Come nel film su Giorgio VI di Inghilterra Mario il tecnocrate era atteso al varco.
L’uomo dei silenzi, delle poche parole, incespicherà, avrà le capacità per parlare a questo parlamento in disarmo e ad un paese scoraggiato?
E come l’erede di casa Windsor nell’ora più buia il presidente Draghi trova il discorso di una vita spesa per le giuste ragioni e le giuste istituzioni.
Asciutto, senza mirabolanti perifrasi, senza fuochi di artificio ed avvisi ai naviganti, senza occhieggiare a qualcuno e senza frasi demagogiche per un consenso di breve gittata.
Analisi dei problemi, dati certi e inoppugnabili, bozze di soluzioni.
Discorso corto, dieci cartelle, denso e di grande respiro.
Un discorso per sottrazione, senza orpelli ed aggiunte speciose.
Con obiettivi chiari e senza mezze misure.
RICOSTRUIRE il nostro paese.
Un paese affondato su un orizzonte di decrescita infelice.
Che da anni invece di investire sul capitale umano, investe su divani di cittadinanza o su posti di lavoro decotti.
Un paese che con le donne è ipocrita e fariseo e con i giovani è un patrigno senza cuore che allontana i suoi giovani migliori.
Un paese con la peggior classe dirigente del mondo che senza vergogna si è dovuto, in maniera riottosa, appellare al suo unico uomo di statura internazionale.
Le parole vuote, i loghi sono finiti ed è tornato il logos.
Speriamo duri.
Giovanni Pizzo