La festività di Shavuot celebra il dono della Torah
Dal tramonto di venerdì 26 maggio all’imbrunire del sabato successivo gli ebrei osserveranno la festività di Shavuot, che celebra il dono della Torah, ricevuto tramite Mosè, che era salito sul monte Sinai, mentre il popolo si era accampato alle pendici. Il dono più grande per gli ebrei, giacché in Essa è contenuta la Legge su cui si fonda tutto l’ebraismo. Come è noto gli israeliti avevano conquistato la libertà dalla schiavitù del faraone, avevano percorso per quarant’anni il deserto per liberarsi dalle contaminazioni del mondo egiziano in cui avevano vissuto per quattro secoli, ma la libertà materiale ottenuta era imperfetta perché incompleta, in quanto priva di quella spirituale. Con la Legge la libertà diviene completa e viene messo in luce, con questo dono, la grande dignità che Dio riconosce all’uomo.
A questo punto è come se Dio avesse detto all’umanità siete liberi di scegliere, ma non liberi dalle conseguenze delle vostre scelte.
Malgrado l’estrema solennità della ricorrenza, non posso fare a meno di raccontare una storiella che mi viene in mente e che mi è stata raccontata anni orsono da un vecchio signore. C’era una volta un nonno che andava, puntualmente, a tutte le conferenze interreligiose e poi tornava a casa, sempre con eguale disillusione, borbottando: “No, no non si incontreranno mai, “ e il suo pensiero correva veloce ai rapporti non sempre semplici e anzi spesso nei secoli assai travagliati tra cristiani ed ebrei. La moglie ogni volta che lo vedeva tornare in quello stato di avvilimento continuava a ripetergli, “Tu non devi andare più a questi incontri, tanto sono assolutamente inutili; sfoggi di sorrisi e inchini e alla fine ciascuno torna a casa sua, con l’altro sullo stomaco, come quando si torna da una pesante cena in trattoria”.
Un giorno la donna, visto che il marito si preparava a uscire per andare a uno di questi eventi, facendo ricorso a tutta la sua determinazione di moglie di lungo corso, lo bloccò a forza sull’uscio, impedendogli di prendere la strada, e dopo averlo spinto su una sedia, gli disse con la ferma compostezza di chi ha passato tutta la vita tra i banchi a fronteggiare orde di alunni scalmanati “Fermati Diogene e stammi ad ascoltare!” e poi incalzò tutto di getto: “Zuccone, sai cos’è una retta?”. L’uomo rimase meravigliato dall’inattesa aggressività della moglie che da oltre quarant’anni gli stava accanto sempre mite e silenziosa, e mai, e poi mai, si sarebbe aspettato da una creatura tanto delicata, un così rapido balzo felino. Appena si riebbe, dopo un profondo respiro e con voce che tradiva la meraviglia ancora non smaltita, disse: “Certo, la retta è un insieme continuo ordinato di punti che si susseguono “. E dopo aver pronunciato queste poche parole, fu così orgoglioso della prontezza con cui aveva messo insieme questa mezza definizione, come un campione che taglia per primo il traguardo.
“Bravo Zuccone!” esclamò la moglie ancora più diretta, soggiungendo “Ricordi il quinto postulato di Euclide?” L’uomo ancora più stranito dall’evolversi in crescendo di questo strano gioco, quanto incuriosito dall’impennata matematica della moglie, rispose : “Certo! lo so: due rette parallele non si incontrano mai” e la moglie sempre pronta a rintuzzare: “Bravo Zuccottino, e ora ascolta, prendiamo due punti a caso sulla retta degli ebrei: Pesach (la Pasqua ebraica) e dopo cinquanta giorni da questa festività troviamo e segnamo Shavuot (che alcuni ebrei di origine greca chiamarono Pentecoste) giorno in cui si festeggia il dono della Torah, il dono della Legge. Festa dell’evento costitutivo del popolo ebraico e della sua fede. Ora andiamo simmetricamente sulla retta dei cristiani dove, a cinquanta giorni dalla Pasqua, si festeggia Pentecoste, festa egualmente costitutiva di quella religione“. L’uomo era sempre più incredulo e attonito, per l’insospettato interesse religioso della consorte. Continuò, ancor più incalzante la donna, voglio essere ancora generosa con te, ascoltami: “Orbene, se Euclide, nato nel 350 a.C. ha asserito che due rette parallele non si incontrano mai , Carl Gauss nato nel 1777 ha affermato e dimostrato, con un suo teorema, che due rette parallele si incontrano all’infinito. Bene, giacché tu non vorrai avere la pretesa di vivere all’infinito, è assolutamente inutile che continui ad andare ad incontri e convegni interreligiosi tra cristiani ed ebrei, visto che è certo che non si incontreranno mai dell’infinito”. Cosa abbia risposto l’uomo non è dato saperlo, ma è certo che anche quest’anno sarà festeggiata in tutto il mondo ebraico Shavuot e tra i cristiani Pentecoste.