Torno ad affrontare, ancora una volta, il tema del divario di sviluppo tra Nord e Sud Italia, perché si tratta di una questione complessa e non certo recente, che si manifesta in diversi settori strategici, tra cui l’economia, l’istruzione, le infrastrutture, la qualità della vita, la sanità, ecc… In sintesi, il Nord Italia è caratterizzato da un’economia più avanzata, tassi di occupazione più elevati e infrastrutture più numerose in quantità e qualità, mentre il Sud Italia presenta tassi di disoccupazione più alti, condizioni economiche meno favorevoli e una maggiore incidenza della povertà, dovuta anche ai minori investimenti che vi sono stati compiuti nel tempo.
Le differenze chiave nei vari settori sono quelle sinteticamente qui aggregate e indicate.
Economia
Il Nord è il motore economico del Paese, con una forte industrializzazione, un’economia più diversificata e un Pil pro capite significativamente più alto rispetto al Mezzogiorno. Il Sud, invece, è più dipendente dall’agricoltura, ha un’economia complessivamente meno sviluppata e presenta un Pil pro capite inferiore.
Occupazione
Il Nord presenta tassi di occupazione più elevati e una maggiore varietà di attività lavorative, mentre il Sud presenta tassi maggiori di disoccupazione, soprattutto tra le donne, i giovani e i lavoratori con qualifiche meno ricche di contenuti professionali.
Infrastrutture
Il Nord è meglio collegato, dispone di infrastrutture più numerose, più moderne ed efficienti, meglio distribuite rispetto al Sud, che quindi fatica a raggiungere un’infrastrutturazione adeguata rispetto al resto del Paese. Volendo fare un esempio, si potrebbe sottolineare il fatto che, mentre in Lombardia si realizzano le quarte corsie autostradali e i treni ad alta velocità rappresentano l’ordinaria amministrazione, in Sicilia la rete autostradale è a due corsie, è incompleta e non esiste l’alta velocità ferroviaria, che non ci sarà fino a quando non si farà il ponte di Messina.
Istruzione
Il Nord presenta un sistema educativo più solido e accessibile, con un maggior numero di aule, di laboratori, di palestre ed una maggiore percentuale di laureati, mentre il Sud fatica a raggiungere questi risultati ed ha un sistema infrastrutturale dedicato all’istruzione meno adeguato. Tutto questo nonostante la professionalità e la competenza degli insegnamenti, talvolta, sia maggiore che al Nord. Una tale situazione, legata anche ad una carente offerta di lavoro, obbliga molti giovani laureati e non laureati ad emigrare.
Qualità della vita e sanità
Il Nord offre una qualità della vita, intesa come sanità e servizi alle persone ed alle imprese, più elevata, con infrastrutture e ospedali più sviluppati, mentre il Sud fatica a raggiungere simili standard.
Emigrazione
A causa di quanto prima sintetizzato, il Sud ha registrato un’intensa migrazione verso il Nord, il Centro e i Paesi esteri, soprattutto per le maggiori opportunità economiche e sociali offerte in queste aree.
Costi della vita
Il costo della vita al Nord è solitamente più alto rispetto al Sud, ma il reddito medio è più elevato, circostanza che compensa in parte questa differenza.
Crescita
Il Nord, potendo godere di maggiori investimenti dello Stato, ha visto una crescita economica più robusta rispetto al Sud, amplificando le differenze di sviluppo nel tempo. Differenze che, a causa del permanere degli stanziamenti pubblici sulla base della spesa storica e non del corretto calcolo dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep) e dei livelli essenziali di assistenza (Lea), incrementeranno una sempre maggiore differenza tra il trattamento riservato ai cittadini del Nord e quello che sono costretti a subire i cittadini del Sud.
Povertà
In conseguenza della profonda sperequazione esistente tra le due aree, la povertà è un problema più diffuso al Sud rispetto al Nord, con un’incidenza maggiore di famiglie in stato di povertà e una maggiore difficoltà nell’accesso a servizi essenziali.
Alla luce di quanto sintetizzato, appare evidente come, al fine di rendere pieno e concreto il contenuto dell’art. 3 della Costituzione, evitando che vi siano italiani di serie A, al Nord, e italiani di serie B, al Sud, sia necessario che si abbandoni rapidamente il metodo di ripartizione delle somme statali sulla base della spesa storica, che acuisce le forme di sperequazione esistenti. È indispensabile, inoltre, che si varino politiche perequative sul piano delle infrastrutture, delle prestazioni e dei servizi, vale a dire elaborando Lep e Lea corretti ed equi, ben calcolati e tendenzialmente capaci di restringere il divario venutosi a formare nel Paese dall’unità d’Italia. In caso contrario, l’articolo 3 della Costituzione sarà soltanto una pia illusione.

