie, ha le sembianze di un harakiri istituzionale.
Alcuni sostengono che vi sia un piano per spostare
l’assistenza tecnica ad una società in House della Regione, la Sas. Ora la Sas
è una società il cui core business, se vogliamo chiamarlo tale, è il portierato
ed i servizi ausiliari. Non sembrano proprio gli skill di una società quotata
in borsa per la consulenza di alto livello. E nemmeno ha la solidità del
management istituzionale, quindi poco propenso alle pressioni politiche locali,
del Formez.
Il Sud fa crac, i ragazzi emigrano per studiare e lavorare all’estero, rimangono solo precari, forestali, percettori di reddito di cittadinanza e neet, ma la politica siciliana sembra che sia animata solo da Sansoni. Muoia la Sicilia con tutti i Filistei.
Giovanni Pizzo